Ho appena fatto colazione, la stessa che faccio da una vita, e cioè una fetta di pane integrale lievitato con pasta madre, sopra un velo di burro biodinamico tedesco (viene da lontano, lo so, il km 0 se ne va a farsi benedire, ma è il più buono che riusciamo a trovare dalle nostre parti) e un bel cucchiaio di marmellata di more fatta in casa l’estate scorsa (di cui mi vanto di essere uno degli artefici avendo contributo alla raccolta, faticosa e sanguinosa, di questi inaccessibili frutti).
colazione bilanciata
Insieme ad un bicchiere di latte di capra che vado a prendere da un pastore che sta su alla montagna che fa da sfondo al paese in cui vivo (Ninfa) e che pastorizzo da me (non si sa mai) a 80° per un attimo usando un termometro da formaggio (bollire il latte è un’offesa a questo nobile alimento), e a un pugnetto di mandorle (ma, quando ci sono, preferisco qualche noce).
E naturalmente ad una tazza di caffè biologico, che non faccio tanto ristretto (ma che napoletano sono?) perché a me piace berne una bella tazza piena – come gli americani (anche se la loro può essere brodaglia, più in là vi dirò perché) – fragrante ed aromatica.
Una colazione davvero con i fiocchi (è solo metafora, non mi riferisco ai fiocchi di mais, per carità, che sono una vera aberrazione) che mi mette quotidianamente di buon umore. Oggi un po’ di più perché c’è sole dopo tanti giorni di pioggia e sono riuscito ad accendere la stufa a legno in un baleno (cosa che mi riesce di rado). La congiuntura è dunque favorevole per tornare a scambiare quattro chiacchiere con voi (intanto la Cocò, la gatta intellettuale della famiglia, è salita sulle mie ginocchia e prova a scrivere con me al computer questo pezzo, mentre l’altra, la Ninì, che non è interessata all’alimentazione degli umani, girovaga per il giardino nella speranza di fare colazione come si conviene ad un felino con un buon topolino (come è crudele la natura, se la prende sempre con i più deboli).
Ma torniamo alla colazione. Sono poche ormai le persone che la fanno come si dovrebbe (la dott.ssa Elena ve ne ha parlato tempo addietro). Perché si è rinunciato a questo “banchetto degli dei” e con che cosa si è sostituito?
L’industria alimentare, attraverso la pubblicità, ha convinto i consumatori sprovveduti – e sono la maggioranza (scusatemi, non lo dico con cattiveria) – che pane e burro fanno ingrassare e perciò sono da sostituire con alimenti di loro produzione “più dietetici”.
Così, via il pane dalla tavola e sotto con surrogati (fette biscottate, merendine, cereali per la prima colazione, cornetti). No al burro ed evviva la margarina. Il latte intero? Ma per carità, ha troppo grasso, meglio quello parzialmente scremato (e così del grasso tolto al latte l’industria ne fa burro che poi vende a parte guadagnandoci due volte).
Non è stata risparmiata la marmellata casalinga, prima perché ormai pochi si cimentano a farla, e non mi dite per mancanza di tempo perché è solo pigrizia; poi perché quella che si compra al supermercato è così invitante con quei suoi colori accesi e la consistenza al punto giusto (nota personale: ciò è frutto della sapienza dell’industria nel dosare gli additivi e non della qualità e della quantità di frutta che ci sta dentro), mentre quando si tenta di farla in casa esce sempre sbiadita e molliccia. E poi il colpo di grazia: la marmellata del supermercato la mangiano le persone famose della pubblicità televisiva (altra mia nota: ma quei personaggi sono pagati profumatamente per far finta di mangiarla!).
Siamo davvero diventati marionette nelle mani dell’industria alimentare! Per rendercene conto, basta esaminare qualcuno dei prodotti che hanno sostituito il pane a colazione.

Prendiamo le fette biscottate

Sarà perché sono leggere leggere e quasi diafane per l’eccessiva lievitazione, sarà perché sulle etichette c’è sempre un’allusione alla loro presunta capacità di non fare ingrassare (leggo sull’etichetta delle fette biscottate Armonia “semplici e leggere” del Mulino Bianco “perfette, a basso contenuto di sodio”), il dato rattristante è che molti consumatori ci sono cascati e ne consumano a iosa. Ma sbagliano ed è facile capire il perché leggendo gli ingredienti in etichetta.
Esaminiamo proprio le fette biscottate Armonia, che vanno per la maggiore.
Gli ingredienti sono: farina di frumento (è farina bianca), lievito naturale (scritta equivoca, ma la legge lo permette, per indicare il lievito di birra), grasso vegetale non idrogenato (se non ha subito trattamenti per la solidificazione, deve essere costituito prevalentemente da olio di palma e/o olio di cocco), zucchero (cioè zucchero bianco di barbabietola), estratto di malto d’orzo e mais (è un ingrediente che non ha valore nutritivo, ma viene aggiunto per dare alle fette un colore ambrato e per renderle croccanti), sale, farina di frumento maltato.
La tabella nutrizionale ci dice che se se ne consumano 6 fette, che sono pari a quasi 50 grammi, si ingeriscono circa 200 kcal, 3,4 g di zucchero e 1,2 g di grassi saturi. Vale a dire molte più calorie e zucchero di una fetta di un buon pane integrale a pasta madre di pari peso (120 kcal e zucchero e grassi saturi quasi assenti) e meno fibre (il pane ne dà 3 grammi). Senza contare poi che quei 50 grammi di fette biscottate costano abbastanza di più di una fetta di buon pane.
Il ragionamento non cambia per gli altri prodotti da prima colazione.

