Perdonatemi ma il gioco di parole era troppo bello. Anche nel film si parla di veleno, e anche nel film si parla di un’operazione subdola, bugie varie e pazzi maniaci. Insomma, avete letto cosa sta accadendo?

La notizia è molto ma molto più grave di quanto stia sembrando attraverso la comunicazione tradizionale (strano, eh?), anche perché per capire veramente la rilevanza della cosa bisogna possedere alcune conoscenze senza le quali interpretare i fatti è molto difficile; per fortuna ho validi consulenti in grado di illuminarmi.

La prima cosa che dovete sapere è che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il valore *massimo* di arsenico presente nell’acqua potabile deve essere al di sotto di 10 microgrammi per litro (anche se, insieme all’Unione Europea, l’Oms sta comprensibilmente valutando di abbassarlo quasi a zero). Se l’acqua ne contiene di più non è adatta all’uso umano.

Un microgrammo non è un milligrammo. Mica voglio insinuare che non conoscete le unità di misura, solo che io non lo sapevo, quindi mi permetto di dirlo pure a voi: un microgrammo è la millesima parte di un milligrammo. Ci vogliono mille microgrammi per fare *un* milligrammo.

Quello che sto cercando di dire è che la quantità di calcio, di ferro e di altri metalli non molto nocivi che possono essere presenti nell’acqua potabile si calcola in *milligrammi*; invece oligoelementi come il nichel, il cromo, il cadmio, l’uranio o, appunto, l’arsenico sono talmente nocivi che per misurarne la presenza massima perché l’acqua non sia velenosa bisogna ricorrere ai microgrammi di cui sopra.

L’arsenico inorganico è uno degli elementi più tossici che esistono. Può causare irritazione dello stomaco e degli intestini, produzione ridotta di globuli rossi e bianchi del sangue e irritazione dei polmoni, bassa resistenza alle infezioni, disturbi a cuore e danni al cervello. Sembra che possa intensificare le probabilità di sviluppo del cancro, soprattutto il cancro della pelle, il cancro polmonare, il cancro al fegato e il cancro linfatico. Può causare sterilità e false gestazioni nelle donne incinte, passare la placenta e in alte concentrazioni determinare danni fetali.

Lo stato Italiano è in deroga da molti anni con la Comunità Europea per quello che riguarda la potabilità dell’acqua in molte regioni. La prima deroga la chiese nel lontano 2001; chiese cioè il permesso (e lo ottenne) di *chiamare* ancora per qualche anno “potabile” l’acqua che erogava ai cittadini anche se la percentuale di arsenico era di 20 microgrammi invece di 10. Microgrammi. Considerata la pericolosità dell’arsenico, sarebbe come chiedere una deroga alla società autostrade per andare a 240 km all’ora invece di 120.

Dopo qualche anno chiese (e ottenne) di nuovo una deroga per arrivare a 30 microgrammi, e nel 31 dicembre 2009 (circa un’anno fa!!) ne chiese un’altra, stavolta per chiamare “potabile” l’acqua anche se aveva 50 microgrammi di arsenico per litro. Come chiedere di spostare il limite di velocità sulle strade a 600 km all’ora, cioè di ammazzarsi. Qualche giorno fa è arrivata la risposta della Comunità Europea, che per riassumere ha detto “speriamo che stiate scherzando” (eccovi qua il documento completo in pdf).

Ma non finisce mica qui. Uno dei dirigenti di Acea in questo articolo obietta che nella provincia di Roma la concentrazione di arsenico nell’acqua destinata all’uso umano non ha mai superato i 50 milligrammi per litro. E già questa affermazione sarebbe scandalosa. A parte che l’unità di misura che l’articolo riporta è sbagliata, si tratta di *microgrammi* non di milligrammi (grazie al cielo); comunque insomma se non sbaglio 50 microgrammi sono 40 in più rispetto ai 10 che sarebbero la soglia massima perché la gente non si ammali.

Ad ogni modo, poiché non c’è limite al peggio, la sua affermazione già molto grave è smentita in pieno dai prelievi effettuati a settembre di quest’anno presso una fontanella pubblica di Velletri, che hanno denunciato 57 microgrammi di arsenico per litro d’acqua.

