Zitta zitta approfitto del fatto che la mole incombente di articoli delle rubriche sta guardando dall’altra parte e vi infilo nel blog una ricetta piccola piccola e molto veloce, ché se le rubriche mi vedono mi cadono subito addosso sommergendomi o_O

budino alla vaniglia

Eh sì che ho tipo dieci post-non-ricette da pubblicare che mi aspettano guardandomi dalla lavagna del salotto (prima io! no prima io!!) e una rubrica nuova di zecca da iniziare che potrebbe piacervi un bel po’. Questo posto sta diventando una redazione, però con una izn che ogni volta che ha un secondo scivola quatta quatta ai fornelli e sperimenta qualcosa, senza farsi vedere da nessuno.

Questo budino dovevo mostrarvelo per forza, perché è di una facilità incredibile ed è buonissimissimo. Poi versatile, perché al posto (o insieme) alla vaniglia potete aromatizzarlo con quello che vi pare (che so, cardamomo? O forse, nella stagione estiva, menta?) e soprattutto spero che sarà anche professor Giannattasio approved, perché contiene 100 grammi di zucchero in tutto, e siccome ne vengono circa sei, ho calcolato che ha circa 16,6 grammi di zucchero per ogni dose; Se non sbaglio Matteo Giannattasio spiegava che si possono assumere fino a 50 grammi di zucchero (grezzo) al giorno (non tutti insieme); quindi la coscienza alimentare dovrebbe essere a posto :-)

In questo periodo poi sento un gran bisogno di dolci lattosi o comunque morbidi, da mangiare con il cucchiaio. Strano per me, che sono una fan della torta margherita. Si vede che sto cambiando (che bello).

La ricetta l’avevo incontrata qui (ma quanto mi piace smitten kitchen) da un po’, e appena l’ho vista ho pensato la voglio. Deb lo chiama pudding, e a pensarci bene forse il budino sarebbe quello che puoi sformare su un piatto e poi si regge da solo, o no? Però non sono riuscita a farmi venire in mente una parola in italiano che descrivesse un pudding. “Dolce al cucchiaio alla vaniglia”? Bleah! E poi loro, gli americani, il budino quello che si sforma come lo chiamano? Oh, oggi sono un coacervo di domande assurde, eh? Voi come l’avreste chiamato?

budino alla vaniglia ricetta

Non so se è una cosa triste, probabilmente alla luce di ciò che sappiamo adesso sì: il mio ricordo di budino d’infanzia consiste in una busta piena di una polverina che mia madre versava in un pentolino di latte, dopo di che immancabilmente si cominciava a sentire un odore di latte bruciaticcio, perché la mia mamma non sopportava di stare lì a mescolare continuamente, o alzava troppo la fiamma, e insomma aveva tre figli uno più peste dell’altro ed era da sola, quindi è anche comprensibile.

A ogni modo noi ce lo mangiavamo lo stesso il budino (c’era il gusto alla vaniglia e quello al cioccolato), pure se era bruciaticcio e grumoso. E ci piaceva. E questo la dice lunga sull’energia positiva dei bambini. Adesso come adesso se mi capitasse di bruciare qualsiasi tipo di dolce mi deprimerei almeno per mezza giornata.

Comunque ad averlo saputo che quella polverina, che chissà che intrugli sarà stato, si poteva fare facilissimamente con quello che c’era in casa. A proposito, avrei un dubbio sull’uso dell’amido di mais; qualcuno mi illumina? Vorrei sapere innanzitutto se è un ingrediente sano o se, che ne so, magari va equiparato alla farina 00 che è troppo raffinata, e poi se qualcuno di voi sa se può essere sostituito dalla farina. Però semintegrale eh.

Ingredienti:
875 grammi di latte fresco intero
100 grammi di zucchero grezzo chiaro
30 grammi di amido di mais
1/4 di cucchiaino di sale marino integrale
una presa generosa di polvere di vaniglia
1 uovo bello grande

Separate 500 grammi di latte dagli 875 e metteteli in un pentolino abbastanza capiente (dopo dovrete versarci anche il resto) a scaldare a fiamma medio-bassa. Intanto che il latte raggiunge il quasi-bollore mescolate in una ciotola di vetro resistente al calore lo zucchero, l’amido di mais, il sale e la polvere di vaniglia. Poi prendete il latte rimanente (a temperatura ambiente) e versatelo molto piano e gradatamente nel composto secco, mescolando continuamente, in modo da non far formare grumi (una piccola frusta sarebbe di grande aiuto).

Quando avrete incorporato tutto il latte aggiungete l’uovo che avrete prima sbattuto in un bicchiere, e amalgamatelo bene al resto. Quando il latte sarà abbastanza caldo (Deb dice di farlo arrivare ad ebollizione, ma secondo me se arriva per un minuto a 80 gradi va benissimo – lo dico per non fargli perdere le proprietà nutrizionali, sopra tutto se è già stato pastorizzato) versatelo sempre con molta calma nel composto freddo, mescolate molto bene, poi riversate tutto nel pentolino e rimettete sul fuoco.

A questo punto bisognerebbe farlo sobbollire piano piano, mescolando con un cucchiaio di legno; non so se quando sobbolle il latte raggiunge comunque i 100 gradi, mi sono dimenticata di misurare la temperatura con il termometro.

Armatevi di molta pazienza e mescolate piano piano (non so, leggete un libro, ascoltate la radio, usate un nonno compiacente); dovrete mescolare fino a quando il composto non avrà raggiunto la densità che desiderate. Più mescolate, quindi più fate evaporare l’acqua, più il budino sarà denso (ma non gelatinoso-budinoso, però – è sempre come una specie di crema densa).

Mentre mescolavo parlavo al telefono con Loretta che mi leggeva su internet che l’amido addensa a tipo 55 gradi (se ricordo bene mi ha detto “gelifica” – quella mitica donna mi ha mandato anche il link, eccovelo qui; trovate anche varie notizie sulla composizione e sui valori nutritivi degli amidi), quindi non sarà la temperatura troppo bassa che determinerà l’insuccesso del budino.

Deb diceva semplicemente di aspettare un minuto e poi toglierlo, ma immagino questo valesse se il latte bolliva; io non volevo che bollisse, uffa. Sono andata avanti per un po’, poi quando la crema ha cominciato a velare decisamente il cucchiaio di legno ho spento; potete vedere la consistenza del budino nella seconda foto.

Quando avrete raggiunto la consistenza che vi piace, versate la crema in sei vasetti (io in cinque mooolto grandi); lasciateli raffreddare a temperatura ambiente (magari con una retina metallica sopra), dopo di che metteteci la pellicola senza pvc e lasciateli in frigo almeno un paio d’ore. In questa stagione io lo preferisco a temperatura ambiente, quindi lo lascio un po’ fuori dal frigo prima di mangiarlo; ma è ottimo anche freddo ovviamente.