Ciao pastonudisti, che piacere tornare qui!!! La primavera è appena arrivata, ma un sacco di spontanee sono già in fiore… non so voi, ma io ogni anno rimango stupefatta dalla velocità con cui i prati si trasformano da una settimana all’altra! Quest’anno poi, facendo spesso avanti e indietro dalla campagna alla città mi è capitato di notare una cosa curiosa.
ortica periodo
Le piante spontanee in città hanno uno sviluppo davvero poderoso rispetto alle loro sorelle campagnole: crescono più in fretta, più grandi e anticipano moltissimo i tempi di fioritura rispetto al loro normale tempo balsamico. Mi è capitato di camminare nei pressi della Sapienza a Roma e di imbattermi in spartitraffico zeppi di erbe di ogni varietà; la malva era enorme e fiorita già a febbraio e a inizio marzo ho scovato addirittura qualche pianta di iperico con i fiori già pronti a sbocciare… e per chi non lo sapesse l’iperico normalmente fiorisce a giugno!

All’equinozio di primavera poi ho fatto un pic-nic con annessa passeggiata al Parco degli Acquedotti e sono arrivata ad invidiare gli abitanti del posto, tanta era la varietà di piante bellissime, alcune finalmente scovate per la prima volta, condensate in poche decine di metri. Insomma, le mie piantine di campagna mi sono sembrate delle perfette sfigate a confronto.
Ma come mai questa differenza enorme? Ho chiesto lumi a uno dei miei insegnanti di un corso di erboristeria che sto seguendo da alcuni mesi, che mi ha spiegato che il supersviluppo delle piante di città è dovuto ad una loro reazione all’ambiente ostile, che le porta a sviluppare una maggior quantità di metaboliti secondari, sostanze non essenziali alla vita della pianta ma che le permettono di interagire con l’ambiente esterno.

Anche la maggior parte dei principi attivi presenti delle erbe sono metaboliti secondari, come ad esempio i pigmenti che rendono i fiori colorati per attrarre gli insetti impollinatori, o ancora gli antiossidanti, che permettono loro di affrontare un’esposizione al sole particolarmente forte. Se vi capita (ma non ve lo auguro, meglio una passeggiata per Roma) di restare imbottigliati in autostrada ai margini di uno spazio incolto, lì vedrete probabilmente le piante selvatiche più belle di sempre.
Peccato quindi che alla loro bellezza e grande capacità di resistenza a inquinamento e parassiti corrisponda anche un divieto assoluto di essere raccolte e consumate, vista la quantità di veleni che assorbono dall’ambiente. Basti pensare che l’ossido di piombo è una delle sostanze che maggiormente le stimola alla produzione di metaboliti secondari, fate un po’ voi… e qui torno a sentirmi fortunata di vivere in un posto dove non devo preoccuparmi troppo di dove raccogliere, dove le piante, seppur più piccole e delicate, sono per la maggior parte pulite e benefiche.
piante spontanee raccolta
Vi racconto questo però per dirvi che, seppur sia ben più difficile trovare posti dove raccogliere in città, è invece molto facile trovare una grandissima varietà di specie diverse, utilissime per fare pratica con il riconoscimento, come ho scritto anche in una piccola guida alla raccolta che ho pubblicato di recente sul mio blog. Quindi sbizzarritevi, ovunque voi siate, che questo è il momento giusto!
E arriviamo a parlare della protagonista di oggi, che immagino non sia una sconosciuta per nessuno; questa sì una vera erbaccia, protagonista di proverbi e detti popolari collegati a incuria e abbandono, quando invece sa prendersi cura di noi in molteplici maniere. Di ortica esistono diverse specie, ma la più comune è senza dubbio l’Urtica Dioica, che cresce ovunque, soprattutto ai margini delle strade, degli orti, dei ruderi. Il termine “Dioica” si riferisce al suo metodo di riproduzione, detto appunto dioico, che prevede che esistano della stessa pianta esemplari maschili e femminili distinti.
