Con l’avvicinarsi della Pasqua mi capita spesso di fare qualche riflessione sul cibo tipico di questo periodo e dunque mi è sembrato doveroso scrivere qualcosa a proposito delle uova di cioccolato. Ricordo che volevo farlo anche l’anno scorso, ma che non ne avevo avuto il tempo. Ecco, quest’anno l’ho trovato!

Vi confesso che il primo impeto che ho di fronte a questo frenetico acquistare uova di tutti i colori (e gli incarti di cosa sono fatti e dove vanno a finire?), di tutte le dimensioni (ma chi se lo mangia poi tutto questo cioccolato?), fatti con cioccolato non meglio identificato (dove, come, in che condizioni è prodotto? Ed è buono?!?) e contenenti sorprese di dubbio gusto e utilità e dannose per l’ambiente, peraltro a prezzi assurdi, il primo impeto dicevo, è di ribellione totale. Della serie: l’uovo di Pasqua non si deve comprare! Compriamo solo tavolette ultraconsapevoli!

Poi però mi viene in mente che molto prima di essere quello che è ora, ovvero una consuetudine di cui non si conosce più l’origine e il significato, era il simbolo della primavera, della Natura che si risveglia, della fertilità, l’affascinante e misterioso scrigno nel quale si sviluppa la vita. Tanto che gli Egizi e i Persiani si scambiavano uova dipinte durante le feste propiziatorie della fertilità e che il cristianesimo lo ha assunto come simbolo della resurrezione pasquale.
È un simbolo davvero troppo forte perché una donna come me possa liquidarlo senza dargli neanche una chance.

Sarebbe bello se si potesse recuperare la tradizione e utilizzare l’uovo di Pasqua per quello che è. Tanto per cominciare potrebbe essere utile portare il numero di uova acquistate a uno per famiglia (e non uno a testa e nemmeno più di uno per i bambini… *specialmente* per i bambini!).
Poi direi che dovrebbe essere d’obbligo scegliere un uovo sul quale esercitare la nostra consapevolezza ovvero di cui conosciamo le risposte a tutte le domande che ho posto sopra. Non ce ne sono molti sul mercato che rispettano proprio tutti i requisiti. Io ne ho trovato solo un paio, ma sarebbe bello se ce ne fossero altri che mi sono sfuggiti. Se li conoscete segnalatemeli per favore.

I requisiti che secondo me un uovo dovrebbe rispettare sono, tanto per riepilogare: cioccolato biologico e fair trade, sorpresa che abbia una qualche utilità e bellezza, incarto a basso impatto ambientale, prezzo sensato.
Già perché spesso il maggior prezzo delle uova rispetto allo stesso cioccolato in tavolette non è giustificabile dal diverso processo produttivo (che per un’industria in particolar modo non è affatto più dispendioso), né dall’incarto, né tantomeno dalle sorprese che come dicevo sono spesso degli oggetti davvero senza valore e che le industrie per certo acquistano in quantità per l’appunto industriali su mercati ultraconvenienti come quello cinese, pagandole pochissimo.
Possiamo spezzare una lancia in favore degli artigiani perché loro davvero fanno un maggior lavoro per produrre un uovo di Pasqua e in genere inseriscono sorprese su richiesta del cliente (andate a vedere qui che delizia questa realizzazione di Paul DeBondt). Rimane però il fatto del cioccolato poco “felice” se mi consentite l’espressione pastonudista (certamente le piante di cacao coltivate forzatamente non sono felici e neanche i coltivatori che non riescono a sbarcare il lunario o peggio sono schiavizzati lo sono).
Le uniche uova sul mercato italiano che ho trovato corrispondano a tutti i requisiti sono quelle di Altromercato e le arcobaluovo di Equoland (attenzione: Equoland realizza anche altre uova di Pasqua che non hanno l’incarto ecosostenibile anche se è equosolidale). Sono prodotte con cioccolato bio, equo e solidale e hanno incarti e sorprese ecosostenibili ed equosolidali.
Il prezzo delle uova Altromercato è un po’ più basso di quelle Equoland e per entrambe è comunque più alto di quello per l’acquisto di una tavoletta dello stesso peso e della stessa marca. Trovo che però in questo caso il maggior prezzo trovi giustificazione reale nel sostegno a progetti di solidarietà (per gli incarti e per le sorprese) e che sia certamente più sensato spendere per questo che per arricchire una multinazionale senza scrupoli.
Per quanto riguarda il gusto posso dirvi di aver assaggiato il cioccolato fondente prodotto da Altromercato e che si può andare tranquilli; in futuro ve ne parlerò. Non ho avuto il piacere di fare lo stesso per quello di Equoland, ma provvederò.
Chi vuole approfondire con dettagli maggiori può andare a guardare qui o qui o qui per Altromercato e qui per Equoland.
Sicuramente è possibile procurarsi altre uova di Pasqua che corrispondono ad alcuni dei requisiti come ad esempio quelle di Giampaoli (che però non sono equo solidali) o quelle della SolidalCoop (che però non hanno l’incarto ecosostenibile).
Per concludere vorrei lanciare un invito a tutti i pastonudisti.
A Pasqua fate in modo di avere un solo uovo in casa. Acquistatelo con consapevolezza. Rompetelo con i vostri familiari e con i vostri bambini spiegando loro qual è il suo significato simbolico e che se c’è una sola sorpresa per più bambini questa va condivisa. E perché no, istituite un piccolo rito familiare, nel quale augurarvi reciprocamente un anno di rinascita della mente, dell’anima e dello spirito. Io lo farò. Penso che se cominciassimo da queste piccole grandi cose, il mondo sarebbe un posto migliore.