Stamattina stavo sfogliando *il dizionario della luna* di Paunger e Poppe, che ha la caratteristica di perdersi continuamente in casa perché me lo porto dappertutto per consultarlo per una cosa o l’altra (qual è il momento migliore per fare la marmellata? Quando non devo assolutamente lavare i panni? Mi lavo i capelli oggi o dopodomani?) e ho letto un paragrafo che devo assolutamente condividere con voi.

Lo stralcio in questione tratta della sostenibilità del cibo come è concepito adesso, della trasparenza *vera* che dovrebbero avere i prezzi di ciò che compriamo e di come invece questa presunta trasparenza sia in realtà torbidissima e nasconda informazioni che se tenessimo sempre presenti cambierebbero profondamente il nostro modo di fare la spesa.

Il discorso parte dall’ipotetico acquisto di un chilo di grano, e di come si possa scegliere tra uno economico, proveniente da aziende agricole industriali d’oltreoceano o vattelapesca, e un tipo che costa un po’ di più, coltivato nelle vicinanze da contadini che mettono al primo posto l’attenzione per l’ambiente e per la qualità di ciò che producono.

Gli autori immaginano di recarsi poi a una cassa molto particolare, che oltre al costo del prodotto in sé calcoli anche quanta energia è stata impiegata per attenuare i danni causati all’ambiente e alla salute (quindi depurazione delle acque, bonifica dei terreni avvelenati da concimi e diserbanti, danni agli insetti pronubi e non, etc), dei costi di trasporto (e relativi danni ambientali), la paga giusta se sono stati sfruttati ingiustamente chi ha lavorato, i costi di magazzino, confezionamento, la pubblicità fatta per vendere prodotti che se ci si basasse solo sulla qualità effettiva non comprerebbe nessuno.

E proseguono: “Aggiungiamo tutti questi costi al prezzo di acquisto del grano. Se abbiamo fatto bene i conti, per acquistarlo dovremo sborsare parecchio denaro: di sicuro una cifra multipla di quella indicata al supermarket. Questo è il suo *vero prezzo*”.

home made mascarpone

Concludendo così (mitici Paunger e Poppe): “Nessuno può davvero compiere un durevole cambiamento in meglio se non chiarisce alle persone coinvolte che alla lunga pagano solo le decisioni prese per amore degli uomini e della natura. Commerciare senza gioia e amore non porta a nulla. Se non accettate questo circolo vizioso ormai consolidato, se non ne prenderete parte, avrete successo: per voi e per tutti noi.

[…] È la vostra libera volontà, le scelte che fate negli acquisti e le piccole decisioni di ogni giorno a favore o contro qualcosa che decideranno il destino del mondo, a prescindere dal partito per cui votate o dalla religione in cui credete (a fare la differenza n.d.r.) […] Vi siete decisi a comprare un chilo di grano biologico dal contadino della vostra zona invece di quello industriale, senza vita e proveniente da un paese lontano? Avete fatto compiere a tutto il mondo un grosso passo nella direzione di un luminoso futuro: questa decisione è più importante di qualsiasi discorso politico.

Pensate che una sola persona non possa fare nulla? Questa convinzione è un incubo che stende una patina grigia su tutta la vostra vita e che è corresponsabile dei problemi di ognuno.
Il destino del mondo è nelle mani delle singole persone, di tutte le singole persone. La cosa più bella è l’avventura dell’esperienza personale: con essa potete scambiare il fardello delle supposizioni, delle convinzioni e delle opinioni con le ali della saggezza e della verità”.

mascarpone facilissimo

Ecco fatto. Una lezione vera di vita, dalle pagine di un libretto da 10 euro su come vivere in armonia con la natura secondo il suo ritmo invece che cercando di imporle il nostro. È con questa premessa che voglio raccontarvi questa ennesima facilissima autoproduzione: anche non volendo prendere in considerazione l’aspetto sostenibile, se dopo aver letto come si fa andate ancora a comprare il mascarpone al supermercato, sapendo che oltretutto potrebbe prepararlo in casa senza difficoltà anche un bambino di cinque anni, ve lo dico, siete sul blog sbagliato!! :-D

home made mascarpone

In effetti conoscendo il procedimento (scalda panna, metti limone, mescola, metti in frigo, fatto) sono sbalordita da come abbia fatto l’industria a convincerci che era meglio comprare il mascarpone che farlo in casa. No, dico, dobbiamo essere impazziti per qualche motivo negli ultimi sessant’anni. Ma mo’ basta eh. Vi lascio alla spiegazione che credo riassumerò in tre righe; io ho seguito quella perfetta di Cindystar, ma ne trovate millemila in tutte le lingue del mondo.

Ingredienti:
500 grammi di panna fresca
un cucchiaio di succo di limone

Versate tre dita d’acqua in una pentola larga e bassa e portatela a ebollizione; quando ci arriva abbassate la fiamma e posizionateci dentro una pentola più piccolina, meglio se in modo che non tocchi il fondo. versate la panna nella pentola piccola, munitevi di cucchiaio di legno e — mescolando di tanto in tanto — aspettate che raggiunga gli 85/90°C se avete un termometro o che cominci a fare delle bollicine se non lo avete (ci vorranno circa 15 minuti).

A questo punto aggiungete il succo di limone e continuate a mescolare fino a quando la panna si raddensa un po’, fino a formare un velo denso sul cucchiaio (tipo crema inglese per capirci). Raggiunto questo risultato, spegnete il fuoco e aspettate una mezz’oretta che il composto si intiepidisca.

Intanto foderate un colino con un fazzoletto di cotone molto sottile o qualche strato di garza; io come vedete nelle foto ho usato un setaccio piccolino incastrandolo in una ciotola in modo che non toccasse il fondo. La panna scolerà un po’ di liquido, non tanto, diciamo un bicchiere piccolo.

Coprite, aspettate che la panna cagliata si raffreddi bene e poi mettete in frigo per ventiquattr’ore. Se la usate prima sarà più liquida, io quella che vedete l’ho tirata fuori un po’ prima e infatti era meno densa di quanto dovrebbe. Usate senza moderazione (prossimo step il tiramisù :-D).