Non che voglia abbracciare tutto lo scibile umano per quel che riguarda la cucina, ma insomma, la cioccolata nel pasto nudo langue proprio, eh. Un po’ perché di cioccolata bio in Italia ancora non se ne trova tantissima, un po’ perché il mondo del cacao è complesso e variegato, un po’ anche perché il discorso cioccolata biologica certificata non è facile da affrontare, e ci vuole un espertone, che poi deve essere anche un po’ psicopatico, come potete immaginare.

E il lupus in fabula ha soffiato sulla porta del pasto nudo qualche tempo fa, quando, guardando Loretta (ricordate il resoconto del primo workshop del pasto nudo?) con un provvido occhio clinico mentre chiacchieravamo delle nostre reciproche passioni improvvisamente l’ho vista trasformarsi in un pezzo gigante di cioccolata fondente al 70%, non ancora biologica ma già aspirante equosolidale 8-)
Da lì a dondolarle davanti agli occhi un cipollone antico dicendo “tu *vuoi* scrivere una rubrica sul mio blog sviscerando tutto quello che sai sulla cioccolata consapevole” è stato un attimo.
Le poche informazioni che intanto posso darvi io riguardo questa meraviglia della natura sono quelle che ho letto sul librone di bioterapia; mi limiterò ad appuntarvi qui di seguito le cose che mi sembrano più importanti.

Intanto il cacao, in virtù del suo contenuto di teobromina e caffeina, ha una funzione tonica, diuretica e secondariamente vasodilatatrice. Andrebbe associato ad alimenti diuretici e drenanti renali, come tarassaco, porri, crescione, borragine, riso, patate, orzo perlato, ananas, fragole, uva e pesche.

Per la sua ricchezza in potassio, fosforo, ferro e magnesio e il contenuto di vitamine (B1, B2, B9, B12, D ed E) è “antinfiammatorio, aumenta il tono generale dell’organismo e del sistema nervoso, elimina la stanchezza ma, nello stesso tempo, ha effetto miorilassante e seda l’ipereccitabilità neurologica, in quanto contiene notevoli quantità di triptofano, precursore della serotonina”.
Per via degli effetti così marcati sull’organismo molte persone hanno un’appetenza esagerata per questo alimento (in particolare le donne subito prima del ciclo mestruale), ma alcuni, a causa del fatto che il cacao contiene anche un vasocostrittore del circolo cerebrale che si chiama metixantina, possono accusare crisi di emicrania.
Quando al cacao viene aggiunto burro di cacao e zucchero si trasforma in cioccolato, un alimento altamente energetico; contiene però molti ossalati ed è quindi controindicato in chi tende a formare calcoli di ossalato di calcio e nei bambini (che dovrebbero assumerlo in dosi molto moderate) perché l’acido ossalico forma composti insolubili di calcio nell’intestino, per cui limita l’assorbimento di questo prezioso micronutriente che serve loro per consolidare le ossa.
Incredibilmente il cioccolato può anche essere utilizzato per indurre il sonno, assumendolo non più tardi delle cinque del pomeriggio, per dare all’organismo il tempo di trasformare il triptofano in serotonina; ad ogni modo dopo l’ora del tè nessuno che abbia un sistema nervoso particolarmente sensibile (ahia) dovrebbe assumere alimenti contenente xantine, perché queste ultime stimolano l’adrenalina e la noradrenalina, aumentando così la pressione sanguigna (l’ho provato a mie spese una volta che abbiamo dato *un pezzettino* di cioccolata alla pulcina, che ha quasi demolito la casa; un cucciolo di aquila, ecco cosa ho partorito): per questo tipo di persone molto meglio concludere il pasto serale con qualche mandorla e un po’ di latte :-)
Detto questo, mi resta solo da anticiparvi che Loretta in questa rubrica non vi farà mancare nulla: cenni storici, botanici, tecniche di lavorazione e trasformazione, recensioni, ricette, notizie, eventi e libri, il tutto dedicato al cioccolato versione bio.
Che dite? Vi lascio all’esperta? :-)

