Domani si va a votare per il referendum. Tante mail mi ricordano ogni giorno i quattro sì-sì-sì-sì; avverto nell’aria un crescente fermento sempre più vivace e creativo… come la pasta madre :-) E tutto questo mentre piove, piove… piove tanto, ogni santo giorno, e nessuno mi toglie dalla testa che l’acqua si sta facendo avanti per farsi sentire: ci bagna la testa come se volesse penetrarci nel cervello, come se volesse parlarci.
Sabine Eck
Qualcuno sicuramente dirà che soffro di antropomorfismo, ma sono un essere umano e come tale vedo il mondo. Aggiungete quello strano sesto senso femminile e la consapevolezza che matura studiando ogni cosa con vulcanica curiosità, e capirete come tutto sia collegato come le aste di una gigantesca scultura che cerca perennemente il suo punto di equilibrio (avete mai visto i grandi mobile di Alexander Calder, l’inventore delle sculture mobili che scendono dal cielo? un micro-soffio e i giganti si muovono).
Ultimamente ascolto spesso la gente che discute sulla privatizzazione dell’acqua; la mia difficoltà in tal senso è che non riesco proprio a pensarla come una merce, un qualcosa da giocare in borsa, con un valore monetario. Quando venni in Italia oltre 30 anni fa ammiravo l’usanza di poter andare in un bar e chiedere gratis un bicchiere d’acqua, senza che nessuno lo negasse o magari se ne adombrasse; era un onesto gesto di cortesia, la condivisione sentita di un bene comune, quel bene che circola nel nostro corpo dalla notte dei tempi.

Ecco perché ho pensato di scrivere questo post, solo fare una dedica al comune denominatore di tutto ciò che vive, la terra, le piante, gli animali, gli esseri umani; perfino l’aria che respiriamo è costituita soprattutto di acqua. Solo una piccola voce subito prima del referendum, per celebrare la cosa più importante che possediamo, tutti. E per ricordare a tutti quanto sia mostruoso anche solo pensare di trattare l’acqua come una merce qualsiasi.

A questo proposito vorrei condividere con voi il pensiero di due grandi italiani; il primo è un pezzo tratto da “Tutte le Cosmicomiche”, di Italo Calvino:
“Le condizioni di quando la vita non era ancora uscita dagli oceani non sono molto mutate per le cellule del corpo umano, bagnate dall’onda primordiale che continua a scorrere nelle arterie. Il nostro sangue infatti ha una composizione chimica analoga a quella del mare delle origini, da cui le prime cellule viventi e i primi esseri pluricellulari traevano l’ossigeno e gli altri elementi necessari alla vita. Con l’evoluzione d’organismi più complessi, il problema di mantenere il massimo numero di cellule a contatto con l’ambiente liquido non poté più essere risolto semplicemente attraverso l’espansione della superficie esterna: si trovarono avvantaggiati gli organismi dotati di strutture cave, all’interno delle quali l’acqua marina poteva fluire. Ma fu solo con la ramificazione di queste cavità in un sistema di circolazione sanguigna che la distribuzione dell’ossigeno venne garantita all’insieme delle cellule, rendendo così possibile la vita terrestre. Il mare in cui un tempo gli essere viventi erano immersi, ora è racchiuso entro i loro corpi.”
Se nei libri di medicina ci fossero ogni tanto riferimenti del genere si studierebbe molto più con il cuore che con il cervello. Calvino in poche righe riesce farci sentire l’oceano della vita nel nostro meraviglioso corpo; l’oceano che è costituito di acqua-sale e plancton (quest’ultimo rappresenta la base della catena alimentare marina, una sorta di zoo proteico).
Pensate, nel mare in ogni attimo coesistono la vita e la morte in perfetto equilibrio, senza scarti, senza rifiuti; tutto viene perfettamente riciclato nella grande giostra della vita, e l’acqua è la grande protagonista; scioglie, cede, trasporta infinite sostanze che si trovano anche nei nostri corpi umani. Tutto è vita grazie all’acqua; da lì per esempio il profondo senso simbolico del nostro battesimo cristiano (che nel rito antico includeva anche il sale… ma sul sale non voglio investire neanche una parolina di troppo oggi).
Il secondo pensiero che desidero condividere con voi è una meravigliosa poesia di Erri De Luca; da alcuni anni ho scoperto l’universo dei poeti e una delle poesie che amo di più è sua, si intitola “Valore”, e fa parte dalla raccolta Opera sull’acqua e altre poesie. Ogni volta che la rileggo mi commuovo; parla alla pari di grandi e piccoli valori, e tra le righe ci invita a non sprecare la nostra risorsa più grande.
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà piu’ niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual’è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Spero di svegliarmi martedì mattina in un Italia diversa da quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni, piena di persone sveglie, reattive e piene di energia, consapevoli che dobbiamo difendere ciò che abbiamo, senza mai sottovalutare i meravigliosi doni che la nostra madre terra ci offre generosamente ogni giorno.
Buon referendum a tutti voi :-)