Mercoledì scorso a lezione di yoga ho conosciuto una giovane donna molto bella, piena di fiducia nel presente e nel futuro, con due occhi grandi come fanali e chiari come la luna, una di quelle persone che il destino ogni tanto mette sul tuo cammino come un’insegna luminosa lampeggiante in un deserto, e che dice qualcosa tipo: “sei sulla strada giusta, continua di qua”.

Più tardi con zac abbiamo preso una tazza di tè con un uomo molto concreto, totalmente calato nella realtà che lo circonda, lontano da me anni luce per tante cose, ma intento in una battaglia molto simile alla mia, che però si svolge con modalità diverse (e molta più pazienza di quella che ho io). Abbiamo parlato di raccolta differenziata (voglio dire, la prima volta che vedo in ambito politico una brochure stamapata su carta certificata FSC e riciclata al 100%), di salvaguardia dell’ambiente, di risparmio energetico, di verde pubblico (ve l’ho detto, vero, che qui siamo in pieno Parco di Veio?), di orti sociali e orti scolastici, e di wi-fi e fibre ottiche. Di storia intrecciata al progresso, ma quello intelligente e ponderato.
Alle elezioni di maggio voterò per lui (che continuerà il lavoro che è stato fatto negli ultimi anni) e spero che le cose vadano nella direzione di cui abbiamo parlato. È strano, ma per la prima volta mi sembra che il mio voto possa avere veramente un peso, e non riesco a togliermi dalla testa che questo sia un altro insperato vantaggio di vivere qui. E il primo che mi taccia di idealismo lo picchio (voglio dire, dall’alto del mio metro e sessantuno posso essere molto pericolosa)!
Questo paesino sta diventando un piccolo centro illuminato, e zitto zitto guadagna punti ogni giorno, come quando via alla posta e ci sono tipo tre persone davanti a te, e te la risolvi in dieci minuti, o al comune, che tra parentesi è in un bellissimo palazzo antico, a fare la carta d’identità, e in cinque minuti sei fuori.

Sì, qua e là ci starebbe molto bene un po’ di cinema o di teatro, e proprio una volta ogni tanto anche un bel bagno di folla (e sì che ne ho fatti a iosa nella mia dissoluta vita precedente), ma per quello c’è Roma che si trova due passi. Devo ammettere che se chiudo un occhio (e anche l’altro) su tutto quello che riguarda la sussistenza economica credo di aver raggiunto il 97% di tutto quello che ho sempre pensato significasse essere felici (mi manca una salute fisica medio-buona, ma mi sto organizzando per instaurare l’equilibrio necessario).

Il punto è (era pure ora) che la scelta di spostarci, che implicava un sacco di cambiamenti sostanziali nel modo di vivere e lavorare, abbiamo dovuto farla con lo stesso stato d’animo di quando devi tuffarti da uno scoglio moooolto alto: chiudi gli occhi e buttati. E adesso posso dire con una certa cognizione di causa che la felicità passa dal non avere paura (o dall’essere un po’ incoscienti, alle volte). E la rete ha avuto un grosso peso su tutto questo: più apprendo, meno ho paura. La chiave è studiare, capire, fare; dubbi e paure si dissolvono da soli.
In tutto questo, qua e là fa capolino Antonietta (a questo punto mi sa che ve la devo fotografare, così le date un volto!) che nello specifico l’altro giorno mi ha portato delle meravigliose puntarelle appena colte nel loro orto, che quando le ho viste mi sono commossa come se mi avesse portato un mazzo di rose bianche (che pure quelle le adoro, eh, ma non posso guardarle senza pensare che, certo, se *quei* petali fossero commestibili…).

La cicoria in genere e le puntarelle in particolare, hanno molte qualità nutrizionalmente interessanti, e la cosa più bella è che sono piante che crescono spontaneamente nei campi, con una velocità e una rigogliosità folli. Essendo le puntarelle l’infiorescenza del cicorione sono la parte più vitale e biologicamente attiva della pianta. Rispetto alla cicoria sono meno drenanti, ma forniscono più ferro, in una forma molto biodisponibile, quindi viene assimilato facilmente, senza irritare lo stomaco e senza pesare sul fegato.

