Tutte le volte che possiamo acquistiamo la verdura a chilometro zerissimo, vale a dire dal contadino (ex muratore ed ex un sacco di cose) che vive al primo piano della piccola casa dove abitiamo qui in campagna.
peperoncini verdi ricetta
Il nostro appartamento l’abbiamo comprato da lui (oddio, l’abbiamo comprato è una parola grossa, diciamo che abbiamo acquisito un debito inestinguibile con una banca sanguinaria), che ha costruito tutta la palazzina, nella speranza paterna e antica di metterci dentro i suoi figli (che giustamente si sono creati una loro vita dove gli è parso meglio).

Ovviamente ho martellato Natalino con tutte le domande d’uopo in questi casi, perché non è che perché uno è un contadino non usa roba sintetica per dare, come dire, un aiutino alle piante; ma per fortuna lui è della razza testarda e sospettosa, e salvo qualche caduta di stile per motivi del tutto comprensibili (come faceva a sapere che le piantine acquistate sono già state bombardate di schifezze, e che gli scarti del pancarrè che il bar gentilmente gli regalava per le galline non erano la cosa più sana da dare loro?) è talebano quasi quanto me, e, cosa che mi riempie di gioia, dall’anno scorso ha anche smesso di comprare le piantine e ha ricominciato a usare i suoi semi.

E ha anche notato che le piante cresciute così sono nettamente più forti; e grazie, provate un po’ voi a far crescere un bambino dando al suo sistema immunitario continue stampelle: per quale motivo il suddetto sistema dovrebbe funzionare? Lui va in pensione, e chi s’è visto s’è visto.
Sono anche riuscita a convincere Antonietta, sua moglie, a usare lo zucchero grezzo, e piano piano confido di contagiarla con il virus della consapevolezza; non è difficile, in fondo le uova che usa sono quelle delle sue galline (e i polli pure), le verdure e qualche albero da frutta ce le hanno; ieri le ho portato una bustina di polvere lievitante senza fosfati – insomma il piano di conversione è in atto.
ricette con i peperoncini
Ieri eravamo giù da loro (Emma adora passare un po’ di tempo con i suoi “nonni adottivi”), e Natalino ci ha raccontato una storia che volevo condividere con voi. Dovete sapere che lui (nonostante li coltivi) odia i pomodori, non può neanche sentirne l’odore (da crudi, da cotti diciamo che li sopporta). Quando iniziò a lavorare, a otto anni (!!!!!) la mamma gli preparò per il pranzo al sacco una pagnotta fatta in casa e un pezzettino di formaggio; un suo compagno di lavoro, conoscendo la sua antipatia per quel tipo di solanacee suddette, per fargli uno scherzo aprì il pane e lo riempì di pomodori. Lui tutto orgoglioso ci ha detto che nonostante una fame feroce si rifiutò di mangiare, a testimonianza della sua testardaggine e, secondo lui – ma anche secondo me – del suo carattere :-)
No, per carità, non sono per il lavoro minorile. Ma mi ha commossa il fatto che lui raccontasse di andare a lavorare a quell’età come se fosse la parte secondaria della storia. E pensare che poi nella sua vita è riuscito a costruire una palazzina partendo dal nulla – ecco, questa è la vera creatività. Partire da zero, anche se non si hanno riferimenti culturali (quelli didattici, intendo) testardamente, ottusamente, e seguire il proprio istinto.
peperoncini verdi imbottiti
Questi peperoncini magnifici ovviamente sono i suoi. Ve lo devo dire quanto è diversa la verdura appena colta da quella che ha passato ore prima nei camion e poi sugli scaffali? Un abisso.
Non ve lo dico per fare quella che se la tira (io vivo in campagna, tatattatatta, e voi noooo), ma per instillarvi il germe del dubbio. Di come sarebbe la vostra vita se vi spostaste un pochino dalla città, verso le periferie meno abitate. O, se proprio il lavoro vi lega indissolubilmente alla città, se nei fine settimana riusciste a visitare posti dove acquistare direttamente dai produttori, quelli che vi ispirano, quelli che vi stanno simpatici. Quelli che vi portano sul campo a vedere le verdure e le strappano direttamente dalla terra, davanti a voi.

Ingredienti:
dieci peperoncini verdi lunghi
60 grammi di pecorino poco stagionato*
1 zucchina media
1/2 cipolla fresca
3 pomodorini rossi
2 o 3 cucchiai di pangrattato di farro
1 uovo
un mazzetto di prezzemolo
qualche foglia di menta fresca
sale marino integrale
olio extra vergine d’oliva

*lo stesso del cake dell’altro giorno. Vi dirò, vi dirò! :-)
Preriscaldate il forno a 200°C.
Per prima cosa tagliate la cipolla, la zucchina e i pomodorini a dadini molto piccoli e fateli saltare in padella con un fondo d’olio a fuoco medio per qualche minuto. Non c’è bisogno che si stufino, devono solo essere un po’ meno crudi.
Spegnete, travasate in una ciotola e lasciate che il composto si raffreddi. Quando sarà abbastanza freddo da poterci mescolare l’uovo senza che quest’ultimo si cuocia prima del tempo, aggiungete gli altri ingredienti: il pecorino tagliato anch’esso a dadini molto piccoli, l’uovo, il prezzemolo, la menta, il pangrattato (mettete il terzo cucchiaio solo se il composto dovesse essere troppo liquido), il sale e un pochino d’olio.
Lasciate riposare il tutto per qualche minuto; intanto lavate i peperoncini, tagliate la calotta e asportate la parte con i semini, facendo attenzione a non romperli (tagliate prima con un coltellino affilato i filamenti che legano i semini all’involucro e poi tirate fuori i semi molto delicatamente).
Riempite i peperoncini con le verdure cercando di andare in profondità (usate un bastoncino, o come me, il dito) e ammucchiateli da una parte (io li ho infilati in un bicchiere per non far rovesciare il ripieno, anche se era piuttosto solido – più che altro l’ho fatto perché erano carini in quella posizione, ehm).
A questo punto disponeteli in una teglia e infornate per una ventina di minuti, o fino a quando la pelle dei peperoncini non si coprirà di macchie marroncine.
Se preferite potete anche saltarli in padella con un filo d’olio (quelli nella foto appartengono a questa seconda versione), ma in quel caso dovete regolarvi bene con la fiamma, che non deve essere bassa ma neanche troppo alta, per non farli bruciare fuori prima che il composto sia cotto dentro; inoltre fate molta attenzione perché l’olio schizza tantissimo e il ripieno tende a uscire (si compatta molto meno).
Secondo lo zac (assaggiatore ufficiale nonché futuro consorte – forse!!!) la versione cotta in forno è molto più gustosa. A me sono piaciuti anche quelli in padella, inoltre hanno il vantaggio di essere meno cotti; fate voi.
Serviteli freddi come aperitivo, fingerfood, oppure per un picnic.
A pranzo, non a cena, a mano che non vogliate passare la notte con gli occhi ben aperti (per via del pecorino) ;-)