Dunque: premetto che, per la prima volta in vita mia, dicembre non mi provoca il solito percorso ansia-avrófattotutto-decorazioni-regali-biglietti-depressione-tristezza-vogliadidolci. È già bellissimo così e potrebbe anche bastare. Però buio è buio. Lo stesso. Alcuni sostengono che il 13 dicembre sia il giorno più buio dell’anno. E non il 21. Altri che invece no, è Santa Lucia che si festeggiava il 21, in origine. Ho chiesto lumi ad una decina di fisici teorici che, dopo otto giorni, stanno ancora lì con le loro tazzone di caffè a discutere.
dicembre stagionalità
Ma il succo di tutta la faccenda, indipendentemente da queste quisquilie, è che quelli che vanno dal 13 al 21 dicembre sono i giorni con meno luce in assoluto. Il sole cade. Poi, il giorno del solstizio d’inverno, trattiene un attimo il respiro, sta lì così, e poi rinasce. Tanto che, in un impeto di amore per la sua divinità preferita, Aureliano pensò bene di consacrargli un tempio, proprio il 25 dicembre (del 274), in una festa chiamata “il giorno di nascita del Sole invitto” (Dies Natalis Solis Invicti). A conclusione, peraltro, della festa più importante dell’epoca, i Saturnalia, durante i quali si sovvertiva persino l’ordine sociale, visto che agli schiavi era permesso di comportarsi come uomini liberi.
Ma dicembre è tutto un pullulare di tradizioni legate al buio e alla luce (in alcune località alpine danno fuoco ad una ruota di legno e la fanno rotolare giù per un pendio, di notte), credo nate per esorcizzare la paura. Perché in passato, quando non c’era la luce artificiale, il buio mi sa che paura la faceva davvero. Voglio dire: immaginiamoci per un attimo di vivere in dicembre in un posto (in Europa, non barate!) senza: corrente (luce artificiale, tv, radio, computer, internet, telefono), macchina e riscaldamento (acqua calda, lavatrice, bagno, bel caldino alla mattina…). E senza supermercati, chiaramente (Micaela Balìce qui cade a fagiuolo).
Insomma, tanto da ridere secondo me non c’era.
Questo è quello che mi piace, di dicembre. Non il Natale in sé. Ma il prima, il buio che ormai prende il sopravvento, il sole che cade e il dopo, la rinascita natalizia, la gioia, la luce che torna, il sospiro di sollievo dopo la paura. Allora, ricapitolando: adesso siamo nel pieno dell’attesa, del buio sempre più buio, della preparazione alla festa (l’Avvento, che sto paradossalmente “imparando” in una società non cattolica!). Ed è logico che anche la nostra alimentazione ed il nostro stile di vita non possono non tenerne conto.
A questo post ci tengo in particolare, perché è stato il primo argomento di cui io e Izn abbiamo discusso, per decidere poi di riparlarne a tempo debito. Ora, quindi. Ed un pensiero commosso al numero di dicembre del 2000 della rivista “Salute Naturale”: credo di non aver mai più trovato uno scrigno pieno zeppo di tesori come quello, e per soli 3 euri e 10. Praticamente un miracolo (c’è ancora? Qualcuno lo sa?).
In concreto: in questo mese, manco a dirlo, l’energia è proprio tutta decisamente sotto terra. Nulla a che fare con le foglie. Tutte cadute. A terra. Quindi il nostro corpo non dovrebbe avere voglia di grandi insalatone miste, in teoria. O di tisane di foglie. Semmai, la corteccia. Che, in questo periodo, è la parte più vitale dell´albero. Per esempio, la corteccia del pioppo è anti-influenzale, calma la tosse e abbassa la febbre. Se avete un amico erborista, chiedetegli lumi (ad ognuno il suo mestiere… eh eh).

Non si dovrebbero portare in tavola nemmeno alimenti conservati (ad eccezione del miele), perché abbiamo bisogno di cibi vivi e freschi, che ci portino l’energia necessaria per proteggerci da virus e batteri. Maluccio anche cioccolato e spezie piccanti. Non parliamo poi dei vestiti neri e grigi, colori che bloccano le nostre difese immunitarie (specialmente per chi soffre di artrite reumatoide, febbri reumatiche e tutte le malattie da raffreddamento). Tutto questo almeno fino al 25, prima di… ehm… esplodere in feste e festicciole.
