No non mi sono convertita al fast food, però trovo sempre divertente chiamare il cibo con i nomi che negli ultimi trent’anni gli ha appioppato la pubblicità. Anzi credo (e spero) che un giorno del cibo industriale e confezionato rimarrà solo questo, i nomignoli buffi e un po’ patetici, come un vessillo strappato che sventola su una montagna di rifiuti tossici, in uno scenario alla Blade Runner.

crocchette di pollo fritte

I tegolini, le camille, le macine, le girelle, i sofficini, i ringo, la nutella, le giravolte, i pan di stelle, saranno tutte cose fatte in casa, ma avremo già i nomi per chiamarle. Certo, potremmo inventarcene altri, ma perché non dare almeno una piccola soddisfazione a tutti quei pubblicitari degli anni ’80, che si sono scervellati notte e giorno per trovare un modo carino e originale per battezzare un… “coso”?

Per quanto riguarda questi “bocconcini di petto di pollo fritti impastellati croccanti” (vedete che senza nome carino diventa complicato!) non hanno molto in comune con i loro fratellini cibo-spazzatura: sono fatti con pollo felice, farina bio, acqua oligominerale e finocchio selvatico, che qui in Sardegna cresce spontaneo dappertutto. A proposito, avete notato che in Sardegna le piante sono una versione esagerata e tropicale di quelle che si vedono da noi? Qui ci sono certi oleandri che nemmeno nel giardino dell’Eden, dico…

Ad ogni modo, a differenza di quello che normalmente si fa qui, cioè mangiare solo pesce, magari pescato personalmente, sono riuscita a trovare anche un paio di negozi bio a Olbia; non che non ami la fauna marittima, per carità, la adoro (sopra tutto cruda); però per il mio metabolismo il pesce quello vero, tipo pagello, ricciola, sarago, alici, quelli a carne bianca e a forma di pesce, non è un toccasana, per via dello iodio e del mio iper-metabolismo, o qualcosa del genere (Elena, che dici?).

nuggets di pollo ricetta

Invece per quanto riguarda sogliole, rombi e altri pesci piatti e di fondo (ricchi di silicio, che “costruisce”), molluschi vari e crostacei non ho problemi. Avete notato? Il mio organismo accetta di buon grado solo pesci costosi, proprio un destino, eh.

Ed eccovi la prima ricetta dalla Sardegna, molto poco sarda (pazientate…) ma utile per farsi venire voglia di sbocconcellare qualcosa con questo caldo; e poi lo sapete che la frittura (fatta bene) stimola il fegato a funzionare, basta accoppiarci una bella insalatona croccante, magari con qualche cetriolo appena affettato.

crocchette di pollo ricetta

Noi questa versione la facciamo da almeno un paio d’anni; all’epoca la trovai qui da Chefblog, ed era così perfetta che praticamente non ha subìto alcuna modifica, tranne che al posto della birra ho usato acqua e che per fare la pastella sono partita dall’avanzo di poolish che avevo fatto per il pane.

Per chi non possedesse la bianca e quindi il poolish, basta ometterlo e fare una pastella normale solo con acqua e farina. Il risultato sarà identico, solo un po’ meno digeribile.

Ingredienti:
1 petto di pollo intero
100 grammi di poolish di bianca
farina 0 o 1 quanto basta
acqua quanto basta
sale marino integrale
un corposo mazzetto di finocchio selvatico
olio extravergine d’oliva

Per prima cosa preparate la pastella, aggiungendo al poolish acqua ghiacciata e farina fino ad ottenere una consistenza cremosa, né troppo densa, né troppo liquida. Incorporate il sale e il finocchio selvatico tritato, coprite con la pellicola senza pvc e mettete a raffreddare in frigo (se avete fretta infilate tutto in freezer, ma teneteci un occhio per non farlo ghiacciare).

Intanto tagliate il petto di pollo a pezzettoni più o meno di un paio di centimetri di lato (se preferite potete anche fare delle striscioline di una decina di centimetri di lunghezza e larghe un paio di centimetri); tenete conto solo che dovete fare in modo che i pezzi non siano troppo grandi, altrimenti il pollo si cuocerà troppo fuori prima che sia ben cotto dentro; e a nessuno piace il pollo crudo.

Quando la vostra pastella sarà *molto* fredda, versate l’olio in un pentolino d’acciaio (l’ideale sarebbe una padella di ferro con i bordi svasati, in modo da far evaporare l’acqua più velocemente possibile, ma io questo avevo a disposizione).

Preparate un piatto con un bel po’ di farina, i pezzi di pollo e la pastella gelata accanto al fornello; quando comincerete a friggere dovrete passare il pollo prima ben bene nella farina, scuotere via quella in eccesso, immergerli nella pastella, scolarli leggermente (a seconda di quanto volete che la crosticina croccante sia spessa) e inserirli delicatamente nell’olio, il tutto facendo *molta* attenzione che quest’ultimo non fumi (pena il doverlo gettare, e con quello che costa l’olio d’oliva…).

Se pensate di non essere abbastanza veloci infarinate e scuotete *prima* i pezzi di pollo, sarà tutto più semplice; io lo faccio in contemporanea perché poi il pollo assorbe la farina e mi sembra non infarinato, e la cosa mi dà fastidio, ma come sapete ho dei problemi mentali.

Quando siete pronte, posizionate il pentolino (o la padella di ferro) sulla fiamma medio-alta e aspettate che raggiunga la temperatura ideale per friggere (lo chef di valore alimentare consiglia 165°C), che se non avete un termometro da fritto (come me) misurerete infilando nell’olio il solito manico del solito cucchiaio di legno; quando partiranno tante bollicine a raggiera dal cucchiaio verso l’esterno l’olio sarà pronto per fare il suo dovere.

Infarinate, impastellate e friggete, facendo attenzione a non mettere troppo pollo rispetto all’olio (la temperatura dell’olio non deve abbassarsi troppo altrimenti otterrete una frittura alla quale dire poco digeribile è fargli un complimento), e appena le crocchette saranno belle dorate prendetele con una pinza da fritto (non usate mai la forchetta, perché se le bucate esce fuori la goccia d’acqua fatidica che fa schizzare l’olio bollente dappertutto) e mettetele sulla carta del pane ad asciugare (ho lasciato a casa quella di Cleofe ma qui in Sardegna al mercato ti danno la frutta e la verdura nei migliori sacchetti da fritto mai visti).

*Non* riempite il pentolino con troppo olio come vedete nella mia foto; rischiate che l’olio trabocchi e si incendi. Nel caso accadesse *non* mettete tutto sotto l’acqua o incendierete la casa, ma spegnete semplicemente la fiamma e spostate il pentolino nel lavello, l’olio si spegnerà subito.

Servite immediatamente; se tutto è andato come doveva le crocchette dovrebbero essere belle croccanti fuori e molto morbide e umide all’interno.

Noi le abbiamo mangiate con una marmellata di limoni, ma secondo me ci sta meglio una confettura meno aspra; la volta precedente ne abbiamo usato una di carote spolverata di peperoncino e ci stava una meraviglia.

Aggiornamenti:
12 luglio 2010:
A proposito di olio esausto, ho appena letto su D di Repubblica di questa settimana che esiste un numero verde che fornisce tutte le informazioni per eco-smaltirlo.
Ve lo passo al volo: Consorzio Obbligatorio Olii Usati, 800.863048.