Che, per caso qualcuno è curioso di vedere che accadde al Comune di Formello lo scorso venerdì? No perché ho ricevuto serie minacce se non avessi postato *molte* fotografie!! Tutto immaginavo, giuro, tranne un matrimonio mediatico, ma poi è successo che siete stati tantissimi, ma tantissimi sul serio a farci gli auguri su Facebook (mi sono sentita circondata di affetto in un modo che mai avrei pensato), e a chiederci a gran voce foto e racconti!

panelle di ceci

Ecco, magari avremmo potuto evitare di lanciare la cosa proprio su Facebook, a mo’ di partecipazione, e ci saremmo evitati le legittime arrabbiature delle zie e degli zii (e del Sindaco che doveva sposarci!) e di chi insomma ha finito per saperlo così.

A mia giustificazione posso dire che a noi era sembrata una cosa carina e informale e poi nel mio immaginario io sarei andata con zac in jeans a firmare e dopo saremmo tornati a casa. Grosso errore! dopo qualche giorno mi sono resa conto che avevo decisamente sottovalutato il mio matrimonio o.O

A imperitura testimonianza di ciò che accadde, eccovi dunque un piccolo estratto dall’album delle nozze (su 20 persone c’erano tipo tre fotografi di cui due unofficial); per chi non avesse seguito la cosa su facebook, riassumo: firma in comune, bellissimo discorso di Sergio Celestino, il nostro beneamato sindaco, fotografie nell’atrio di Palazzo Chigi (aò, Formello paese storico fu, mica papere che si pettinano), e aperitivo con finger food e torta nuziale dalla mia amata Dama (aka Isabella).

Molto più bello e festoso del bassissimo profilo che avevamo pensato di mantenere, travolti poi dagli eventi. Già a casa, prima di incamminarci per il Comune, l’atmosfera aveva qualcosa di particolare. Io come al solito quando sono emozionata (e felice) non riuscivo a smettere di ridere, ma non era neanche tutta colpa mia!

la vestizione

Tutti prendevano in giro tutti (e la mamma di zac, che vedete in foto, non faceva eccezione!) e i bambini cicaleggiavano attorno e io chiamavo al telefono il brutto muso che doveva accompagnarmi in comune, nella persona del mio fratello minore, anche detto l’uomo dal ritardo cronico (in napoletano abbiamo varie espressioni per definire questa caratteristica).

con la mamma acquisita

Per fortuna alla fine è arrivato, e siamo riusciti a recuperare in extremis anche il bellissimo bouquet preparato dalla mia amica Sara che ha drammaticamente viaggiato nella borsa frigo di Loretta, che ha dovuto incastrare duemila situazioni per riuscire a essere nei tempi (grazie ragazze lo sapete che vi amo, vero?).

sulle scale con il mio fratellino

Arrivati in comune abbiamo preso posizione. il mitico Sindaco di cui spesso vi parlo ha fatto un bellissimo discorso che ha spaziato dalla storia ai diritti della donna, a quello che vuol dire essere uniti in matrimonio nella nostra epoca, e insomma erano tutti commossi e trasportati. Io e lo zac non riuscivamo a smettere di sorridere, sembravamo due scemi (lui di più però eh). Ovviamente la minizac non faceva che rompere le scatole a tutti chiedendo quando finisse quella tortura noiosissima, e soprattutto quando saremmo andati a mangiare la torta :-D

prima del sì

Alla fine baci e abbracci con tutti! Qui sotto sono, nell’ordine, con la mia mamma (ma che bella che è?!), il nostro geniale Sindaco (ve l’ho detto che alla fine ci ha sposati come izn e zac?) e la mia dolce e luminosa amica Paola, alla quale il bouquet è caduto in braccio come una pera cotta, sembrava calamitato (e io ero girata, eh).

baci e abbracci e la mamma

Non potevo non mettere la foto di rito con i fratelli (il pazzo scatenato all’estrema sinistra lo avete già visto da qualche parte, è più un fratello-cugino, ma questa storia la conoscete e se non la conoscete guardate qua) :-)

fratelli

In serata ci siamo trasferiti dall’amorevole Dama D’Erbe (vi prego di notare le posate sostenibili in legno, riciclabili e secondo me riutilizzabilissime). Isabella ha organizzato tutto in giardino, tra gli alberi di limone, e le piante di rose, vicino al laghetto con le ninfee (non scherzo, il tutto nel bel mezzo di Labaro). I bambini ovviamente erano strafelici, e avevano un tavolino tutto per loro, racchiuso in una specie di bozzolo di garza trasparente che ai loro occhi era ovviamente un baldacchino reale, e aveva anche la funzione antizanzare :-)

posate sostenibili

Il tavolo era pieno di ortensie meravigliose (Isa come facevi a sapere che preferisco i fiori che hanno colori freddi??!) infilati alla meno peggio in vasetti e bottiglie riciclate. Lo zac-zio è stato insignito con la coroncina che Sara aveva preparato per Emma, e devo dire che era molto molto decorativo (Serena tu che ne pensi?) :-D

decorazioni

Io ho fatto una cosaccia che la mamma di zac voleva farmi fuori… mi sono messa una maglietta qualsiasi e i pantaloni!! Tacco 12 dorato però eh! Sembravo la cameriera della sposa, Pasquale non ti arrabbiare! Volevo stare comoda e poi avrebbe potuto fare freddo (ehm c’erano tipo 30 gradi alle sette di sera).