Confesso… prima di cominciare a mettere mano a questa presentazione sono passati dei mesi. Cioè dalla proposta di izn di cominciare questa nuova rubrica pastonudista ad oggi. Aveva ragione Claudia quando nella sua presentazione scriveva che non ci si sente all’altezza.
La ringrazio perché la citazione di Ron Fischer è stata utile anche a me, per racimolare un po’ di coraggio.
Sarà che è difficile riordinare i pensieri (che ce ne ho troppi e i due poveri neuroni sono lì che si affannano…); sarà che esporli semplicemente, così come fanno tutti quelli che scrivono su questo blog, non è impresa da poco; sarà che avere una visibilità di questo tipo mi spaventa, ma insomma mi sono decisa con ritardo a questo passo. Spero di essere all’altezza delle vostre aspettative, io ce la metterò tutta, e spero soprattutto di non perdermi per strada (altra paura che mi ha tenuta bloccata un po’ troppo tempo…).
E dunque, cominciamo.
Nasco a Roma 38 anni fa (ma quest’anno diventeranno 39) alle 23.10, minuto più minuto meno, dunque gemellina, ascendente capricorno. Madre Natura mi ha donato tanta curiosità, una dose esagerata di creatività e una passione costante e irrinunciabile per i dolci.
Però attenzione, non è che me ne sono accorta subito che queste tre cose insieme potevano portare alla mania dello spignattamento, no no. Perché appunto la dose di creatività non era ordinaria, era esagerata! E dunque mi sono dedicata alle attività più svariate – candele, quadri, decorazione della ceramica, scrittura, cernit, e chi più ne ha più ne metta – presa quasi da una smania interiore, saltando ad un nuovo interesse quando quello precedente cominciava a stancarmi. Mi sono soffermata in due soli casi, le mie due vere passioni con la P maiuscola.
La prima è il canto. Ebbene sì, ho studiato per dieci anni e ho cantato per tutta la mia vita. Nel senso che l’ho sempre fatto, sin da bambina, non ho ricordi che non comprendano il canto. Ho smesso di esibirmi in pubblico e di studiare per molte ragioni, che continuano ad essere delle valide ragioni, ma rimane pur sempre una mancanza che ho nel cuore. E quindi segretamente progetto di rifarlo, anche solo per gli amici. Il canto è una manifestazione incredibile di vita, e rimarrà sempre per me un’emozione profonda, intensa ed insostituibile.
E poi c’è la cucina. Tutta la cucina, ma più specificamente i dolci e ancor di più il cioccolato. Per me mescolare ingredienti e tirarne fuori qualcosa di buono che possa dar piacere a me e a quelli che amo, è uno dei mezzi più potenti che io conosca per l’espressione di me stessa e dell’amore che provo per gli altri.

E così, presa da questo fuoco sacro, sei anni fa, in occasione del Natale, donai ad Emiliano (il mio compagno) una scatola fatta tutta in cioccolato, con decori di lamelle di mandorle e dentro praline assortite. Tutto fatto a mano da me, seguendo istinto e ricette su riviste.
Emi ne rimase colpitissimo e mi regalò la partecipazione ad un corso professionale di pralineria, per me troppo caro. E così partii tutta sola per Brescia (le scuole che fanno corsi professionali sul cioccolato sono pochissime in Italia e a Roma non c’è nulla…), verso una delle esperienze più belle che mi sia capitato di fare. Rimasi folgorata, e da quel momento il cioccolato è diventato un pallino.

Dopo parecchi anni di praline, torte, ricette salate al cioccolato, dopo molto cammino, molti cambiamenti, dopo molte scelte di vita, ho incontrato il pasto nudo e la sua spumeggiante padrona di casa.
Da questo incontro nasce questa rubrica. Per me è una nuova meravigliosa esperienza. Sono timorosa perché quello che vorrei trasmettervi è lo stesso amore, la stessa gioia e lo stesso piacere che potreste avere assaggiando un cioccolatino fatto da me. Lì però saprei più o meno come muovermi; qui mi sento una novellina.
Però vado… mi butto? Mi butto.