Due domeniche fa a Roma (e in altre 20 città italiane) c’è stata una manifestazione molto interessante, volta a valorizzare e promuovere l’agricoltura biologica italiana, che (con mio sommo gaudio) sta crescendo esponenzialmente.
mercatino bio roma
Ormai l’Italia è il secondo paese in Europa per superficie coltivata a biologico (quasi l’8% di tutte le coltivazioni), e almeno in questo (!) il mondo non può fare altro che ammirarci e prenderci ad esempio.
Oltre che importare quasi tutto quello che noi produciamo, temo, perché in quanto a consumi siamo ancora indietro (nonostante il trend sia in crescita netta: +5,2 nel 2008, +6,9 nel 2009); purtroppo la gente ne sa ancora troppo poco per prendere decisioni impegnative come acquistare al supermercato bio (che è indubbiamente più costoso) o andare a cercare il cibo “buono” direttamente dai produttori (scelta molto meno costosa, a volte anche meno costosa del convenzionale, ma di difficile realizzazione per chi lavora fuori casa).

Insomma, potevo mai non andare a curiosare nella “piazza del bio” romana?
Ho fatto uno squillo a Cleofe, che ormai è una pastonudista d’attacco; ogni volta che c’è da muoversi, sperimentare, cercare cose, esplorare luoghi e situazioni e conoscere persone lei è lì in prima linea (su alcune cose ultimamente mi rimbecca pure, argh); poi ho chiamato Elena, sperando che potesse ritagliare una mezz’oretta nei suoi impegni (ché pure con lei stiamo preparando cose che potrebbero interessarvi), ho arraffato la macchina fotografica e sono partita verso il galoppatoio di Villa Borghese.

Quando però mi sono ritrovata (sotto un cielo plumbeo purtroppo, come potete vedere dalla prima foto) in mezzo ai tendoni bianchi che ospitavano la fiera mi è caduta addosso la cruda realtà, e cioè che non sarei mai riuscita a farvi un quadro completo (e neanche quasicompleto) della situazione, perché c’erano tali e tanti produttori interessanti che non sapevo da che parte girarmi.
Non che abbia fatto una cernita (non ne sarei capace, il mio ego leonino smisurato è convinto che il tempo sia dilatabile a seconda delle esigenze del momento): mi sono limitata a interloquire con i malcapitati che hanno incrociato la mia strada domandando loro tutto il domandabile. Alla fine ero devastata, ma vi assicuro che loro lo erano molto di più ;-)
Giuseppe Brandizzi
La mia prima vittima è stato un signore che certamente conoscete almeno di fama, perché è il simbolo stesso del latte crudo in Italia: Giuseppe Brandizzi, il titolare di Biolà.
Negli ultimi tempi mi chiedevo se Biolà esistesse ancora; avevo letto da qualche parte sulla rete che c’erano stati vari tipi di difficoltà (e tentativi di oscuramento… pare che il successo del latte crudo abbia dato fastidi a un bel po’ di gente per la quale il latte è ben più di una sana “cosa bianca” – ma di questo vi parlerò meglio quando approfondirò la questione – mi sto organizzando), invece il loro camioncino distributore era lì in ottima salute, circondato da un nugolo di persone che acquistavano bottiglie di latte freschissimo, e, cosa che per me è un’assoluta novità (quando smetterò di scendere dalle nuvole… e dire che il mio papà, buonanima, me lo diceva sempre) yogurt, ricotta, mozzarella, stracchino, formaggi vari e… carne!!!
Biolà dove trovarlo
Io com’è noto di carne ne mangio poca, ma se abitate a Roma e dintorni e se come me, non acquistate carne che non sia biologica e felice, oltre che di buona qualità, sapete bene quanto sia difficile trovare quella di manzo a prezzi abbordabili.
