Sono stata intollerante al latte da quando avevo pochi mesi fino a cinque o sei anni fa. Chi ha questo problema sa bene quanto questa cosa sia fastidiosa, perché il latte è l’ingrediente principale di quasi tutte le cose più buone del mondo. Il latte vaccino, sebbene sia piuttosto diverso da quello umano, e quindi ponga comunque le basi per reazioni allergiche, condivide con quest’ultimo la serotonina, che riequilibra il sistema nervoso, e il calcio, che interviene in numerosi processi dell’organismo, ad esempio è anticonvulsivante nei bambini con la febbre.
latte da vacche al pascolo
È sedativo e induttore del sonno (lo sanno bene le persone anziane che lo bevono istintivamente la sera per cena); non disturba né fegato, né reni, né pancreas; grazie all’equilibrio di calcio e potassio sostiene muscoli, cuore e circolazione. L’ho sempre ritenuto un alimento completo e importante, e proprio perché non avevo intenzione di rassegnarmi, negli anni in cui avevo questa intolleranza ho provato tutti i tipi di latte modificato, compresi accadì, zymil e così via, ma nulla da fare, il risultato era sempre lo stesso (sapete quale).
Anche quando mi sono curata con la bioterapia nutrizionale questa è stata forse l’unica cosa che non sono riuscita a risolvere; inizialmente mi fecero trascorrere un lungo periodo senza toccare latte, poi provarono a farmelo reintrodurre nella dieta diluito al 50% con acqua, oppure poche gocce alla volta, o addirittura cagliato con il limone. Niente, il latte sembrava proprio essermi nemico.
E invece, colpo di scena, da qualche anno ho potuto ricominciare a berlo senza avere alcuna conseguenza. L’unica cosa che ho cambiato è stato cominciare a bere solo latte intero, non scremato, non microfiltrato, non emulsionato e omogeneizzato, senza aggiunte di enzimi, vitamine e compagnia bella, pastorizzato a bassa temperatura e per poco tempo, insomma, latte meno manipolato possibile, e quando ci riesco proveniente da una sola mucca o da mucche della stessa “famiglia”. E naturalmente biodinamico, ossia proveniente da mucche felici; ma questo discorso chi segue il pasto nudo lo conosce già a memoria.

L’arcano me lo sono spiegato in modo non scientifico, ma empirico, come al solito. Purtroppo il latte in commercio viene manipolato parecchio per renderlo sicuro igienicamente e per altre ragioni commerciali e pratiche; ad esempio viene ridotto il contenuto in grassi o viene omogeneizzato e pastorizzato per evitare proliferazioni batteriche indesiderate.
Inoltre il latte commerciale è un miscuglio di latti provenienti da mucche geneticamente diverse tra loro, da allevamenti (intensivi) diversi, e spesso da zone geografiche distanti migliaia di chilometri dal luogo del consumo; per non parlare dei residui di integratori, ormoni, antibiotici e antimicotici.

Naturalmente il fatto di cominciare a mangiare biologico e aver eliminato tutti i tipi di additivi (e quando dico tutti dico *veramente tutti*) ha fatto sì che la microflora lattica abbia ricolonizzato ben bene il mio intestino, e sicuramente anche questo ha giocato un ruolo fondamentale nell’annosa questione izn contro non-latte. Credo di dover ringraziare l’insieme di tutte queste scoperte, se adesso posso assumere creme, budini e cioccolata calda senza conseguenze negative e anzi usufruendo di tutte le preziosissime qualità di questo alimento primordiale.
Insomma, il cibo può curare ma può anche far stare molto male. Dipende tutto da come decidiamo di gestirlo, sarebbe bastato sapere prima queste poche cose che in finale sono solo dettate dal buon senso… ma chi al mondo berrebbe il latte di un animale malato? Se poi la malattia è fisica o psichica, qual’è la differenza?