Il Nesquik cereali, ad esempio, ha questi ingredienti

Cereali, zucchero, cioccolata in polvere, destrosio (è zucchero invertito, cioè una miscela di glucosio e fruttosio), olio vegetale (cioè oli di diversa provenienza estratti con solventi chimici), sale, cacao magro in polvere, correttore di acidità: fosfato trisodico (è l’additivo E 339iii, che sarebbe preferibile evitare come tutti i fosfati e polifosfati), aromi, vitamine varie.
In base alla tabella nutrizionale, se se ne consumano 30 grammi con un bicchiere di latte, si assumono 174 kcal, 16,4 grammi di zucchero, 1,6 grammi di grassi saturi, 1,5 grammi di fibre. Da tener presente che, ingerendo tutta insieme una quantità così grande di zucchero (quasi 1/3 di quella massima che secondo l’OMS un adulto può ingerire quotidianamente, figuriamoci poi i bambini), si determina un picco di glicemia così elevato che può causare di rimbalzo una successiva crisi ipoglicemica con insorgenza di fame e conseguente necessità della merendina-spuntino a metà mattinata. Quindi, anche in questo caso, meglio il nostro buon pane quotidiano, perché apporta meno calorie e molto ma molto meno zucchero.

I corn flakes non sono da meno

Gli ingredienti sono: mais, zucchero (è zucchero bianco di barbabietola), aroma di malto d’orzo (non essendoci scritto naturale, si deve ritenere che si tratta di aroma artificiale), sale, vitamine varie.
50 grammi apportano 190 kCal e 4 grammi di zucchero. Quindi anche loro sono molto più calorici e abbastanza più pieni di zucchero del pane integrale. Per inciso vi informo che i corn flakes sono stati inventati per caso dal Dott. Kellogg che nella cucina della sua clinica si era dimenticato sul fuoco dei cereali in cottura. Per non buttarli, li riciclò come fiocchi ai suoi pazienti (Valore alimentare n. 24, rubrica “Curiosando, indagando… giocando”).

E per finire, il cornetto

Forse tanti di voi non lo sanno, ma ormai si contano sulla punta delle dita i pasticcieri che fanno i cornetti nel loro laboratorio partendo dagli ingredienti base, che poi sono quelli canonici, zucchero, farina, lievito, uova, burro e un pizzico di sale. Come accade per il “panettone artigianale”, anche i “cornetti caldi” sono prodotti dall’industria sotto forma di “semilavorati”, che poi è un eufemismo per dire che si tratta di cornetti congelati che vengono scongelati (a 180°C per una ventina di minuti) qualche ora prima di metterli, appunto caldi caldi e fragranti, in bella mostra al banco. Eccovi gli ingredienti: farina di grano tenero 00, margarina vegetale (possibile presenza di grassi idrogenati), zucchero (raffinato da barbabietola), burro, sale, latte magro in polvere, miele, malto, emulsionante: l’E 472f (uno dei soliti derivati dei mono e di gliceridi di acidi grassi di cui vi ho parlato trattando il panettone), aromi naturali. Se poi il cornetto è ripieno di marmellata o di cioccolata, c’è da aggiungere altri ingredienti come lo sciroppo di glucosio, i gelificanti, gli acidificanti e il cacao.

Per chiudere un aneddoto personale: per anni sono andato di tanto in tanto a gustarmi un cornetto in una pasticceria vicino al Vaticano (per sfizio, non per fare colazione). Era così saporito. Poi il cornetto diventò immangiabile; tra i denti il pasticcere mi confessò che fare il cornetto con le sue mani gli costava troppo e quindi avrebbe dovuto farlo pagare di più rispetto alla concorrenza. Per non chiudere bottega, si era adeguato mettendosi anche lui a scongelare i “cornetti semilavorati”. Così poteva reggere la concorrenza, perché quei cornetti gli costavano soltanto venti centesimi l’uno.
Avrei preferito pagare per il suo cornetto di una volta qualunque prezzo; non ci sono più andato perché il nuovo valeva molto meno degli 80 centesimi che costava. Un grido accorato: ridateci il cornetto di una volta, dateci la possibilità di sfiziarci di tanto in tanto.

A seguire le merendine, la margarina, e il cosiddetto caffè all’americana, lo yogurt, la mitica nutella e la crema di nocciole (che mi pare di capire piace tanto alla nostra dottoressa Elena). Anche su questi alimenti ne leggerete delle belle. A presto, impegni permettendo :-)