Dol-ce, dol-ce, dol-ce, il fine settimana ci vuole qualcosa di buono da mettere sulla tavola a colazione, e checché ne dica lo zac, una torta è sempre una torta (soprattutto quelle di mele): trasmette calma (ero così serena e avevo così tanto tempo che mi sono messa a fare una *torta*) e opulenza (avevo così tante mele che avrebbero finito per andare a male se non le avessi messe in una *torta* :-)))

Che poi la realtà è che le mele le ho sbucciate tra una telefonata con una certa Francesca che conoscerete, argomento il primo nuovissimo libro di ricette del pasto nudo in preparazione (e siccome *che* siamo in fase creativa la telefonata non è che può durare meno di tre quarti d’ora, è il tempo minimo, nooo?) e un tutor alla pulcina sul ritaglio selvaggio di personaggi dalle riviste.

E che la teglia l’ho infarinata mentre organizzavo mentalmente il corso di domani, e, sempre continuando con la cruda realtà, che l’opulenza si riduce a tipo sei mele rubate alle grinfie di zac (lo sanno tutti che la torta è molto più sana della frutta fresca, ehm), questi sono particolari trascurabili; l’importante è il piattino da dolce sormontato dalla torta e spolverato con abbondante dose di cannella (che tra poco useremo con mooolta più parsimonia, la primavera è alle porte, oh, quanto mi dispiace) :-)

Questa torta russa è (accidentalmente, giuro) veramente spartana in quanto a ingredienti: uova, farina, zucchero e mele, niente latte o burro, niente lievito. Sì, potete aggiungerci un bel cucchiaio di panna montata accanto, o anche di yogurt bianco, se volete stare a posto con la coscienza; fatto sta che nonostante la morigeratezza questa signora dell’est ha decisamente il suo perché.

Si tratta di un bloccone di mele intervallato da una pasta morbida e accogliente, e in più ho seguito il suggerimento della mia amichetta e stavolta (è tipo la terza volta che la faccio) ho montato le uova con il Mascobado (sì, sì, monta, avevi ragione tu Loretta, gnè, gnè, gnè), così cominciamo a impratichirci con lo zucchero integrale dopo la scoperta che a differenza di quello grezzo (che è comunque meglio di quello bianco) contiene un sacco di oligoelementi e nutrienti che nella raffinazione vanno perduti :-(

La prima volta l’ho vista qui da Deb, ma poi esplorando il web l’ho trovata anche reinterpretata da Pinella con le mele caramellate, qui da caffè col cioccolato, racchiusa in una crosta di pasta frolla, e in una meravigliosa versione depressa su art, food and other gay things :-) La palma della sharlotka più bella però l’assegnerei qui da sassyradish, che dite voi? :-)

La ricetta è quanto di più semplice esiste al mondo, veramente una cosa da dieci minuti dieci, poi tutto forno; a proposito siccome non amo che si senta molto il sapore di uovo (effetto frittatona) il forno l’ho settato a 170°C, ma secondo me potete abbassarlo ulteriormente. Nella ricetta originale comunque Deb suggerisce i 180°C.

se non resistete ad aspettare per assaggiarla sappiate che anche da tiepida è fantastica, ma in questo caso non aspettatevi di riuscire a ritagliarvi una fetta perfetta, somiglierà più a un crumble… morbido, o insomma a un casino tortameloso :-)

Un’ultima raccomandazione, se la teglia è di alluminio come la mia togliete prima possibile la torta e mettetecele dentro all’ultimissimo momento prima di versarci sopra l’impasto (le mele sono acide e noi non vogliamo che l’alluminio passi nella torta, verooo?).

Ingredienti:
6 mele tipo Granny Smith
3 uova felici
200 grammi di zucchero integrale (io ho usato il Mascobado)
una presa di vaniglia in polvere
un pizzico di sale marino integrale
125 grammi di farina semintegrale
cannella in polvere
noce moscata (opzionale)
mezzo limone

Preriscaldate il forno a 170°C e imburrate e infarinate una teglia di 22 o 23 centimetri di diametro.
Sbucciate le mele, tagliatele a metà, asportate il torsolo e tagliatele a fettine; potete sbizzarrirvi, fettine sottili, fettine medie, dadoni, insomma come più preferite. Spruzzatele con qualche goccia di limone per non farle scurire (le mele verdi si ossidano mooolto più lentamente di quelle rosse comunque) e mettetele direttamente nella teglia.
Montate le uova con lo zucchero (io ho usato la planetaria e ho frullato il Mascobado per renderlo più fine), non c’è bisogno di esagerare: se montate troppo le uova non riusciranno a scendere attraverso le mele e vi troverete con una torta completamente diversa, una specie di crosta meringona pandispagnosa (foto sopra) che racchiude un ripieno di mele cotte (funziona pure così, eh, per carità).
Aggiungete la farina setacciata, la vaniglia, il sale, la buccia del limone grattugiata, la noce moscata se vi piace, e versate il composto – sarà bello liquido – sulle mele, facendo però di tutto perché arrivi sul fondo, e perché i pezzi di mela che si trovano in superficie rimangano scoperti.
Infornate per un’oretta, aspettate che raffreddi bene e servitela con una spolverata di cannella, se vi va un po’ di zucchero a velo e, secondo me, panna montata come se piovesse (nell’ultima foto potete vedere la versione di due volte fa, con lo zucchero grezzo invece di quello integrale, e l’upgrade) :-)