Fino all’anno scorso il mio Turiddu, detto Turi, cioè il mio alberello di limoni oblunghi multistagionali, era stato molto avaro di frutti (tipo che ne aveva prodotto *uno*). Poi dopo lunga riflessione mi sono convinta a spostarlo, da addossato che era al muro della casa, un po’ più al sole, anche se sarebbe stato più esposto al vento (e si sa che i limoni non amano il vento).

marmellata di limoni

Quando l’ho potato ho tagliato tutte le foglie e i rametti (qualcuno mi regali una cippatrice, presto!!!) e li ho rimessi sulla terra, in modo da proteggere le radici dal freddo invernale e dare loro frescura durante la stagione calda. Insomma ho messo a frutto quello che sto imparando, un po’ di permacultura, un po’ di agricoltura sinergica, un po’ di biodinamica e un po’ di empatia in generale.

Se passate sotto casa mia nel tardo pomeriggio potreste vedere una pazza che si agita tra il balcone e il patio con un micro innaffiatoio di metallo tutto sgarrupato che dice cose tipo: “ciao rafano, come sei verde oggi, e che belle foglioline mangiucchiate dai bruchi! E ciao, salvia, anche tu sei bellissima, le tue foglie sono molto pelose e affascinanti!”

Il mio pollice verso si è tramutato in un pollice verdissimo; persino le piantine delle fragole hanno passato tranquillamente l’inverno, e adesso sono piene di fiori, che si trasformeranno in fragole stratosferiche. Prima di assaggiare queste autoprodotte non avevo idea di cosa fosse veramente una fragola; sarà che le mie prendono poca acqua, quando ci riesco e me ne ricordo, boh.

Ho provato a marmellare i limoni innumerevoli volte, senza mai essere completamente soddisfatta. Poi mi sono decisa a provare la ricetta di Elena, che è un mito di donna e ha un blog splendido. Ho cambiato sensibilmente il procedimento, per avere un sapore (poco) più limonoso rispetto all’originale, e ho ottenuto finalmente una marmellata di limoni né troppo né troppo poco acida, densa al punto giusto e non troppo complicata da preparare.

Ingredienti:
1 chilo di limoni felicissimi non troppo buccioni
750 grammi di zucchero grezzo chiaro
una presa di sale
una bacca di vaniglia
un cucchiaino di semi di cardamomo (o di anice verde)

Lavate bene i limoni, asportate le due calotte e tagliateli a fettine sottilissime, togliendo i semi man mano che li incontrate. Mettete le fettine in una ciotola grande piena di acqua fredda, e lasciatele lì per 24/36 ore (se volete potete cambiare l’acqua un paio di volte, soprattutto se la temperatura è calda).

Trascorso questo tempo, scolateli e tagliateli a pezzetti piccoli, rimetteteli nella ciotola di cui sopra, aggiungete lo zucchero, il sale, la bacca di vaniglia aperta a metà (asportate i semini e mettetel dentro) e i semini cardamomo (o di anice), possibilmente macinati. Coprite con la pellicola, o con una cuffia da doccia (io ho usato quel contenitore mitico che vi feci vedere qui, una delle cose più utili che abbia mai acquisito) e mettete a riposare in frigo per uno o due giorni (tanto tra zucchero e limoni potete stare tranquilli).

Quando avrete modo di marmellare, vi basterà travasare il tutto in una pentola a fondo spesso e mettere inizialmente su fiamma medio-alta, ma senza mai fargli superare i 105°C (l’avete comprato il termometro, vero?!). Quando il composto sarà quasi arrivato a bollire, abbassate la fiamma e lasciate cuocere piano piano fino a quando lo sciroppo non sarà aumentato di consistenza (fate la solita prova-piattino-frigo).

Invasettate in barattoli di vetro (tutti uguali, mi raccomando) precedentemente sterilizzati in acqua o in forno, chiudete con capsule nuove e fatte bollire, e capovolgete a testa in giù fino a quando la marmellata non sarà completamente fredda. A quel punto potete decidere se ribollire di nuovo i vasetti pieni per una ventina di minuti o lasciare le cose come stanno. Io se le capsule sono andate sottovuoto non lo faccio, anche perché qui la marmellata dura pochissimo.