Questa fa parte del capitolo: “quando due passioni si incrociano”. Come qualcuno di voi già sa, nel mondo del lavoro io sarei un grafico, uno di quei rompipalle assurdi che notano lo spostamento di mezzo millimetro in un disegno, pesano con gli occhi la percentuale di un colore rispetto a un altro e così via.
caffè biologico roma
E come in tutte le cose che faccio, anche da grafico sono esagerata e fuori dalle righe. Il genere supercreativo, allergico agli schemi, che se vede lo stesso carattere due volte sbuffa, insomma quel tipo di professionista che in Italia si sente dire cose come: “sei sovradimensionata rispetto a quello che ci serve”, o: “sì, sì, bello, ma non potresti fare qualcosa di più normale?”, o anche: “ehm, pensavo a un’immagine più istituzionale”.
Ecco perché ho finito per odiare il mio lavoro. Perché è per prima cosa una passione, e come per tutto, non riesco a fare neanche quei compromessi che sono necessari; non mi piace sentirmi dire dai clienti (che giustamente vogliono dire la loro): “questa cosa la voglio così o cosà”, sono inadatta al lavoro fatto in questo modo. Così negli ultimi due o tre anni non ce l’ho fatta più a progettare cose medie per sopravvivere, ed è anche per questo che ho creato il pasto nudo, per fare qualcosa di bello e utile senza dovermi sentir dire come doveva essere concepito, fuori dalle logiche commerciali.
Abbiamo ancora qualche cliente, pochi e selezionati in verità (quelli che accettano di rischiare dal punto di vista dell’immagine — almeno un pochino — e che poi pagano pure, che non è mica la normalità), ma al momento quello che lavora sulla grafica è soprattutto il sacro zac, che infatti spesso e volentieri indirizza aggettivi molto poco carini al mio blogguccio: “‘sto c… di blog!! Prima mi tiri dentro il *tuo* studio grafico, poi mi lasci tutte le responsabilità” etc etc.

Tutta questa storia e preistoria per dirvi che stavolta per puro caso interzona (il nostro studio grafico) e il pasto nudo si sono incontrati, perché uno dei nostri clienti, un’importante torrefazione di caffè di Roma, ha deciso di compiere un passo molto importante e, cosa rarissima nel panorama romano e italiano in genere, di *rischiare*, facendo una cosa che se non sbaglio non ha ancora fatto nessuno qui da noi: servire esclusivamente espresso biologico (certificato icea) e fairtrade in due delle sue “boutique del caffè”.

Sto parlando della caffetteria Fagi, che si trova accanto alla stazione Termini, a piazza dei Cinquecento, e La Casina del Lago che si trova a Villa Borghese. La scelta strategica è stata di non porre l’accento sul fatto che il caffè fosse biologico (e da commercio equo), riuscendo a mantenere gli standard di qualità che il loro espresso aveva già *nonostante* fosse biologico. Paranà infatti è anche l’unico punto di formazione INEI (l’Istituto Nazionale Espresso Italiano) nel Lazio, dove si formano gli assaggiatori di caffè (avete presente i sommelier del vino o gli assaggiatori professionali di olio? Una cosa del genere).
caffè bio roma
Il problema con il caffè è che siccome quello coltivato biologicamente proviene in genere da coltivazioni piccole, non è facile ottenere sempre la stessa qualità; molti produttori non guardano al risultato gustativo, perché sono erroneamente convinti che al consumatore che vuole il caffè biologico va bene qualsiasi cosa, purché coltivato in quel modo particolare.
Emilio Giannelli
Emilio Giannelli, uno dei soci della torrefazione, mi ha raccontato appunto delle difficoltà che hanno avuto in questo senso a trovare la miscela di semi giusta, che alla fine hanno creato con chicchi che arrivano dal Nicaragua e dal Messico, e di trovare poi il grado di tostatura adatta a *quel* tipo di chicchi (la tostatura è una delle chiavi per la buona riuscita del caffè).
caffè Paranà
L’azienda ha espresso la volontà di comunicare la sua scelta solo tramite un cartoncino che veniva servito al bar insieme alla tazzina di espresso; lo zac ci ha lavorato un po’ su e poi ha tirato fuori un’idea proprio carina: il caffè tre volte buono (biologico, equo solidale e con il gusto e l’esperienza della torrefazione di cui sopra).
Ammetto che lo ammiro molto il mio quasi marito: io non ci sarei riuscita. Mettetemi a fare un logo, una locandina, un sito web, và, ma tenetemi fuori dai mondi nei quali è necessario entrare nella psiche della gente e convincerla a comprare qualcosa.
Emilio Giannelli
Ovviamente come pasto nudo non posso che osannare la virata bio dell’azienda Paranà, anzi eventualmente faccio pure la ola. Anche perché, oltretutto, il caffè che viene servito è veramente, ma veramente buono. Detto da zac, perché io per quello che riguarda il caffè capisco solo se mi piace o no, visto che essendo una produttrice industriale di adrenalina (biodinamica eh) lo assumo in dosi omeopatiche.
Per tutto ciò che riguarda la coltivazione e la lavorazione del caffè biologico rispetto a quello convenzionale ho un sacco di cose da raccontarvi; ci sono differenze sostanziali sia ambientali che ovviamente qualitative. Un anno fa (argh) ho varato una rubrica proprio su questo argomento, ho già un nuovo post quasi pronto e presto sarò in grado di raccontarvi quello che ho scoperto; a questo punto mi sa che però se riesco farò prima un salto alla Torrefazione Paranà a fare un po’ di scatti della lavorazione, così potrò essere più chiara.
Insomma, aspetto i pareri dei romani su questa novità. E di quelli non romani che passano da Termini, anche al volo, ché ci vogliono tre minuti giusti treno-caffè-treno, mica vorrete beccarvi il caffèaccio qualsiasi della stazione, verooo?
Ho ancora un’ultima cosa da dirvi, se poteste mettere in sottofondo una musichetta trionfale mentre leggete ve ne sarei grata. Sto preparando il pacchetto per la vincitrice di San Tommaso is back e sono tutta gasata, e così dato che mi ci sto divertendo un bel po’, ho pensato di fare un piccolo give-away (il primo del pasto nudo), una cosa simbolica ma carina. Tra i pastonudisti che nei commenti specificheranno di voler partecipare al give-away e ne diffonderanno la notizia sul loro blog, su un forum o su un social network (Facebook, Twitter, o altri — se non ce l’avete iscriversi è facile, veloce e gratuito), ne verrà sorteggiato uno al quale invierò a casa un pacchetto contenente un barattolo da 250 grammi del loro nuovissimo caffè biologico (grafica di zac!!!) – non è ancora nei negozi, ed è solo da due giorni nei loro punti vendita. C’è tempo fino alla mezzanotte di venerdì 15 luglio. Che dite? Siete curiosi di provarlo a casa?