Pare che il mio articolo-inchiesta sui pesticidi pubblicato nell’ultimo numero di Valore Alimentare abbia suscitato un certo interesse, a giudicare dalle richieste di interviste da parte della radio e della televisione.

Uno dei giornalisti che mi hanno intervistato mi ha candidamente confessato che prima di leggere l’articolo era convinto che la versione ufficiale delle Autorità, così rassicurante (le leggi sono rigorose, i controlli sono accurati, i prodotti che risultano fuori-legge ai controlli sono pochissimi, l’U.E. sta vietando molti pesticidi tossici, ecc.) fosse da prendere sul serio. E invece no, perché quella versione dice soltanto una mezza verità.

È vero che i controlli per i residui dei *singoli* pesticidi sono accurati, ma non tengono conto che in un alimento possono essere presenti i residui di *molteplici* pesticidi.
Se ciascuno di essi è sotto i limiti di legge l’alimento viene dichiarato sicuro dalle Autorità, ma può non esserlo perché, nel loro insieme, i residui dei diversi pesticidi presenti nello stesso alimento possono esplicare un’azione nociva per un effetto sinergico (l’uno esalta l’azione dell’altro) o sommatorio (la somma degli effetti dei singoli è nociva).

Non si tiene conto inoltre di altri fattori, come l’accumulo col tempo di questi residui nell’organismo umano e la tollerabilità da parte di fasce di popolazioni “metabolicamente deboli”, come bambini, donne in gravidanza, anziani, pazienti con problemi renali o epatici.
Normalmente si tende a credere che i residui dei pesticidi si trovino solo nei prodotti vegetali e non in quelli animali. Non è così, perché se gli animali consumano mangime vegetale che contiene pesticidi questi si vanno a depositare nel grasso, o si accumulano nelle uova, o ancora vengono riversati nel latte. E questo non vale solo per i pesticidi, ma anche per i tanti farmaci che vengono somministrati agli animali a causa delle frequenti malattie alle quali vanno incontro per le stressanti condizioni di allevamento.

E non è finita, perchè farmaci sono somministrati agli animali anche per farli crescere e produrre oltre i limiti fisiologici. Questa logica perversa ha portato a concepire il mangime medicato, cioè arricchito di farmaci, a scopo preventivo, che ormai è di uso comune tra gli allevatori industriali.
Evidentemente le storie allucinanti vissute nei decenni passati non hanno insegnato nulla: bambine in fase di svezzamento che sviluppavano mammelle, come se fossero tredicenni, per aver mangiato omogenizzati di carne da animali trattati con estrogeni; persone dal cuore sano che avevano problemi di cuore perchè mangiavano carne dopata con clenbuterolo per produrre carne magra. Senza contare poi che, per l’alimentazione unilaterale e a base di concentrati proteici e scarsa in foraggio fresco e fieno, gli animali tendono a dare prodotti sempre più ricchi di grassi saturi e poveri di grassi benefici come gli omega-3. Questo è il motivo per cui circolano nei supermercati confezioni di latte “arricchito di omega” mediante l’aggiunta di olio di pesce.
Sapevate che *quasi la metà* degli antibiotici prodotti dalle industrie farmaceutiche viene usata negli allevamenti zootecnici?!
Ho pensato di mostrarvi una tabella dove potete osservare la percentuale di campioni risultati non conformi alla normativa UE per contenuto di pesticidi e/o diossina in Italia e in qualche altro paese comunitario, per diversi prodotti animali.
I dati che vi riporto (scusate la noia dei numeri) sono desunti da un documento ufficiale, il “Technical Report of EFSA”, (supporting pubblications 2011:158) relativo alla presenza di farmaci e pesticidi nei prodotti animali. Una vera miniera di informazioni per chi ha tempo e voglia di approfondire queste questioni, ma che richiede anche una certa competenza per potersi districare tra le cifre e le percentuali che sono riportate.

Lascio a voi valutare e commentare questi dati. Da parte mia mi limito a dire che dovrebbe far riflettere che negli alimenti si trovino ancora residui di DDT nonostante questo insetticida sia stato vietato da decenni.
Desta poi meraviglia il fatto che nella “virtuosa” Germania 2 campioni di carne bovina sui 5 esaminati siano risultati non conformi. Per la carne di maiale poi, in Spagna, 1 campione su 11 è risultato non conforme per il contenuto in diossina.
Ma lasciamo da parte i pesticidi; il report dell’EFSA fornisce anche dati relativi al contenuto di residui di farmaci veterinari (ormoni, antibiotici, cortisonici, antielmintici, antiparassitari, ecc.).
In questo caso il primato per i prodotti non conformi spetta ad alcuni paesi dell’Est; eccovi alcuni casi.
Estonia (per la carne bovina, 2 campioni su 7 per il contenuto in testosterone e 5 su 206 per il contenuto in cortisonici); Lituania e Latvia (per la carne di maiale, rispettivamente 1 campione su 17 e 2 campioni su 29 per antibiotici); Polonia (per il pollame, 1 campione su 23 per gli antibiotici; 7 campioni su 158 per un colorante, la malachite; Slovenia (per il latte, 1 campione su 25 per antibiotici). Anche i prodotti animali che vengono dall’Irlanda e da Cipro non brillano per sicurezza.
Insomma, pare proprio che il proverbio che dice “moglie e buoi dei paesi tuoi”, almeno per i buoi che ci danno carne o latte, non faccia una grinza.
Il mio parere? Secondo me un ottimo modo per difendersi è fare attenzione quando si acquistano tutti i prodotti animali, e in particolar modo la carne, alla filiera, che deve essere non corta, ma cortissima. Oggi invece si compra carne di maiale, e tutto l’anno, a meno di 5 euro al chilo, senza avere la minima idea sulla sua provenienza, su come siano stati alimentati gli animali, su quali siano state le condizioni di allevamento.
La carne va mangiata con molta moderazione (calza proprio a pennello l’adagio “poca ma buona”), e quella che si mangia deve essere assolutamente pregiata; è possibile trovarla, ma costa sicuramente di più rispetto a quanto siamo abituati a spendere. Se non si può o non si vuole spendere di più è molto meglio diventare vegetariani, anche se nolenti.
Personalmente non mangio carne ma, con moderazione, uova, latte e formaggi sì.
Ho la fortuna di conoscere i produttori, sono biologici (seri) e biodinamici, e fornitori di prodotti animali appassionati ed onesti come quel signore di cui izn ha fatto tempo fa un ritratto. Vi confesso che ogni boccone è una delizia per il palato.