Uno dei motivi per cui non mi va proprio di andare in vacanza in agosto, a parte l’incomprensibile tendenza ad accalcarsi tutti insieme prima in coda sulle strade e poi nei luoghi di villeggiatura, è che questo è il periodo nel quale i frutti della terra maturano tutti insieme, e conseguentemente il fatidico e improrogabile momento delle conserve.
chutney di pomodori ricetta
E ovviamente io *adoro* le conserve, tutti quei vasetti perfettamente uguali e allineati, con i loro coperchi nuovi di zecca e le etichette da realizzare, la frutta e la verdura da tagliare a pezzetti tutti uguali, e… uffa, lo so, lo so, non crediate che anch’io non subisca il fascino perverso dei vasetti shabby chic, tutti diversi tra loro, mezzi rovinati e scrostati e lasciati disordinatamente accatastati alla meno peggio su un tavolo sbilenco fatto con due assi di legno in croce, stropicciato dal sole e indifferente a qualsiasi tentativo di pulizia. Solo che non sono proprio capace, ma mi sto esercitando, eh, e chi sa che la prossima estate non ci riesca anch’io a lasciar scorrere le cose come gli va di scorrere.

Questo è il mio primo chutney, o quasi, diciamo, se non considero gli esperimenti quasi-chutney come la confettura di carote e peperoncino andata a ruba lo scorso inverno (era una cosa pazzesca con le fettine panate) o quella di pomodori verdi che però era più che altro una marmellata e basta.
Per chi non avesse fatto i compiti per le vacanze, il chutney è una conserva agrodolce di provenienza indiana (e quindi molto usata anche nel regno unito) a base di ortaggi o frutta, spezie, zucchero e aceto, di solito piccante, e molto ma molto adatta a essere servita accanto alla carne (ad esempio il bollito, ma potete sbizzarrirvi), al riso, alle uova, alle verdure.

Esistono un miliardo di tipi di questa salsa agrodolce; se ho ben capito quelli originari hanno a che fare con ingredienti tipicamente orientali, come mango, cocco, zenzero, curry, coriandolo, cumino, tamarindo, datteri, curcuma, assa fetida (!), sesamo e così via.
Questo qui è il figlio di una cassetta di stratosferici pomodori del campo di Natalino (il marito di Antonietta), l’aceto di mele biodinamico, *non* filtrato e *non* pastorizzato e a fermentazione naturale di Voelkel (giuro non mi pagano, è solo moooolto buono), un po’ di zucchero mascobado, mezzo peperoncino arrabbiatissimo raccolto sulla pianta di una mia cara amica che vive ai castelli romani, e un sacco di altre cose buone, che messe insieme restituiscono un sapore (e un profumo!) ineguagliabili, e insomma gli indiani bisogna lasciarli stare, quelli in cucina sono fortissimi, ecco :-)
tomato chutney recipe
Prima di lasciarvi a cubettare pomodori e peperoni, una dritta del mitico papà dell’Andrea che sapete (ve l’ho detto, vero, che il papà di Andrea era il proprietario della gastronomia Fratelli Trenta dalle parti di Corso Francia, per capirci quella dove andava a fare la spesa la Roma bene degli anni ’50): quando dovrete aprire i barattolini sottovuoto, non fate come izn che solleva il coperchietto facendo leva con il retro di un cucchiaino, perché così il coperchio si rovina e non chiude più bene.
Invece battete con leggiadria e noncuranza il vasetto su un piano duro (o sul pavimento) a testa in giù dalla parte del coperchio, poi rigiratelo per dritto e svitate: magicamente il barattolo si aprirà regalandovi gli applausi della platea (mica vorrete farlo senza pubblico?!).

Ingredienti:
1 chilo di pomodori (già puliti)
mezzo peperone rosso
1 cipolla bianca grande (la mia pesava 330 grammi)
250 grammi di aceto di mele
200 grammi di zucchero grezzo mascobado
1 cucchiaino di sale marino integrale
2 chiodi di garofano
mezzo peperoncino piccantissimo

Il procedimento è semplice e rilassante (per me!) :-)
Non dovete fare altro che lavare e sbucciare i pomodori (i miei erano talmente maturi che la buccia veniva via da sola, altrimenti incidete una croce sulla buccia e metteteli per qualche minuto in acqua bollente, li sbuccerete facilissimamente) e tagliarli a dadini. Idem per il peperone, al quale va tolta la buccia (lo so, è un disastro, viene via mezzo peperone anche ai precisini tipo me) e la cipolla.
Mettete tutto insieme in una ciotola e se volete dategli una ripassata con il frullatore a immersione. Io non l’ho fatto, ho preferito lasciarlo a pezzetti stavolta, ma la prossima provo.
Aggiungete l’aceto, il sale, lo zucchero, i chiodi di garofano e il peperoncino tritato, mescolate bene, versate tutto in una pentola d’acciaio e fate cuocere per una mezz’oretta a fiamma bassa; poi alzate la fiamma e cuocete ancora, mescolando ogni tanto, per non far attaccare, per circa altri tre quarti d’ora. o comunque fino a quando vedrete che il liquido sarà abbastanza evaporato e il chutney sembrerà… un chutney, eh eh, scherzo, volevo dire una salsa.
Quando sarete soddisfatti della consistenza versate il chutney bollente in un po’ di vasetti sterilizzati (coperchi nuovi, eh); a me ne sono venuti sei da 200 grammi. Chiudeteli bene, capovolgeteli a testa in giù e aspettate che si raffreddino (dovrebbe crearsi il sottovuoto).
Se non avete intenzione di consumare tutta la salsa in tempi brevi, quando i vasetti saranno ben freddi sistemateli in una pentola piena di acqua fredda e metteteli a bollire per una mezz’oretta. Se i vasetti sono grandi (tipo mezzo litro o un litro) prolungate la bollitura di un’altra mezz’oretta (totale almeno un’ora).
Trascorso questo tempo lasciateli raffreddare nella pentola coperta – ci vorranno molte ore, dimenticatevene per un po’. Quando li toglierete dalla pentola asciugateli bene, soprattutto vicino ai coperchietti; trattati in questo modo dovrebbero durare anche due o tre anni. E che cavolo, anche se c’era il padre di tutti i batteri, dopo mezz’ora di bollitura dovrebbe essersi volatilizzato, eh.