Devo mangiare meno zuccheri. Devo mangiare meno dolci. Devo desiderare meno lo zucchero e le cose dolci in generale. Forse se me lo ripeto ogni giorno come un mantra riuscirò ad esserne meno attratta… voi come fate? E dire che non ho mai fumato, non ho mai toccato l’ombra di uno stupefacente, anche quelli proprio inutili, non sono mai riuscita neanche a ubriacarmi (che tristezza o.O).

latte cotto al forno

E ho pure sempre preso in giro gli “aholic” cioè tutti quelli che tendono a cascare facilmente nei vizi e non riescono a trovare la forza di volontà di tirarsene fuori. Però lo zucchero è una droga, a tutti gli effetti.

È abbastanza superfluo dirlo in questa sede (chi frequenta abitualmente il pasto nudo ha già conoscenze avanzate sull’alimentazione e queste cose di base le sa già), ma riassumo il meccanismo-drogato degli zuccheri: gnam, picco glicemico, calo glicemico, depressione, gnam, picco glicemico e così via, sempre più serratamente.

Insomma, va consumato, assolutamente sì, ma con molta moderazione (qualità che poco mi si addice, purtroppo). Stanotte stavo pensando che forse l’unico modo per ricondurre alla ragione una che odia i paletti come me è paradossalmente metterle dei paletti. Voglio dire, mi sembra che le cose riesco a farle solo se ho una regola precisa, altrimenti agisco in modo talmente randomico che non so neanche più io cosa sto facendo.

Nello specifico, il post appena trascorso di Matteo Giannattasio mi ha fatto riflettere: a colazione, pane burro e marmellata *ogni giorno*. Niente frittelle, niente dutch baby, niente torte e tortine e dolcetti e biscotti e pasticcini e… ma uffaaaaa!

Insomma, quell’uomo mi sta toccando la cosa che amo di più, e che amo di più variare continuamente; il primo istinto sarebbe di stringere gli occhi a fessura e ringhiare sommessamente nella sua direzione. E invece mi sa che proverò ad ascoltarlo. Dal lunedì al venerdì pane burro e marmellata, o pane e olio. La domenica però mi sbizzarrirò, eh! O il sabato. Mò ci penso.

dolci tradizionali est europa

Ma non vi preoccupate, i dolci continuerò imperterrita a postarli. Magari sempre più consapevoli. Però mangiateli solo la domenica. Dico sul serio :-) Per questa volta vi faccio vedere una cosa che ho trovato come al solito nei miei giri strani sul web, nel blog (pane-miele.blogspot.com, purtroppo adesso non esiste più) della russa Oxana Afanasyeva.

Cosa sia, questo è un altro discorso. È un latte cotto nel forno che diventa una specie di yogurt (infatti c’è anche chi lo fa con il metodo del thermos, che già conoscete per lo yogurt).

Pare che anticamente le contadine russe lo preparassero lasciando del latte bollito in un tipo particolare di forno per tutta la notte. Immagino che utilizzassero il latte crudo leggermente inacidito (si inacidisce da solo), quindi non aggiungessero la panna acida. Mi piacerebbe tanto se qualcuno tra voi sapesse chiarirmi questo punto. In particolare il fatto che il latte crudo diventi yogurt da solo e si possa poi mangiare tranquillamente :-)

Io ancora non sono riuscita a trovare notizie attendibili, a parte una signora rumena di mia conoscenza che giurava che a casa di sua madre il latte diventava yogurt senza bisogno di aggiungerci proprio nulla. Non so cosa ne potrebbe mai pensare la bioterapia di questa preparazione, voi mettetelo nel settore curiosità.

Se ho ben capito in Russia lo considerano un toccasana per l’intestino e i reni; il fatto che però il latte sia cotto per così tanto tempo non so cosa possa mai lasciargli come qualità nutritive.

Ingredienti:
750 grammi di latte fresco intero biodinamico
100 grammi di panna acida o di yogurt bianco denso

Preriscaldate il forno a 150°C. Versate il latte in una cocotte di ceramica o di vetro (io l’ho messo in due grandi tazze da tè di porcellana adatte al forno), facendo attenzione a non riempirla più di tre quarti perché durante la cottura il latte gonfia.

Infornate sul ripiano medio e dimenticatevelo lì per un paio d’ore (anche tre). Il latte prenderà un colore marroncino, e sulla superficie si formerà una crosticina marrone scuro, quello è il momento di spegnere. Oxana dice di mescolare ogni tanto, ma se si mescola la crosticina si rompe, quindi io non ho mescolato. Andrò a chiederle lumi.

Lasciate intiepidire; Oxana dice che non deve essere né troppo freddo né troppo caldo, io ci ho messo il termometro dentro e ho aspettato che scendesse a una quarantina di gradi (tipo la temperatura del latte per fare lo yogurt).

Raggiunta la temperatura giusta, sollevate delicatamente la crosticina senza romperla (Oxana dice “come un copriletto” eh eh – un’immagine troppo carina) e versateci dentro la panna acida (o lo yogurt – io ci ho messo la panna acida), mescolando un po’. Se lo volete più denso mettete più panna acida rispetto ai 100 grammi della ricetta; io ho seguito le istruzioni e il mio come vedete era piuttosto liquido.

Rimettete sopra il copriletto, coprite (io a campana con una ciotola rovesciata con sopra un maglione di lana) e lasciate a temperatura ambiente per tutta la notte. Il giorno dopo il latte dovrebbe essersi addensato molto. Versatelo in un barattolo di vetro e mettete la Ryazhenka in frigorifero ancora per una decina di ore.

Bisogna consumarlo entro una settimana circa. Consumarlo come? Eh. Io per adesso l’ho bevuto così com’era. Se voi ci fate qualcosa fatemelo sapere. Il gusto è molto particolare, quasi caramellato ma non dolce. Forse si può sostituire al latte nella colazione del mattino. Oppure allo yogurt. A me piace molto ma ho letto in giro che non incontra i gusti di tutti. Essendo nel capitolo esperimenti, io magari sono di parte eh, che le cose nuove come sapete per me battono tutto :-)