Cucinate crude con olio, aglio e alici stimolano la tiroide senza eccitare il sistema nervoso (l’aglio è sedativo) e non mettono in difficoltà i reni. Ovviamente cotte perdono molto del ferro che contengono.

Sono un’ottima associazione con il pesce (frenano l’eccesso di iodio che c’è nel pesce che rischia di stimolare troppo la tiroide) e si accompagnano benissimo anche al formaggio, del quale modulano gli effetti negativi (irritabilità, aumento della viscosità del sangue, impegno digestivo).
Tutto questo secondo la bioterapia nutrizionale. Secondo me invece hanno un’altra qualità importantissima e imprescindibile: sono troppo carine tutte ricce ricce! E croccanti! E poi sono superbuone, con tutti quei germogli croccanti e la salsetta agliosa-aliciosa. In realtà non so se c’è qualcuno che non conosce questa ricetta, ma magari per chi non è di Roma potrebbe essere una piacevole sorpresa. E se già sapete tutti come prepararle, guardate le figure :-)

Ingredienti:
puntarelle come se piovesse
qualche acciuga sott’olio
uno spicchio d’aglio bello intenso
olio extravergine d’oliva
sale marino integrale
aceto di mele quanto basta

Prendete una grossa ciotola di metallo e riempitela di acqua e ghiaccio e munitevi di un coltellino ben affilato (e di molta pazienza, o di un carattere ossessivo compulsivo come il mio).

Per prima cosa staccate i vari “tubicini” delle puntarelle gli uni dagli altri; quando avrete davanti uno di questi tubicini, quello che dovete fare è tagliare la parte finale fino a quando non vedete un buchino, e poi partendo da lì (dal fondo) cominciare a spellare quelli più grossi, con l’aiuto di un coltello, come vedete nella foto. Questa operazione serve a far sì che le puntarelle si arriccino per bene. Se le puntarelle sono molto giovani e non riuscite a tirar via nulla perché la pellicina è morbida vanno bene anche così.
Tagliate poi ogni tubicino a metà nel senso della lunghezza, ogni metà a metà e così via fino a quando otterrete delle fettine dello spessore di due o tre millimetri (va bene anche quattro, và!) e lunghe cinque o sei centimetri. Man mano che ottenete le vostre striscioline mettetele nell’acqua ghiacciata. Non vi preoccupate se non si arricciano subito, ci vorrà una mezz’oretta.
Se ci sono foglie piccole e tenere lasciatele pure attaccate, e cercate di salvare tutti i germogli perché sono la parte più buona.
Quando tutte le puntarelle saranno state ridotte alla ragione lasciatele nell’acqua ad arricciarsi per bene e intanto preparate la salsa. Mettete le acciughe, l’olio, lo spicchio d’aglio grattugiato con il minipimer (o spremuto con lo spremiaglio), il sale e l’aceto (la quantità dipende dalle puntarelle – io ho usato uno spicchio d’aglio intero, un bicchierino d’olio, qualche cucchiaio di aceto e sei o sette acciughe) in un piccolo mortaio (ho provato con il tritatutto ma non funziona) e schiacciate bene fino a quando non otterrete una pasta superbuona.
A questo punto non dovete fare altro che scolare le puntarelle e asciugarle molto bene (altrimenti la salsa si annacqua), condirle con la salsetta e servire a tavola.

Molti suggeriscono di metterle in frigo già condite per una notte, io ci ho provato ed è vero che le puntarelle diventano più saporite perché si impregnano bene con la salsa; però perdono la croccantezza (guardate la foto qui sopra), e per quanto mi riguarda croccantezza batte salsa. Magari può essere una buona soluzione se per caso avanzano (ma non avanzano) :-)