Che si fa? Il problema adesso sapete chi se lo deve gestire? I sindaci. Che non potranno fare altro che comunicare alla popolazione che l’acqua non è più potabile; o meglio che non è più potabile da dieci anni, e che *probabilmente* l’aumento dei tumori nella popolazione che risiede ad esempio ai Castelli romani (dove i tumori sono aumentati del 12,86% guarda caso negli ultimi dieci anni) e, che ne so, a Napoli (dove sono aumentati del 13% sempre negli ultimi dieci anni) è in diretta correlazione con questo piccolo problema.

E la soluzione? In questo articolo Fazio minimizza sul motivo della presenza dell’arsenico nell’acqua, cito: […] Il ministro ha chiarito poi come il problema derivi all’arricchimento naturale delle acque legato alla presenza di arsenico in rocce alpine e preappenniniche […] e parla di dearsenificatori.
Intanto il fatto che l’acqua sia naturalmente arricchita di arsenico è una parziale bugia. È verissimo che l’arsenico è presente in natura in piccole concentrazioni, ma la presenza massiccia di questo metallo è colpa nostra, come sempre: i combustibili fossili liberano 80.000 tonnellate di arsenico all’anno, e inoltre anche le industrie produttrici di rame, piombo, zinco e l’agricoltura (l’arseniato di piombo è stato usato per buona parte del ventesimo secolo come pesticida sugli alberi da frutto) ne producono tantissimo.

Per quanto riguarda invece i dearsenificatori, non sono altro che deionizzatori; funzionano in questo modo: si mettono delle speciali resine (le migliori sarebbero quelle vegetali, ma in genere sono fatte con un tipo speciale di poliammide) in una vasca d’acqua (l’acqua deve essere statica, perché ci vuole un certo lasso di tempo perché la reazione avvenga), e se ho ben capito attraggono a sé parte degli ioni dei metalli presenti.

I metalli si trasformano quindi in qualcos’altro (nulla si crea e nulla si distrugge, come sapete) ma in cosa? Ad esempio nella famosa brocca che depura l’acqua (non faccio nomi per evitare ripercussioni), che agisce appunto sullo scambio ionico, nell’acqua viene rilasciato sodio, cosa che per la mia situazione renale (ma per chiunque abbia problemi di ritenzione idrica, immagino) è deleteria. Tanto è vero che chi ha l’addolcitore non deve assolutamente usare l’acqua addolcita per annaffiare il giardino, perché le piante morirebbero immediatamente a causa del sodio.

Il problema è innanzitutto che i deionizzatori hanno bisogno di una manutenzione continua, altrimenti sono praticamente inutili. Le resine devono essere pulite molto spesso, perché man mano che si saturano puliscono sempre meno; se si trattasse di calcio le resine basterebbe sciacquarle, invece per quanto riguarda l’arsenico è necessario mettere degli acidificanti; a quel punto ci si trova però con una grossa quantità di arsenico che non è semplice smaltire (è un po’ velenoso… non è che lo riversiamo nel territorio, vero, eh?)

Depurare l’acqua di una città con l’osmosi costerebbe decisamente troppo, quindi non è per adesso proponibile. L’acqua in bottiglia è migliore solo in alcuni casi, presenta moltissimi problemi (trasporto, stoccaggio, plastica, parametri a volte addirittura peggiori di quelli dell’acqua del rubinetto); ve ne parlerò meglio prossimamente.

Non so. Intanto se abitate nelle zone “rosse” eviterei di bere l’acqua del rubinetto, a differenza di quello che ci hanno raccomandato fino ad ora (ah, avete notato che nella pubblicità della Coop che incita a bere l’acqua del sindaco appare una scritta in caratteri piccolissimi che dice una cosa tipo “verifica la qualità dell’acqua di casa tua”)?

Ultima nota: In un servizio che si chiama “Arsenico: una situazione che fa acqua da tutte le parti” Daniele Piovino (lo stesso giornalista che ha intervistato me qualche giorno fa) ha incontrato – tra gli altri – proprio il nostro Roberto Serino; se il mio post vi è sembrato interessante la visione di questa trasmissione (divisa in tre parti, eccovi i link della prima, della seconda parte e della terza parte) sarà illuminante.