Avrei voluto iniziare questa rubrica con un’erbaccia vera e propria, una di quelle guerriere verdi che spuntano in ogni dove, ai margini dei campi e tra le crepe dell’asfalto, in mezzo alle piante da orto e sui bordi dei marciapiedi, tra le zolle di un campo arato e sui muri dei vecchi palazzi. Ma siamo ormai alla fine di Novembre, l’equinozio d’autunno è passato da tempo e il buio sta prendendo il sopravvento sulla luce.
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Non è più tempo di erbe commestibili; è certamente possibile trovarne (soprattutto quest’anno, con questa stagione così incredibilmente calda!), ma al momento non sono al massimo delle loro forze e della loro generosità, come lo saranno invece dalla primavera all’autunno prossimi.
Inizio quindi parlandovi di un arbusto, tra i protagonisti assoluti del periodo a cavallo tra l’autunno e l’inverno. La Rosa Canina (Rosa Canina è anche il suo nome botanico internazionale) è stata una delle prime piante con cui ho fatto amicizia qui nelle Crete Senesi. Sarà difficile scovarla in città, a meno che non la troviate coltivata in qualche giardino: bisogna fare una passeggiata nella campagna più vicina per trovarne un cespuglio.
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La Rosa Canina è una pianta arbustiva appartenente alla famiglia delle rosacee; cresce nelle campagne di tutta Italia, fino a 1500 metri di altitudine. È una rosa selvatica; uno dei nomi volgari con cui viene chiamata è “Rosa di macchia”, per la sua abitudine a crescere ai margini dei boschi. È possibile trovarla comunque anche su terreni assolati, ai margini di sentieri, strade di campagna e campi coltivati, vicino a ruderi e capannoni agricoli.
Cresce in siepi o singoli arbusti spinosi (possono raggiungere l’altezza di 3-4 metri, ma mediamente sono alti un paio di metri), che in primavera si riempiono di piccole foglioline verdi dai bordi dentati e successivamente di fiori a 5 petali, delicatamente rosati. Durante l’estate i fiori lasciano il posto a delle bacche rosse chiamate cinòrrodi, che arriveranno a piena maturazione nel tardo autunno.
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I cinòrrodi, la parte più largamente utilizzata della pianta, sono a volte erroneamente considerati frutti, ma sono in verità dei *falsi frutti*, degli involucri polposi che racchiudono gli acheni, i veri frutti contenenti il seme.
Difficile confonderla con altre piante della stessa famiglia: sono molte le rose che in questo periodo portano sui rami i loro falsi frutti, ma solitamente hanno forme o colori diversi da quelli della nostra rosa canina: alcuni sono sferici invece che ovoidali, e nella maggior parte dei casi sono arancioni e non rossi.
Una possibile confusione che mi viene in mente è anche quella con il biancospino, un altro arbusto che in questa stagione è carico di bacche rosse, ma se osservate bene le immagini in questo post è impossibile sbagliarsi: sono due piante molto diverse. Se volete vedere meglio com’è fatto il biancospino, ne ho parlato qui la scorsa primavera: le foglie sono palmate, molto diverse da quelle della rosa, e le bacche sono tonde, raccolte in grappoli, e colorate di una tonalità di rosso più cupa. L’arbusto è spinoso, come il nome stesso suggerisce, ma non così tanto, le spine sono piccole e quasi innocue. In ogni caso non preoccupatevi, anche le bacche del biancospino, come quelle della rosa canina, sono commestibili, quindi anche se vi sbagliaste non sarebbe grave.
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La Rosa Canina è una pianta antichissima: Il reperto fossile più datato testimonia l’esistenza di quest’arbusto già 40 milioni di anni fa. Ci sono testimonianze del suo utilizzo da parte di molte civiltà antiche come greci, romani, persiani e arabi.
Due sono le possibili origini di questa rosa selvatica secondo la mitologia. In una prima versione si racconta che venne creata da Bacco, che invaghitosi di una ninfa, dopo averla lungamente inseguita e infine fatta sua, volle renderle omaggio con un fiore rosa come le sue gote. La seconda, la mia preferita, vuole che la rosa sia nata contemporaneamente a Venere, emersa dalla schiuma del mare, frutto dell’unione delle energie di Urano con Gea, la Madre Terra.
Secondo gli antichi erboristi e alchimisti, per cui lo studio delle piante era indissolubilmente legato allo studio dell’astrologia e dell’astronomia, la rosa è simbolicamente legata proprio a Venere, così evidente nella bellezza dei suoi fiori e collegata alle loro proprietà lenitive e a quelle nutrienti delle bacche; ma anche a Marte, il fuoco, per la robustezza del fusto, per le spine acuminate e per le sue proprietà astringenti e rafforzative delle difese immunitarie. In effetti la rosa simboleggia l’equilibrio tra Venere e Marte, tra il femminile e il maschile, tra l’acqua e il fuoco, tra il verde e il rosso.
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(foto tratta da biolib.mpipz.mpg.de)
Il nome Rosa Canina gli venne attribuito da Plinio il Vecchio, che affermava che un decotto della sua radice potesse guarire dalla rabbia, notoriamente trasmessa dal morso dei cani. Per sostenere questa tesi si basava sulla somiglianza tra le spine della rosa e i denti di un cane, facendo forse uno dei primi collegamenti che hanno portato allo sviluppo della teoria delle segnature. In questo caso, come in diversi altri, la teoria ha fatto decisamente cilecca, ma la Rosa Canina, pur non vantando proprietà antirabbiche, è davvero piena di virtù.