Il nome del genere invece deriva dal latino “urere” che vuol dire “bruciare”, e tutti quanti sappiamo bene come quest’erbacea ingiustamente bistrattata si sia guadagnata questo nome. Questa sua caratteristica ben conosciuta, quella di provocare bruciore sulla pelle a contatto con i pelucchi ricchi di acido formico di cui sono cosparsi lo stelo e la superficie inferiore delle foglie, ha fatto sì che nella tradizione alchemica l’ortica fosse indiscutibilmente legata all’energia di Marte, che simboleggia il fuoco, il sangue vivo, l’impeto con cui la natura si risveglia in primavera dopo il lungo torpore invernale.
Non a caso una delle proprietà più conosciute della pianta è quella di stimolare la produzione di globuli rossi grazie alla sua grande ricchezza in ferro e clorofilla, di purificare il sangue stesso e di migliorarne la circolazione. É capace di ridare calore e vigore dopo i mesi più freddi, è antianemica, rimineralizzante e ricostituente. Pare che tra i popoli nordici si usasse flagellarsi la pelle con mazzetti di ortica per rinvigorirsi, scacciare via il freddo e l’umido e combattere artrosi e reumatismi, ma direi che possiamo trovare metodi più dolci per raggiungere lo stesso risultato… io voterei per un bel bagno alle terme!
In Russia invece, al solstizio d’estate, invece di accendere grandi falò, si saltava allegramente sull’ortica. Qui in Italia fortunatamente siamo stati meno masochisti: racconta Cattabiani in Florario che in Piemonte si usava portare su di sé (in tasca magari, non sulla nuda carne) rametti di ortica per tenere lontani i malefici; in Tirolo invece si gettavano ortiche nel camino quando arrivava un temporale, perché si diceva che i fulmini non colpissero mai questa pianta, cosa che facevano anche nel Canavese, con la convinzione di poter allontanare le streghe causa del “vapore temporalesco”.
ortica periodo giusto
L’ortica ha proprietà diuretiche e depurative dei reni, è alcalinizzante, ricostituente, ricca di calcio, potassio, magnesio, silicio, acido folico, vitamine A, C e K, ha un’azione tonificante nei processi digestivi, è un buon regolatore intestinale e mestruale e ha proprietà galattogene, ossia stimola la produzione del latte nelle neomamme.
Gli usi dell’ortica sono davvero tanti, spaziano dalla fitoterapia all’alimentazione fino alla cura delle piante coltivate e alla fitocosmesi. Facendone decotti o macerati può essere usata come efficace fertilizzante o antiparassitario nell’orto e nelle piante in vaso. Il decotto delle radici è invece molto conosciuto per le sue proprietà antiforfora e rinforzanti del cuoio capelluto.
Dall’ortica è possibile anche ottenere una fibra estremamente resistente, con caratteristiche simili al lino, con cui produrre tessuti (presto ci saranno capi in ortica anche sul negozio di Sofìa, ndr), un procedimento che è stato in uso fino alla seconda guerra mondiale, per poi cadere in declino. Di recente è stata fatta qualche sperimentazione per recuperare questa lavorazione tessile anche qui in Italia, ma soprattutto in Germania e in Olanda, dove a quanto pare le condizioni climatiche sono più favorevoli alla crescita della pianta.
Oltre alla fabbricazione di tessuti l’ortica si può usare anche per tingere i tessuti stessi, con semplici procedure casalinghe tipo quella descritta in questa ottima guida. Insomma, è proprio il caso di dirlo, “erbaccia a chi?!”
L’utilizzo più popolare di questa pianta meravigliosa, però, è indubbiamente quello alimentare e dato che il suo periodo balsamico cade proprio nel mese di aprile, iniziate a preparare sacchetti di carta e guanti di gomma, che la prossima volta che ci vediamo facciamo un bel raccolto e ci prepariamo qualcosa in cucina, che dite?