Eccomi. In Italia, per ora. Ma come, settembre? Che, mica sarà successo qualcosa al computer di Izn, che si è messo a sparar fuori post così, a casaccio? No, è che a settembre non potevo scrivere per ovvi motivi (mancanza di pavimento sotto i piedi, reale eppur anche metaforica). E noi lettori del Pastonudo sappiamo bene quale sofferenza possa provocare questa imperfezione, questo cerchio dei mesi non chiuso completamente, questo non finito, per una Izn-Vergine con cinque pianeti in Vergine.

caffè di cicoria

Vorrei essere così anch’io, tutta sostanza (grazie, Valentina, ecco la parola giusta!), mentre tendo a volare come quegli insetti che si mantengono sempre a pelo d’acqua, attenti a non bagnarsi le ali trasparenti, oscillando su e giù cercando di intuire gli aliti di vento. Faccio una fatica immane, ma sto lavorando sul primo chakra, che pare mi porti ad avere un filino più di disciplina e, soprattutto, ad imparare l’arte di porre limiti. Quindi.

Settembre. Andiamo. Credo che almeno il 90% della popolazione italiana sopra ai trenta non possa fare a meno di collegare questo mese con i pastori abruzzesi. Ma si può? Voglio dire: con tutto il rispetto per D’Annunzio, ma ci sarà ben altro. Che ne so, la PFM, per esempio. Anche con Renga, fa niente (che non mi si dica che sono antiquata! Eh no, perché se veramente lo fossi avrei messo questa versione qui; che tengo sempre come mònito per ricordarmi che la mancanza di mezzi tecnici non impedisce la trasmissione di emozioni ;-))

Ehm, prima di andare avanti, la mia preponderante parte vanitosa mi sta picchiettando sulla spalla da ore ricordandomi di scrivere che non sono così vecchia da averli vissuti in diretta, gli esordi della PFM. Ok, scritto. Adesso lasciami andare avanti.

Dunque, settembre, dicevamo.

A settembre si ricomincia. Di solito, le vacanze sono finite. Vivendo anni in Germania, mi appare ancora più chiara l’assurdità delle vacanze estive lunghe tre mesi e dell’apnea quasi totale per il resto dell’anno. Sul Baltico (ex) democratico pensano che in Italia da giugno a settembre si sia costretti a stare sdraiati all’ombra immobili per il gran caldo. Appunto: io vengo dalle Dolomiti, fate un po’ voi. Non ve la sto a scrivere ancora delle loro fantastiche vacanze d’autunno, che se no mi tirate una scarpa.

Ma io me lo godevo, questo inizio attività anticipato (27 agosto, in Pomerania) in cambio di una bella pausa ad inizio novembre. Perché nel nostro sistema c’è qualcosa che non mi quadra. Ma come? La natura inizia a ripiegarsi su se stessa, come per prepararsi alla fine del suo ciclo vitale (novembre), e la società riparte di scatto, anno scolastico o lavoro che sia? E così guardo in alto a mo’ di Mimmo quando non capisce.

Credo che si dovrebbe prestare molta più attenzione al benessere *mentre* si lavora, e cioè per la maggior parte del tempo, piuttosto che una tantum, in quelle due o tre settimane di vacanza che, fra l’altro, nemmeno tutti possono permettersi. È chiaro che se arriviamo ad agosto stremati poi non ci possiamo lamentare se avremo difficoltà nel riprendere il ritmo. E via di acciacchi e mal di schiena e mal di testa e intolleranze e non digerisco più e che ansia e il cerchio si chiude. Fa niente. Noi pastonudisti una cosa abbiamo in comune: che cerchiamo di star bene tutto l’anno, un pochino al giorno. Vero? ;-)

Secondo la medicina cinese questo mese segna il passaggio dal fuoco estivo all’acqua autunnale. Il sole-fuoco che abbiamo assorbito durante l’estate adesso viene portato a maturazione. Siamo come un frutto che sta maturando. Se ci nutriamo con gli alimenti sbagliati rischiamo di perdere tutta la forza che abbiamo accumulato durante il riposo estivo.

Beh, come al solito non occorre star lì a cercare sui libri (o in internet). Basta farsi la solita domanda: che ci offre in questo periodo il territorio dove vivo? Che colori hanno la frutta e la verdura e la natura che mi circondano, in questo momento? Certo, se me ne sto sempre in ufficio o in casa piazzata davanti ad uno schermo non è facile.

Prima cosa, in settembre (e non solo, ma ora particolarmente): muoversi, passeggiare, anche corricchiare, un po’, se ce la si fa (che con il sudore si buttano fuori le tossine accumulate durante l’estate). Si vedranno tanto ocra, beige, marrone, nocciola e pure viola (oltre a sbirciare negli orti dei vicini per capire qual’è la verdura di stagione ;-)).

Insomma: ho letto tutto quello che avevo in casa, tra cinesi, antroposofici, ayurvedici e 3-numeri-3 di Salute Naturale (quelli delle origini: 1999, 2000, 2001), e tutti concordano che in settembre bisogna prestare attenzione agli organi che ci aiutano a smaltire le scorie prodotte dal nostro organismo (causa eccesso di calore di luglio e agosto): reni, pelle e fegato.