La saggezza della natura vuole che i falsi frutti della pianta giungano a maturazione proprio nel momento in cui c’è più bisogno di loro, ossia alle porte dell’inverno, la stagione più fredda e difficile, quella in cui le nostre difese immunitarie hanno più bisogno di rimanere forti e sveglie. La polpa rossa dei cinòrrodi è una miniera di bioflavonoidi e di vitamina C; riguardo quest’ultima, vi basti sapere che 100 grammi di polpa contengono tanta vitamina C quanto un chilo di arance!
La vitamina C è un’antiossidante potentissimo e viene spesso aggiunta, è facile farci caso, in tutti i farmaci contro raffreddore, influenza e malanni invernali. La Rosa Canina ne è un integratore organico, molto più potente di tutti gli integratori di sintesi, perché dotata di sostanze funzionali naturalmente e facilmente assorbibili dall’organismo umano.

Il potere antiossidante è reso ancora più efficace dai bioflavonoidi, che aiutano anche nel corretto assorbimento della vitamina C presente. Oltre a questo la rosa canina ha proprietà astringenti, dovute alla presenza di tannini, che ne fanno un buon antidiarroico, e diuretiche, utili per disintossicare il corpo e per eliminare l’acido urico, responsabile di dolori articolari e gotta.
È un’ottimo tonico, migliora la circolazione del sangue, è antinfiammatoria e stimolante del sistema immunitario, soprattutto contro affezioni dell’apparato respiratorio e allergie, in caso di tosse, raffreddore e infezioni. Ve lo dicevo che i frutti arrivano proprio quando ce n’è bisogno :-)
Contiene poi pectine, acido malico, carboidrati, riboflavina, vitamina P e carotenoidi. I piccoli frutti, raccolti e svuotati dalla bacche, si possono mangiare così come sono durante escursioni e passeggiate, con un ottimo apporto di nutrienti ed energia.
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La raccolta dei fiori avviene a maggio, prima della completa fioritura. Vanno utilizzati freschi o essiccati nel più breve tempo possibile, data la loro delicatezza. La raccolta dei cinòrrodi invece, che è quella che più ci interessa, inizia verso metà novembre, dopo le prime gelate notturne, e può proseguire fino a gennaio. Personalmente a gennaio preferisco non arrivarci; mi piace raccogliere le bacche quando sono ancora molto consistenti. Andando avanti con la stagione iniziano ad ammorbidirsi e la pulitura, che già di suo è una grande prova di pazienza e devozione, diventa ancora più complicata.
Parleremo meglio di questo lavoro certosino nel prossimo post, che arriverà a breve, perchè possiate avere il tempo per organizzare la raccolta prima che la stagione vada troppo avanti, e soprattutto prima che la frenesia natalizia, per chi, volente o nolente, se ne faccia prendere, monopolizzi ogni spazio di attenzione libero da lavoro e impegni familiari :-)
A prestissimo!

Aggiornamento di venerdì 28 novembre 2014:
Subito dopo la descrizione della pianta ho parlato anche di possibili confusioni con altre specie simili. Se sbagliarsi col biancospino o con altri tipi di rose coltivate è piuttosto difficile, può essere invece molto facile con un’altra specie di rosa selvatica, di cui conoscevo il fiore ma non le bacche, viste la prima volta proprio ieri durante una passeggiata con un’amica, che mi ha anche aiutata ad indentificarla. La pianta in questione si chiama Rosa Sempervirens, potete trovare delle foto molto dettagliate qui.
Come vedete il fiore è completamente bianco, quindi ben distinguibile da quello rosato della nostra Rosa Canina, ma le bacche sono invece molto simili. Per distinguere le due piante al momento in cui fruttificano vi basterà far caso a pochi particolari: le bacche sono leggermente più tondeggianti rispetto a quelle della Rosa Canina, che sono invece più allungate; inoltre è possibile distinguere sia alla vista che al tatto una leggera e rada peluria sulle bacche di Rosa Sempervirens, come delle minuscole spinette scure, mentre le bacche della Canina sono completamente lisce. Le foglie poi, nella Sempervirens, sono più lucide e hanno i bordi meno dentati.
Non ho notizie rispetto alla tossicità o meno di questa bella rosa selvatica, ma non penso ci siano pericoli. In ogni caso voi scegliete la rosa giusta, sono sicura che osservando bene le immagini e facendo caso a questi dettagli ci riuscirete facilmente!