Non solo il nostro cervello, ma anche la nostra pelle ha bisogno di luce, e pare che il magico alimento per donargliela sia la mozzarella di bufala (si consiglia anche di non buttare il siero, ma di passarlo sul viso con un batuffolo di cotone la sera, prima di andare a dormire… ehm… sottovoce… “bio”).

Il periodo pre-solstizio, poi, è perfetto per quello che si può definire un insolito progetto “Intestino pulito – cervello lucido”. Partendo dal presupposto, infatti, che l’intestino estrae dagli alimenti l’energia, e che il cervello trasforma questa energia in attività intelligente, in idee, in pensieri (e che in questo periodo dell’anno tutto questo è esaltato)… beh, basta scoprire cosa depura l’intestino, in modo morbido, e cosa nutre il cervello, e siamo a cavallo! Tutte le tradizioni, dall’antica medicina cinese ai diversi ordini di frati cristiani, erano perfettamente consapevoli che la causa principale di tutte le malattie fosse strettamente legata alle tossine assorbite dall’intestino. E che pulire l’intestino significasse rinforzare il sistema immunitario.
Sarò breve: il miglior depurativo intestinale che esista in natura sono le radici. Come ho scritto prima, basterebbe già il fatto che l’energia sia ora tutta al calduccio sotto la terra, per optare per questo genere di alimenti. Ormai, vivendo qui, sto imparando a conoscerle e ad apprezzarle. A parte quelle comuni (carota, patata, rapa, sedano rapa…), ce ne sono veramente per tutti i gusti. La scorzonera, ad esempio, mi piace tantissimo. Deve essere per l’origine del nome, che non ha nulla a che fare con il colore della scorza, ma deriva dallo spagnolo “escurconera”, cioé “scacciatrice di vipere”. Si pensava che tenesse lontano i serpenti e che fosse un antidoto contro il loro veleno, forse per il suo sapore amaro. Credenze popolari a parte, da sempre viene considerata in grado di liberarci dalle tossine provenienti da un’alimentazione eccessiva e sregolata.
È ricca di vitamina C (ma anche A e B), calcio, fosforo e potassio. Espelle le tossine attraverso il sudore e la diuresi: utilissima, quindi, in caso di acne o untuosità. E contiene pure la levulina, una sostanza molto utile nelle iperglicemie (nessun problema per i diabetici, dunque). Una zuppa di scorzonera è semplicemente spettacolare. Ma anche lessata e mangiata in insalata (tiepidina) ha il suo perché. Come in questo blog che ho scoperto or ora. O col riso, come qui. Peccato che abito lontano (e che è giè passata!), ma guardate cosa ci fanno, nel cremonese, a Soncino: una sagra tutta dedicata alla loro radice amara (o “cicoria da radice”)!!! (mmm… e al vinello, pare… eh eh) Con tanto di informazioni nutrizionali al seguito.
Altre radici? Rafano, per esempio. Oppure topinambur. Qui si usa moltissimo la radice di prezzemolo, che io non avevo mai provato. O la pastinaca, dal sapore più dolce. Si può mescolare una radice alle patate e fare un puré insolito, o semplicemente tagliarne due o tre tipi diversi a pezzetti (Izn non mescolerebbe *mai*, vero? ;-)) e metterle in forno con un poco d’olio, così, sulla placca, inframmezzate da spicchi di cipolla. O tagliarle sottilissime e farne delle chips. Insomma, come fossero delle patate (ideona! Qualcuno ha mai fatto gli gnocchi di scorzonera? Verranno?).
Sempre da “Salute Naturale”, il consiglio di abbinare radici amare e miele di corbezzolo, magari a fine pasto. Fondamentale, in ogni caso, non abbinare mai radici e grassi animali (burro, panna, latte, strutto), perché si bloccherebbe la loro azione depurativa e disintossicante.
Ho sforato, come al solito. Che i miei post superano sempre il tempo di lettura medio del lettore di blog medio. Ma non è facile condensare un mese in poche righe (e io di certo non sono la piú indicata… ehm…). Pazienza. Io spero sempre che ci sia qualche temerario che osa tirarsi fuori dalla media e arrivi fino in fondo, mentre mi adeguo al nuovo mezzo. Comunque sia, l’intestino l’abbiamo pulito. Mi sa che per la seconda parte del progetto, quella che porta l’energia al cervello, ci sentiamo la prossima volta.
A presto!
(Izn, hai notato quanti alimenti bianchi o chiari chiari? Consideralo un omaggio natalizio alla padrona di casa…)