Insomma, di Biolà e del latte crudo *biologico* (perché bisogna fare una distinzione secondo me importantissima tra latte crudo proveniente da mucche allevate in modo convenzionale e biologico) vi parlerò presto (spero); intanto se fossi in voi mi andrei a leggere una pagina estremamente interessante sull’imperdibile blog di Gianna Ferretti (un must per chi si interessa alla qualità del cibo), nella quale viene ventilata l’ipotesi che il latte non pastorizzato (=crudo) sia più facile da digerire per chi è intollerante, rispetto a quello che conosciamo comunemente (anche qui ci sono da fare molti distinguo, ma è un discorso lungo e prima o poi…), e si propone uno studio “scientifico” della situazione, con tutti i crismi. Se avete un po’ di tempo leggete soprattutto i commenti, ne vale veramente la pena.
Poco più in là poi si stava concludendo (sono arrivata tardi mannaggia) l’edizione romana del premio Biol, il concorso internazionale dei migliori olii extravergini biologici del mondo (e non so se mi spiegooo!).
olio Quattrociocchi
Avevano già sbaraccato tutto, ho fatto in tempo solo a fotografare la bottiglia vincitrice, e a restare meravigliata perché avevo già sentito parlare di quest’olio; a marzo aveva già stravinto il concorso regionale per i migliori olii del Lazio (e questo lo so di sicuro perché sono tre anni che ci occupiamo della progettazione grafica del logo e degli impaginati del concorso :-))
Dico stravinto perché l’olio di Valentina Quattrociocchi è stato premiato nella categoria fruttato intenso, in quella dell’olio biologico, dell’olio monovarietale, e in quella dell’olio ad alto tenore di polifenoli e tocoferoli, insomma si è portato a casa un bel po’ di riconoscimenti. Purtroppo non mi sono fatta venire in mente di chiedere di assaggiarlo (non sono un’esperta, però se un’olio è buono me ne accorgo); la prossima volta mi porto dietro una bella fetta di pane da assaggio home made :-9
Dopo di che ho chiacchierato con due persone molto interessanti delle quali poi vi racconterò meglio in seguito (due argomenti che vale decisamente la pena di approfondire, e di cui vorrei parlarvi da molto tempo: la certificazione bio e… udite udite: il caglio vegetale biologico).
Mi è rimasto solo il tempo di curiosare un altro banco che a prima vista sembrava del tutto anonimo (una distesa di cicoria, spinaci, bietole, cipolle e barattoli di pomodoro), ma che dopo un paio di domande si è rivelato la punta dell’iceberg di un’azienda che mi è sembrata molto promettente.
mercati bio Roma
Loro si chiamano Biofattoria solidale del Circeo, e quello che li rende interessanti, a parte i prezzi (avete notato il cartello? *un* euro al chilo) e a parte il fatto che dànno da lavorare a persone disabili e svantaggiate, cosa che trovo di un’intelligenza e di una lungimiranza senza pari, è che oltre alla verdura hanno anche mozzarelle, formaggi, olio, vino, pane e… carne biologica certificata :-)
mercato bio roma
Oltretutto consegnano la spesa a domicilio, gratuitamente se si spendono almeno 40 euro, con 3 euro di spedizione per la spesa minima (30 euro).
Sul loro sito non ho visto traccia della certificazione biologica, ma sul posto mi hanno spiegato che hanno avuto la conversione da un anno se non sbaglio, ad ogni modo chiedete meglio a loro se li contattate, il proprietario, con il quale ho avuto modo di parlare sul posto, è estremamente gentile e disponibile.
mercatino bio Roma
Ah, mi ero dimenticata di farvi vedere le marmellate! Meno male che andavo di fretta, ché con quel cielo bigio e il vento la piccola mi si stava raffreddando (e infatti la settimana scorsa l’ho trascorsa con un piccolo koala influenzato aggrappato addosso – motivo per cui questo articolo è in folle ritardo).
Insomma, a parte la pulcina il bilancio della giornata è stato assolutamente positivo; per me conoscere questo tipo di realtà e poterci dialogare è sempre una cosa interessante.
Spero che queste informazioni possano essere utili a voi quanto lo saranno a me!