È un momento complicato (e te pareva). Sono avviluppata nelle spire di tutto quello che ho combinato in questi anni. Il pasto nudo, le svolte che ne sono conseguite, un sacco di gente nuova interessante che devo andare a trovare, con cui devo parlare e che deve dirmi/dirci cose che dobbiamo assolutamente sapere, e le gigantesche difficoltà economiche e quindi pratiche che derivano dalle nostre scelte incoscienti :-)

Per prima cosa vi accenno al libro (ve l’avevo già detto del libro del pasto nudo?), che è stato concepito per un caso assoluto (Francesca, una pastonudista sfegatata e molto speciale che conoscerete, che mi chiama dalla Svizzera e mi dice ma perché non fai il libro del pasto nudo? E io le rispondo ma perché non lo fai tu? E alla fine concludiamo vabbeh lo facciamo insieme”).

La ragazza di cui sopra tra l’altro è attualmente in partenza per la Nuova Zelanda (non ci piacciono le cose facili, lo sapevate, vero?), e le altre persone coinvolte nel libro, che non sarà solo cartaceo ma anche elettronico (un tipo molto particolare e interattivo di libro elettronico) si trovano a Johannesburg (avete un sospetto, per caso?), a Londra e a Barcellona; solo uno si trova a meno di cento chilometri da casa mia, ma è in partenza per Sarasota, Florida. Giuro che non l’ho fatto apposta, sta di fatto che chiunque abbia a che fare con me prima o poi parte, anzi se volete viaggiare mi sa che vi conviene scrivermi o telefonarmi, credo che il virus passi dal cavetto telefonico :-/

In prima istanza vorremmo cercare di fare un’autoproduzione in perfetta filosofia pastonudista di cose che vengono dal basso e di indipendenza for president, ma ve ne parlerò a breve in un post dedicato a questo argomento. Però insomma la cosa importante è che il bimbo è in arrivo e ho intenzione di tenerlo, e ve lo annuncio. Il lieto evento si farà :-)

Secondo argomento, che è più una cosa di cui sto prendendo atto, è che per chi non se ne fosse accorto abbiamo fatto un’ulteriore virata verso i piccoli produttori, l’autoproduzione, la decrescita, la permacultura e gli allevamenti consapevoli, quindi potete legittimamente aspettarvi nuovi articoli su tutti questi argomenti, intervallati da un sacco di nuove ricette (ogni tanto ci rilassiamo) che saranno il più possibile economiche, creative, tradizionali, internazionali e soprattutto buone :-)
Terzo, e per adesso ultimo argomento, in questi giorni tutta la zona pro-ogm sta ribollendo fastidiosamente.
Clini (il nostro ministro dell’ambiente!!!) che butta lì che alla fine gli ogm mica sono così male, Veronesi che dice di voler raccogliere le firme per impugnare il referendum perché quando è stato fatto eravamo troppo impressionati da quello che era successo a Fukushima (e che in fondo non è che sia successo nulla di così grave!!!), e Dario Bressanini e seguaci che tentano di convincere il mondo a chiamare ogm anche gli incroci tra piante della genetica classica (o le modifiche ottenute con i raggi gamma di cui vi ho parlato nel post del grano), creando una terribile confusione nella gente, che potrebbe portare molti a credere che tanto gli ogm già li stiamo mangiando e quindi tanto vale accettarli una volta per tutte.
Vi anticipo che sto preparando una rubrica nella quale parleremo solo di questo argomento, al fine di fronteggiare il pressing psicologico che stiamo subendo (mi sa che vi dovrò insegnare a fare l’OOOOOOOOOMMMMMM…), nella quale, supportata ovviamente da chi queste cose le ha studiate e le studia, cercherò di spiegarvi cosa sta accadendo con parole semplici (appena lo capisco io) e rispondere come posso alle domande che mi farete (posso solo immaginare i dubbi che avete… e se non ne avete scrivetelo nei commenti che chiederò io consigli a voi).

Passiamo adesso a una delle ricette più consapevoli del mondo, che potevo trovare solo da Anna, che è una delle donne più simpatiche e divertenti della foodblogosfera (e ve lo dico perché l’ho conosciuta personalmente). Pugliese, travolgente e sempre con un bellissimo sorriso sul volto.
Le fave fresche ancora non sono arrivate (almeno da queste parti), e però io guarda caso avrei proprio voglia di fave, piselli, carciofi e pure fagiolini, ecco.
L’altro giorno ho visto al Naturasì un pacchetto di fave secche sgusciate, il tempo di girare la testa e mi è saltato nel carrello, il fedifrago. Non ho potuto fare altro che arrivare a casa, recuperare la ricetta di Anna, mettere a bagno i legumi e aspettare un giorno e mezzo.

Lo snack perfetto per chi ama cosette tipo le noccioline tostate e simili, ma cento volte più buono, e adattabile ai propri gusti un po’ come si vuole. Io stavolta ci ho messo sale e paprika, ma ci vedrei bene un numero imprecisato di meravigliose erbette e spezie che stanno facendo capolino adesso dai vasi sul balcone (timo? origano? prezzemolo? erba cipollina?). E direi anche che si possono preparare prima per avere a portata di mano uno spuntino da portarsi ai picnic o in giro per casa. Voi provate ed eruditemi, che le mie sono finite in dieci minuti, divorate tra l’altro anche da una certa pulcina che sta uscendo gloriosamente da un periodo di rifiuto per i legumi (a breve un’altra ricettina salvacena pulcina-approved niente ma proprio niente male).
Prima di trascrivervi la ricetta, volevo anche dirvi che ieri ho visto da Sigrid un piatto nel quale comparivano anche dei ceci al forno, lei se ho ben capito prima li ha lessati, poi asciugati, e poi passati al forno e tostati a 220°C per dieci minuti, poi li ha rimescolati e ripassati in forno per altri dieci minuti; suppongo che se non vi andasse di friggere la cosa possa funzionare anche per le fave.

Ingredienti:
200 grammi di fave sgusciate secche
olio extravergine d’oliva
sale marino integrale
peperoncino o paprika
spezie a piacere

Strafacile. Mettete a mollo le fave per 24-36 ore cambiando l’acqua tre o quattro volte, poi scolatele, sciacquatele e mettetele ad asciugare all’aria su uno strofinaccio.

Mettete a scaldare due dita d’olio in una padella preferibilmente di ferro, aspettate che l’olio arrivi alla temperatura ideale (una buona indicazione è guardare quando attorno la coda di un cucchiaio di legno immersa nell’olio si formano una corona di bollicine che partono verso l’esterno) e facendo attenzione agli schizzi mettete una certa quantità di fave alla volta a friggere (non troppe altrimenti l’olio si raffredda e le fave assorbono l’olio e non troppo poche altrimenti la temperatura sarà troppo calda e si bruceranno prima di essere cotte, oltre al rischio che l’olio fumi).
Man mano che sono cotte (tenete conto che se le cuocete di più diventano tipo noccioline, se le cuocete meno conservano molto di più il sapore delle fave) prendete tutte le fave con una schiumarola, adagiatele sulla carta gialla per asciugare i fritti (non utilizzate lo scottex o altra carta sbiancata e con colle) e mettete immediatamente le nuove prima che l’olio si scaldi troppo (non deve fumare, non deve fumare, non deve fumare, la regola più importante delle fritture!).
Spolverate con sale e tutto quello che volete (il peperoncino ci sta meravigliosamente).