Probabilmente lo sapete già, ma ve lo ricordo lo stesso: l’anno prossimo, e precisamente dal 1 maggio al 31 ottobre, a Milano si svolgerà l’Expo 2015; il tema sarà: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, e vi lascio immaginare l’importanza planetaria che questo evento rivestirà per tutti i mesi che lo precederanno, e la fibrillazione nella quale versano già adesso tutti quelli che hanno a che fare con l’alimentazione.
spaghetti del puveriello
A parlare ci saranno tutte le voci, e ognuno cercherà di esporre le sue ragioni; gli agricoltori di ogni tipo e dimensione, le imprese alimentari, la ristorazione, la distribuzione di ogni dimensione, i centri di ricerca, le associazioni, tutti saranno presenti e cercheranno di far sentire la propria voce. Io, che ve lo dico a fare, spero vivamente che vengano fuori dal coro soprattutto le ragioni delle piccole realtà consapevoli, e farò personalmente ogni sforzo per dar loro visibilità e voce a ognuna di esse (vabbeh, come sempre, non devo cambiare niente :-D).

L’elemento chiave sarà *la Persona*, o meglio, cito dal sito: “l’individuo che con la sua vita ed il suo lavoro, contribuisce alla trasformazione positiva o negativa dell’ambiente naturale in cui vive.” Non so. vedete un po’ voi se vi sembra interessante! Quanto a me, da mo che sono sulle spine, e ogni giorno invio parte della mia energia positiva verso Milano nella speranza di influenzare in qualche modo. In un anno e qualche mese dovrei accumulare un bel mucchio di energia, magari fatelo anche voi, così creiamo un alone consapevole in loco :-D

Uno dei risvolti più interessanti è ovviamente, vista anche la situazione attuale nella quale versiamo (ma lo sarebbe in ogni caso), il focus sulla povertà; anche gli Stati Uniti sono stati invitati a dire la loro (speriamo bene), e pare ci saranno più di 140 partecipanti, tra paesi e organizzazioni internazionali, per “trovare possibili soluzioni per assicurare a tutti il diritto a un’alimentazione sufficiente, sana e sicura in grado di garantire al contempo la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera agroalimentare.”
Vabbeh, mi direte, da mo’ che ne parliamo, qui e altrove, e però non se ne parlerà mai abbastanza, e me lo ricordano le persone anziane che vedo (e vedevo, anche in tempi non sospetti, già una ventina di anni fa) recarsi ai mercati nel momento della chiusura con una busta di plastica in mano, a raccogliere le verdure meno rovinate tra quelle scartate dai banchi e gettate via, per imbastire un pranzo o una cena di qualche tipo. Solo il ricordo mi fa venire le lacrime agli occhi, ecco, questo è un argomento che mi tocca profondamente, più di molti altri magari anche più gravi, non so perché. Si vede che sarò morta di fame in qualche vita precedente.
E visto che ci troviamo vi segnalo per prima cosa l’articolo su Valore Alimentare del nostro mitico Prof, che dell’incrocio povertà e alimentazione parla da anni, e che spiega quanto sia ancora più importante se si è in condizioni disagiate, sviluppare il senso di consapevolezza, di guardare con senso critico alle pubblicità televisive, ai prodotti trasformati e a tutto il resto appresso di cui vi parla spesso qui sul blog nella sua bella rubrica.
In secundis, come non ricordarvi il mitico chef contadino che ben conoscete, che nella sua rubrica ci insegna ad autoprodurre tutto l’autoproducibile, e che proprio stamattina era di nuovo su Rai tre a mostrare come realizzare un meraviglioso primo piatto fatto con gli scarti della cucina. Addirittura a Dubai sta portando la cucina italiana vera, e per quello che può la cultura del contadino vero, trovate un sacco di bellissime foto sulla sua pagina facebook, mentre va per mercati orientali a scoprire e imparare con grandissima umiltà cosa si può mangiare lì di consapevole.
Da parte mia, oltre a dirvi che quest’anno vi farò due scatole così con l’alimentazione povera (ma buonissima e sanissima!!) e che ci saranno molti articoli qui sul blog, e iniziative con l’associazione, volte a sensibilizzare la gente su questo argomento e gli altri che sapete, vi posso mostrare come una volta la gente risolveva brillantemente i pasti in modo sano e giusto, e una delle ricette più belle che ho trovato in argomento è sicuramente questo piatto di spaghetti, composto da quattro ingredienti che si trovano in tutte le case: spaghetti, uova, pecorino, olio o sugna, e pepe. Una specie di carbonara povera, ma, vi assicuro, ottima, e perfetta per risolvere un pranzo velocissimo e nutriente al costo di un caffè (giusto il pecorino costa un pochino di più, ma la quantità che se ne usa è talmente esigua che quasi si può non metterlo in conto).
Adesso questo piatto sta inaspettatamente ritrovando una sua dignità, tanto è vero che addirittura lo si trova nel menù di alcune trattorie napoletane (ne parla anche Monica Piscitelli sul suo bel blog, dove ne dà una versione upgradata con la pancetta). Se volete farvi due risate andate anche a guardarvi questo video, nel quale un certo Mimmo Corcione descrive la ricetta — in versione non esattamente consapevole — con perfetta cadenza napoletana (musica per le mie orecchie) :-)
Io che ho problemi con le uova, e se le friggo a fuoco alto mi fanno un bruttissimo effetto, le ho cotte (pochissimo) a freddo, cioè ho messo uova e olio insieme dall’inizio, e dopo ho messo la pentola sulla fiamma bassissima. Si cuociono anche coì, certo son meno buone, quindi se voi avete un apparato digestivo serio friggetele normalmente. Avevo gli spaghetti alla chitarra e ho usato quelli, ma naturalmente potete usare qualsiasi tipo di spaghetti abbiate, basta che non siano spaghettini vi prego!! :-P

Ingredienti:
200 grammi di spaghetti alla chitarra
2 uova felicissime
olio extravergine d’oliva oppure strutto serio
un pezzetto di pecorino (in mancanza va bene anche il parmigiano)
sale marino integrale
pepe nero in grani

Mettete a bollire l’acqua per la pasta e a parte, in padella, fate friggere le due uova, che devono cuocere pochissimo: il tuorlo deve rimanere il più possibile liquido, e il bianco deve essere appena rappreso.
Al bollore salate l’acqua, cuocete gli spaghetti e scolateli molto al dente, tenendo da parte un pochino dell’acqua di cottura. Ripassateli nella padella con le uova, a fuoco spento, mescolando tutto insieme con molta delicatezza: non volete ottenere una specie di “spaghetto alle uova strapazzate” ma più uno spaghettuovo, cioè un ibrido spaghetto-uovoso, nel quale nessuno dei due elementi abbia la supremazia.
Aggiungete il pecorino grattugiato, mettete nei piatti, spolverate abbondantemente con pepe nero appena macinato e servite immediatamente. Et voilà :-)