lo sposo e le chiacchiere

Anzi sul tardi mi sono messa pure il pullover (di zac) che non si sa mai magari una brezza, un rèfolo… non bevo mai abbastanza vino mannaggia (a differenza dello zac, non so se notate l’occhio pallato). Certo, col senno di poi, quando abbiamo fatto la foto del taglio della torta me lo potevo pure togliere ihihih :->

taglio della torta e Serena

Ogni tanto facevo un salto nella cucina a rompere le scatole a Isabella e a Faridé, nel tentativo di rubare le ricette delle cose buonissime che arrivavano a tavola: mi ricordo bene un meraviglioso gazpacho fresco e croccante, le crepes di grano saraceno e un sacco di altre cose buone (Aiutooooo Isabella!!!); quello che tutti ma tutti hanno trovato indimenticabili però sono state le meravigliose panelle di ceci spruzzate di limone, e quelle come vedrete più avanti ce l’ho fatta a rubarle! Che poi rubarle è una parola grossa, Isa è proprio l’antitesi del protezionismo, diffondere le cose buone nel mondo circostante è il suo verbo (come il mio). Ah, quell’uccello strano che allunga il collo alla sua destra non è uno struzzo, sono io.

isa!!! :-)

Giuro, l’ultima foto! Tutti insieme appassionatamente quando ancora eravamo abbastanza lucidi. Manca solo il mitico fotografo, che non viene immortalato mai! A proposito, gli scatti fotografici che vedete in questo post sono tutti dell’ineffabile Pierre André, non so se rendo.

cheese!!

Adesso, tanto per mantenere l’understatement, passiamo alle panelle, ché ne vale veramente la pena. Da mo’ che avevo in dispensa la farina di ceci di Filippo, e cercavo un modo appassionante per utilizzarla. Quando ho assaggiato le panelle che ci aveva preparato Isa ho pensato subito che dovevano essere mie!! Croccanti fuori, morbide dentro, un sapore strepitoso, indescrivibile, dovete assolutamente provarle :-)

panelle siciliane

Così il giorno dopo le nozze ho mandato un messaggio a Isabella chiedendole la ricetta, e poi ho pensato che la cosa più divertente da fare fosse copia-incollare la sua risposta para para (così mi riposo pure). Salvo mettere a margine quelle venti venticinque note per la realizzazione delle stesse da parte di possessori di plurimi pianeti in vergine.

Ingredienti:
250 grammi di farina di ceci integrale e bio
550 grammi di acqua buona
un bel pizzicotto di sale marino integrale
un paio di cucchiai di prezzemolo tritato finemente
un limone felice
olio extravergine d’oliva
pepe nero in grani

“Dunque… allora, prendi una bella pentola, di quelle consumate di nonna, e metti sul fuoco acqua e sale finché non è sciolto e finché quasi bolle… Fai cadere a pioggia la farina di ceci mentre con l’altra mano impugnerai una frusta (da cucina eh!?!) e gira, gira, gira per circa 20 minuti. Deve rapprendersi fino ad apparire quasi come una polenta morbida. Aggiungi il prezzemolo (facoltativo: a me piace e ce lo metto!) e fai cuocere 5 minuti ancora. Versa in una teglia livellando ad uno spessore di circa 5 mm. Fai raffreddare poi taglia e friggi poche alla volta. Servi con pepe macinato al momento e limone.”

note a margine:

dose d’acqua: devo arguire che la farina di ceci di Filippo è molto diversa da quelle comuni dal fatto che con le dosi di acqua che mi aveva indicato Isabella avevo ottenuto un mattone di ceci. Ho dovuto aggiungere altri 450 grammi d’acqua (ma ne sarebbero bastati anche 400). Voi regolatevi a occhio: la consistenza, come dice Isabella, deve essere quella di una polenta abbastanza morbida, a quel punto vi fermate;

teglia e stesura: io ho usato una teglia di ferro, non va oliata né unta in alcun modo, tanto l’impasto non si attacca. Appena la polenta è pronta sbrigatevi a stenderla in teglia perché se aspettate troppo si indurisce e non la stendete più. È importante che le panelle non siano spesse perché altrimenti quando le friggete si cuociono fuori e restano troppo morbide dentro. Quindi trovate un modo per farle rimanere a 5 millimetri, per facilitare la cosa potete usare una teglia senza bordi. Il massimo sarebbe un bel ripiano di marmo.

frittura: fate varie prove fino a quando non trovate la cottura perfetta per voi, a seconda di quanto è alta la fiamma, quante panelle mettete nella padella (poche alla volta!) etc. Più le fate friggere più diventano croccanti e deliziose, secondo me. Fatele asciugare qualche secondo sulla carta assorbente ma servitele calde perché sono molto più buone!

limone: se pensate di ometterlo, non fatelo. Quell’apparentemente innocente spruzzata agrumata rende le panelle una cosa indimenticabile, oltre a farle diventare molto più digeribili. Elena, a proposito, che ci si accoppia con queste meraviglie? Insalata? O va bene il gazpacho di cui sopra? :-)