Ci sono persone parecchio fortunate, quelle che già alle elementari scrivono sul compito a casa che da grandi vogliono diventare medico, e poi te li ritrovi col camice bianco che ti misurano la pressione. Fino a poco tempo fa li invidiavo, e molto. Che io sono una di quelle che, a forza di bivi e di scelte (consapevoli o meno), arrivano a capire quale sarà la loro professione ideale ad un passo dalla pensione (o, meglio, dall’età pensionabile, che è diverso).
bagno caldo arancione
Non ci sono ancora, ma sono ottimista, che mi pare di intravedere un sottile fil rouge, da qualche parte, e prima o poi metterò insieme i pezzi e ne farò un tutt’uno. Un bivio importante, ai tempi dell’università, è stato quello: “storia dell’arte-geografia della percezione”. Ho scelto la seconda, ma ho continuato a lavorare per parecchi(ssimi) anni in un museo di arte moderna e contemporanea. Tutto questo per dire come il mondo dei colori sia stato parte integrante della mia vita professionale, e per molto tempo.
Ho superato il primo passo del colore visto razionalmente e chimicamente come puro pigmento (notevole, anche se non proprio leggero leggero, il saggio di Philip Ball). Poi ci sarebbe il colore culturale, quello degli stereotipi, del bianco-purezza, nero-lutto, rosso-passione. Ed anche il colore-emozione: colori caldi e freddi, per esempio. Però non mi basta, che a me interessa ancora di più la relazione colore-corpo, fisicamente parlando. Qualcosa che non sia ancora passato attraverso il setaccio della nostra razionalitá (rumore di molla che scatta: profumi? Sapori?)
Certo, tutti siamo consapevoli che il colore influenza la nostra vita. Io non riuscirei mai a vivere in un appartamento con le pareti dipinte di rosso e viola. Per dire. Dunque, provo a dare una parvenza di ordine: viviamo immersi nei colori, che influenzano corpo e psiche (vedi cromoterapia). Il colore è luce, energia, emozione.
Il cibo che mangiamo ogni giorno ha un colore. Naturalmente (eccheloscrivoaffá, sul Pastonudo…), meno è trattato e lavorato e manipolato e massacrato e conservato, più il colore è *attivo*. Chiaro che, quando ho letto l’introduzione di Izn, in cui scrive che il nostro corpo cerca quello di cui ha bisogno, ho dato per scontato che parlasse di colori. E mi sono subito chiesta cosa succederebbe, se tutti ci prendessimo un cinque minuti ogni tanto, per chiederci di che colore abbiamo voglia, oggi.
Beh, se è vero (come scrive Marisa Fenoglio – “Vivere altrove”, Sellerio), che si può sopravvivere a situazioni veramente difficili cantando in un coro ed “emettendo vibrazioni”, cosa succede se io le vibrazioni me le mangio, e le faccio agire dall’interno? E così quei due criceti che di solito dormono nel mio cervello si sono messi a far girare la ruotina, e nemmeno tanto lentamente (un po’ come i neuroni “a picchio” di Izn).
Ad essere sincera fino in fondo, c’era stato un libro sui colori dei chakra, che aveva fatto scattare un’altra molla. Perché ad ogni chakra corrisponde una lunghezza d’onda, e cioè un suono ed un colore. E sono collegati in modo abbastanza preciso ad importanti ghiandole endocrine e a vari organi del nostro corpo. Mooolto interessante, mettere tutto assieme, ma mi sa che ve lo risparmio, per stavolta.
In un laboratorio sul colore, al museo, illuminavamo alimenti diversi (c’era della carne, sicuramente, ed un uovo) con una luce blu, e poi chiedevamo ai bambini chi li volesse mangiare. Nessuno. E una volta ho fatto ridere lo chef di un albergo al Passo Pordoi, mentre stava preparando un rotolo di pasta sfoglia ripieno. Steso, così, già farcito, sembrava un quadro. Ero anche dispiaciuta, perché non sapevo come fare ad appenderlo…
Sono sicura che ognuno di voi ha mille e mille esempi, se solo ci pensa un attimo. Ieri ho cucinato miglio e lenticchie, quelle arancioni. Buonissimo al palato, ma avrei dovuto mangiarlo con gli occhi chiusi. Perché a vederlo così, tono su tono (del giallo), beh… mancava decisamente un guizzo cromatico.

