Ché, per caso qualcuno vuol sapere cosa è successo sabato scorso nell’orto di Giancarlo? Io ci provo a riassumere ma l’atmosfera che c’era, l’entusiasmo dei pastonudisti che sono accorsi (IlAria ci è venuta da *Como*!!! è partita alle quattro del mattino, povera, *questo* per me è eroismo) e insomma l’aria che si respirava lì attorno, quello non so se sono capace di descrivervelo.

Vi risparmio tutta la parte della pianificazione (che per me è praticamente l’inferno in terra… nonostante i famosi 5 pianeti in vergine sono un’organizzatrice patetica, mi dimentico ogni cosa, ripeto tutto a tutti trenta volte e sono costretta a segnare ogni microscopico particolare altrimenti mi perdo le cose per strada) e passo direttamente alla parte di quando eravamo tutti sul campo (nel vero senso della parola) un po’ congelati (faceva freddooooo).

E tutti indistintamente (anche quelli con bambini al seguito, camminanti o che facevano capolino da cappotti, giacche e sciarponi) con delle enormi orecchie da Dumbo, a cercare di carpire ogni singolo concetto che Giancarlo ci stendeva davanti come un tappeto (erboso) che tessuto da lui sembrava facilissimo, intuitivo e geniale – del tipo ma perché non ci ho pensato prima o meglio perché *l’umanità* non ci ha pensato prima.

A partire dal fatto che l’aratro (prima quello a mano e poi quello meccanico) è stato il primo devastatore dell’agricoltura, e che il terreno *non* va rivoltato (ehhh??? ma come?!) no no no, il terreno va rispettato e al massimo lo si può “rasare” (termine mio, eh, per carità) con un attrezzo manuale costruito all’uopo, che lascia nella terra parte dell’erba e non rompe le radici e che guarda l’innovazione è pure ergonomico, cioè fatto in modo da farti fare meno fatica possibile e anzi utile per rimettere in movimento il muscolo quello che ci eravamo dimenticati di avere, e utilizzabili da 0 a 95 anni (testati — vedete la mamma di Giancarlo nell’ultima immagine?) ;-)

E poi le leguminose che fanno bene al terreno perché non hanno parti legnose e si disfano con facilità, i 180 tipi diversi di erbe spontanee che hanno fatto la loro comparsa inizialmente nell’orto di Giancarlo, e la sua (di lui) decisione così per esperimento di lasciarle lì, solo tagliate, a far compagnia agli ortaggi, cosa che li ha portati (gli ortaggi) a decollare definitivamente verso una vita felice e prospera (se non sbaglio Giancarlo l’ha chiamato hyper jump).

Gian Carlo Cappello

E la confettatura: seminare i semini tra due fogli di carta leggerissima, un compostaggio di nuovo genere non compostato, vale a dire appoggiare i resti delle verdure appena mangiate sulla terra a mò di concime – cosa che funziona molto meglio se quei resti vengono dallo stesso orto al quale tornano), la semina delle bucce di patate e il fatto che Giancarlo conoscesse per nome (e cognome, compreso quello latino) ogni microscopico essere vivente che potesse capitare su una delle sue pianticelle, e per di più li mettesse in relazione tra loro come un consumato giocatore di scacchi, però in modo giainista, eh “qui non muore nessuno” parole sue.

Civiltà dell'Orto

E il laghetto creato per le melanzane, che non volevano saperne di crescere? E avevano ragione, poverine, soffrivano la mancanza di un certo tipo di insetti dei quali adesso non ricordo il nome scientifico, i quali appena è arrivato il laghetto si sono felicemente stabiliti in situ; ed ecco che le melanzane hanno misteriosamente cominciato a fruttificare (si può dire anche degli ortaggi, no? Ortaggiare mi sembra cacofonico).

Giancarlo Cappello

E poi la proiezione delle diapositive, durante la quale ho finalmente appreso dove si trova l’humus (ehm… io credevo che fosse sparso un po’ dappertutto, ecco l’ho detto), e la disposizione ordinatissima del primo orto, che dopo un po’ è diventata meno ordinatissima perché Giancarlo ha cominciato a lasciar decidere alle piante come disporsi, sotto la sua quasi-direzione (da uno che dice che è l’orto che coltiva lui…).

A fine mattinata il gruppo si è scisso; una buona metà è rimasta a mangiare con Giancarlo e la sua compagna e l’altra è migrata con noi da Re Desiderio; abbiamo chiacchierato, mangiato e chiacchierato e dopo ci siamo salutati tutti con la speranza di rivederci prima possibile.

A questo proposito vorrei avvertire tutti quelli che c’erano che stiamo mettendo insieme il primo gruppo di venti persone per Febbraio; sabato 18 dicembre alle dieci del mattino ci sarà la prima riunione operativa per prendere tutte le decisioni del caso, chi ha intenzione di venire e cominciare questa avventura nell’orto di Giancarlo dovrebbe scrivere ad Annamaria (era con noi l’altro ieri, qualcuno di voi la ricorderà senz’altro), che si occuperà dell’organizzazione e della logistica dei pionieri pastonudisti, al suo indirizzo mail: am.maresca(chiocciola)email.it

Io sarò lì in prima linea, anzi, passatemi una zappetta ergonomica và, ché mi prudono le mani :-P