Un po’ come le piogge di settembre gonfiano i ruscelli e liberano il terreno dalle scorie dei mesi caldi. Bere e sudare in abbondanza, quindi. Brodi vegetali, succhi e centrifugati di frutta, grassi animali pari a zero.
Del fegato e del viola ne ho già parlato qui.

Ma scrivo ancora un attimo, perché mi interessa molto, specialmente in questo mese di stress-da-cambio-di-stagione. Io ho una cognizione di come siamo fatti pari a zero. Sto imparando ora quello che a scuola nessuno mi ha mai spiegato (ma non è una scusa). Se ho capito bene il fegato è l’organo centrale del metabolismo: crea e distrugge, e depurando produce tossine.

Fornisce energia pronta all’istante e, nel fare questo, anche scorie. Ripulisce il sangue da sostanze tossiche per il cervello (alla faccia di quelli che dicono che quello che si mangia non ha nessuna influenza su quello che si pensa, e quello che si pensa non ha nulla a che vedere con le nostre malattie).

È una grande fucina in cui continuamente viene forgiata e plasmata la forza che il sangue porta ai vari organi. È come l’humus per la terra, il deposito di energia che sale nel tronco e gli dà vigore. In settembre il sole non è più così forte e la terra fa ricorso alla sua energia “primigenia”, spingendola verso l’alto negli ultimi mesi del ciclo vitale. E così fa il fegato, che custodisce la nostra più grande riserva di zuccheri.

La spinge su quando c’è bisogno di un’energia rapida e immediata, forse più grezza ma funzionale. Come succede nel digiuno e anche ora, in settembre, appunto. E dove la spinge? Se ho capito bene i rami sono i nostri muscoli, a cui chiediamo proprio ora di fare gli straordinari. Io qui farei un cinque minuti di riflessione, per capire se gli straordinari glieli facciamo fare solo in settembre o tutto l’anno; perché ho come la sensazione che, se questo “raschiare il barile” diventa una costante, forse tanto bene non ci fa. Tipo un Charlie Chaplin con la chiave inglese che mi scivola negli ingranaggi.

Proprio per questo motivo sulla tavola di settembre (sulla *mia* tavola, che ancora non vivo seguendo i ritmi della natura per filo e per segno e faccio troppo e penso ancora di più) non dovrebbe mancare un po’ di carne rossa (di mucca felice), ma senza troppo grasso e condimenti pesanti). Mi sa che è l’unica volta che l’ho scritto, in 12 mesi… mò controllo ;-)

Per quanto riguarda gli alimenti settembrini: uva, fichi, melanzane, prugne, gli ultimi mirtilli e le ultime more (tutti viola). Tutti depurativi, in un senso o nell’altro. Sulle prugne e sui fichi (ma senza prosciutto, mi raccomando!) siamo tutti d’accordo, credo ;-). Il fico, poi, ha un potere energetico molto elevato, per essere un frutto nostrano (a parte quelli tropicali, che però ci si dimentica troppo spesso che nei paesi dove crescono vengono mangiati come pasto unico, e non come dessert…), perfetto per la ripresa di settembre, le donne incinte ed i bambini che devono crescere. Ma anche per chi deve sostenere un’intensa attività intellettuale.

Le nocciole non devono assolutamente mancare, che ho letto che donano un’energia simile a quella dell’osso, e la cosa mi affascina assai (specialmente perché non riesco mai a spaccarle, oltre a non sopportarle affatto… mmm… devo assolutamente pensarci).

Ma il non plus ultra per settembre, a mio modesto parere, è la cicoria. Vera e propria medicina, da mangiare ogni giorno come antipasto. Incarna perfettamente “l’energia equilibrata ed il calore temperato e fecondante del sole di settembre” (dalla rivista di cui sopra, 1999). È disintossicante al massimo: tonica, digestiva, diuretica, depurativa. Più è amara, e cioè maggiore è il contenuto di acido cicorico (“acido cicorico”? hi hi) e più è efficace.

Lo diceva anche mia madre, che non sa nemmeno cosa sia, l’acido cicorico, che le medicine per far bene devono essere schife e amare. Basta osservarla (la cicoria, non mia madre), dalle foglie profondamente incise alla durezza del suo gambo (oddio, speriamo che Bordone non legga…): tonificante, ricostituente, rimineralizzante. Una vera medicina, buona e pure a basso costo.

Con le radici si prepara un decotto che risolleva il fegato, con le foglie aiutiamo i reni, che fa bene contro la ritenzione idrica, in insalata ripuliamo un poco il sangue che male non fa.

In realtà nel negozietto biodinamico sotto casa, a Greifswald, c’era anche il caffè, fatto con la cicoria (Cleofe, tu che sai tutto, è quello che una volta si chiamava affettuosamente ciofeca?). Ma loro di caffè fatto di cicoria ne hanno bevuto abbastanza; “che, fino a vent’anni fa, quello c’era. Ed ora molti rifuggono tutto ciò che potrebbe farli apparire DDR e poveri. Anche se sani. Un po’ come gli italiani nel dopoguerra.

Scusate, ma adesso è novembre e mi è venuta voglia di radicchio, che tanto è amaro pure lui. E di un attimo di riposo.