Nell’ultimo mese mi sarei nutrita solo di arancione. Miscela di giallo e rosso. E anche un poco di verdolino caldo. Non ci sono dubbi: crema di zucca (con un filo di olio d’oliva e uno spolvero appena di maggiorana), senza latte, burro o panna. Se proprio devo scegliere una sola ricetta. E talvolta, quando proprio fuori era buio e umido e tirava un forte vento (ecco, lo sapevo, adesso non posso fare a meno di immaginare il mio amico Massimo e gli altri della Valsugana che intonano le canzoni degli alpini, mannaggia alla nostalgia…), anche una pioggerellina di farina di mais, per trasformarla quasi in un piccolo sole polentinoso. In fondo l’arancione è sempre stato il colore antidepressivo per eccellenza, consigliato per migliorare l’umore senza gli effetti collaterali negativi del rosso (troppa energia, aumento del battito cardiaco e della pressione. Quasi ansiogeno, in dosi massicce).

Nella cromoterapia si usano gli stimoli luminosi arancioni per regolare l’ipotalamo, la parte del cervello preposta al buon funzionamento del nostro orologio biologico (sonno-veglia, fame, desiderio sessuale, temperatura corporea). Che, di norma, in autunno ansima un attimo. Ve lo dico per esperienza, che qui le auto hanno i fanali accesi tutto il giorno, in questo periodo.
Rivitalizzante, comunica immediatamente gioia ed allegria.
Una maestra mi aveva detto, una volta: “Se vuoi farti amare dai bambini mettiti qualcosa di arancione. Non so perché, ma funziona”.
Ecco, l´arancione mi fa tornare bambina, e spensierata. Tipo da ciondolare le gambe seduta sul tavolo. A proposito: pare che i bambini si sveglino di buonumore, in questi mesi di svogliatezza scolastica, se si accende vicino al letto una lampadina arancione un quarto d’ora prima del loro risveglio. Mmm… non riusciró mai a convincere il fisico teorico a svegliarsi prima per illuminarmi… sob!
Ma veniamo al cibo. Di ricette mi sa che chi legge il Pastonudo non ne ha bisogno, che siete tutti una miniera di idee.
Ho trovato un bel riassuntino su colore e cibo, qui (anche se ammetto di aver pensato fino all’ultimo momento, se pubblicarlo o meno, perché ho postato almeno tre commenti chiedendo dei consigli sulle fonti utilizzate, o su testi che avrei voluto leggere, senza mai ottenere risposta alcuna… mah! Mi sa che sono all’antica, o sono abituata troppo bene con Izn, qui, e devo ancora imparare come funzionano, questi blog! ;-)). Peró i menu colorati mi hanno convinta; il link agli gnocchi di zucca speck e salvia non mi funziona, ma se qualcuna è interessata posso dare dei suggerimenti, che li faccio spesso. E anche questo libro mi ispira assai. Qualcuna lo ha giá letto?
I colori si possono anche bere: basta lasciare l’acqua qualche ora in una brocca arancione, o avvolta in un panno arancione, ed esposta alla luce solare (se non c’è troppo inquinamento atmosferico, però) o a una lampadina colorata. E poi berla, chiaramente. Voglio concludere, però, con una di quelle cose che mi piacciono tanto, ma tanto. L’ ho letta su un “Salute Naturale” di dicembre di un migliaio di anni fa e non l’ho più scordata.
La sera, nella calma più calma che riuscite a trovare, riempite la vasca da bagno con le bucce dei mandarini, delle arance, dei limoni che avete spremuto durante il giorno (qualcosa avrete mangiato, no?). E, se volete proprio esagerare ed avete qualche mela o pera inutilizzabile caduta dall’albero del giardino della vicina, tuffateci anche quella. Non credo di dover ripetere “biologico”, ma non si sa mai. Poi riempite d´acqua (non oltre i 38°!) ed immergetevicisi (come direbbe Anna Marchesini ;-)). Se vi volete proprio bene, un paio di candele di cera d’api (accese). Io lo adoro. Anzi, quest’anno non l’ho ancora fatto… quasi quasi…
p.s.: non voglio mai sapere in anticipo quali foto metterà Izn, a commento dei miei post. Perché aspetto felice che mi sorprenda. Ma se fa quello che temo, vi do un consiglio: non sfidatela *mai*.