Scavallato il 15 agosto mi sento come deve sentirsi un serpente che cambia la pelle. Voglio dire, per me l’anno inizia il primo settembre, lui e tutti i buoni propositi che lo accompagnano. La prima cosa che mi viene voglia di fare è un giro nelle librerie (e nelle cartolerie) per dare uno sguardo alle agende nuove.

agua fresca

È sicuramente il residuo di quando da bambina passavo ore a scegliere il diario, i quaderni, il portapenne, lo zaino per la scuola. Ve li ricordate i portapenne quelli rigidi con la zip, che si aprivano a portafoglio e potevano avere due, tre, quattro scomparti, con tutte le matite colorate allineate, le gomme per cancellare, il compasso e tutto il resto? Il costo era proporzionale al numero di ante, infatti io avevo sempre quello a due, sigh!!! E quel profumo meraviglioso di carta e matite nuove, non so, io mi ci accamperei in libreria, una bella tenda e chi s’è visto s’è visto.

E comunque, viste le mie esigenze grafiche esagerate, alla fine esco sempre con una moleskine, la più semplice possibile, magari senza neanche le righe, perché mi piace personalizzarla e se ci sono troppi disegni mi danno fastidio, e tanto li copro perché sulle agende ci incollo di tutto. Strappo anche le pagine (blasfemia!!) perché diventano troppo ciccione.

Per tornare a noi, sabato e domenica sono stata a Pescocostanzo, in Abruzzo, su amorevole invito del mio fratellino, che per il mio compleanno mi ha regalato una notte nel bed and breakfast dove alloggiava lui con la sua compagna e il mio meraviglioso nipotino nuovo.

Mio fratello ha trovato l’unico modo per farmi fare una pausa: da lì era praticamente impossibile collegarsi a internet, anche solo con l’iphone, non c’era praticamente nulla da fare se non girare per le tre strade del (bellissimo) paese e spingere la pulcina sull’altalena (lei ama fare sessioni ininterrotte da 70-120 minuti, poi intervalla con un paio di scivolate, poi di nuovo altalena fino a consunzione).

Nonostante tutto però sono riuscita ad intrattenere il proprietario dell’albergo con varie elucubrazioni sulla consapevolezza alimentare e ho anche catturato una coppia con bimbo troppo carini, loro venivano dalla Puglia ed erano una rarità: Pescocostanzo sembrava una succursale del Vomero, c’erano solo napoletani. Gli ho fatto uno sproloquio di tipo tre ore su tutto quello che potete immaginare, e pensate che erano così educati che sono rimasti lì ad ascoltarmi senza fuggire :-)

Ho anche incontrato la mia mamma, che era anche lei in vacanza lì vicino con il compagno, e che per il mio compleanno mi ha regalato un anello di famiglia, troppo troppo bello, al quale facevo la corte da quando ero in fasce.

georg jensen

Lei mi aveva solo detto che era un regalo che il mio papà le aveva fatto molto prima che io nascessi, e nient’altro. Ieri sera però, tornata a casa con il mio meraviglioso anello al dito (non me lo sono tolto neanche quando sono andata a dormire, eh eh), ho fatto una lunga ricerca sull’amata rete, incuriosita da un’incisione che l’anello aveva all’interno, in caratteri microscopici. Ci ho messo un bel po’, perché era tutto piuttosto illeggibile. Ho dovuto scansionare l’incisione a risoluzione molto alta, contrastarla e virarla in scala di grigi per vedere qualcosa di più (mi sentivo proprio CSI).

Alla fine però tutto questo lavoro ha avuto un senso: ho scoperto il designer che ha fatto l’anello, un danese molto famoso, un certo Georg Jensen, nato nel 1866 e morto nel 1935; uno scultore poi diventato designer di gioielli, con uno stile piuttosto art nouveau. La firma sul mio anello è quella che nella pagina che vi ho linkato è numerata con il 10, se non sbaglio, quindi dovrebbe essere quella che usò dal 1945 in poi.

georg jensen anello argento

Sul retro dell’anello poi c’è stampato un numero, il 92. Sono riuscita a trovare solo un bellissimo numero 120. Il mistero dell’anello di Georg Jensen!!!

Va beh, insomma lo amo svisceratamente, so non bisogna affezionarsi agli oggetti, ma lui è così carino. E soprattutto appartiene a un’epoca nella quale tutto sarebbe potuto accadere, quando tanti errori non erano ancora stati fatti, l’orgoglio non era a uno stadio irrecuperabile, c’era molto amore e le speranze superavano la realtà dei fatti.

Il famoso passo indietro di cui blatero sempre, quello che dovremmo fare tutti per andare avanti una volta per tutte. Noi per fortuna siamo ancora in tempo, per il rotto della cuffia. Ma dobbiamo muoverci subito!
Per farmi perdonare tutta questa pesantezza, vi regalo una ricetta che più fresca e semplice non si può, mutuata dalla tradizione sudamericana, caraibica e messicana. Che come tutte le ricette tradizionali prevede un sacco di varianti creative, da provare tutte, una per una.

anguria bevanda succo

Il fatto è che ieri sera tornando dall’Abruzzo, dove c’era un fresco da maglioncino di cotone (considerazione del tutto soggettiva, eh eh), ci siamo resi conto di quanto sia alta la temperatura qui in pianura. Non che io ne soffra, per carità, però a ricordarmi di una cosuccia che avevo visto qualche giorno fa qui da lei, e a rifarla in versione quellochehosottomano, cioè senza basilico ma con la menta e senza lime ma con i limoni, ci ho messo trenta secondi.
Ne è valsa veramente la pena, è una vera e propria spremuta di sali minerali e vitamine. Se avete bisogno di rinfrescarvi fatela subito, subito, adessoooooooo! Ci vuole un attimo :-)

Ingredienti:
1 chilo di polpa di anguria
2 limoni belli succosi
1 nutrito mazzetto di menta fresca
30 grammi di zucchero grezzo o più
acqua pura a piacere

Togliete tutti i semi all’anguria e tagliatela a pezzi posizionandola sopra uno scolapasta per raccogliere il succo che cadrà inevitabilmente durante l’operazione.

Mettete tutto in una ciotola molto alta (se usate il frullatore a immersione) o nel frullatore insieme al succo dei limoni, le foglioline di menta fresca e lo zucchero.

Frullate bene tutto fino a quando non ci saranno più pezzi di anguria, poi assaggiate e aggiungete acqua, limone o zucchero a seconda del vostro gusto e della dolcezza del cocomero.

Io ne ho messo un bicchiere, ma ce ne andrebbe un po’ di più.
Travasate in una bottiglia o un contenitore da frigo, chiudete bene e lasciate riposare l’agua fresca in frigo fino a quando non sarà freddissima.

Servite con cubetti di ghiaccio, altra anguria tagliata a pezzi e fette di limone da spremere. Mi è rivenuta voglia. Mi sa che la vado a rifare. Swish!