Comunque a me il cielo grigio fa venire una fame, ma una fame. E un pessimo umore, uno tipo Eminem in Lose yourself, da giro notturno in metropolitana con faccia scura e vari strati di magliettone XL. In questi giorni ho la sensazione di essere nel pieno di un’interminabile notte postatomica.

Ecco perché a Febbraio si fanno tutti questi dolci fritti e lussuriosi (sì, va bene, a parte il fatto che il metabolismo necessita di essere risvegliato e il fritto – se fatto bene – stimola il fegato e bla, bla, bla).

Ma il motivo vero (almeno per quanto mi riguarda) ha sicuramente qualcosa a che fare con la depressione da mancanza di luce del sole. Nella prossima vita faccio uno di quei cosi fichissimi simil lucertola che stanno immobili sulla sabbia del deserto alzando ogni volta zampa destra/piede sinistro zampa sinistra/piede destro.

A proposito di depressione e voglia di fare qualcosa per uscirne, ieri sera ho pensato di fare un corso di panificazione (massimo dieci persone!!) martedì 28 o mercoledì 29, da Red a Sacrofano. Che dite? Chi viene? Se volete informazioni scrivete sulla mia mail izn(chiocciola)ilpastonudo(punto)it, stavolta facciamo una cosa cotta e mangiata, una specie di flash mob di panificazione, eheheeh :-D

Orbene (ordunque); fuori tempo massimo, come al solito, ché martedì grasso era ieri, ultima ricetta dolce (poco dolce, comunque), prometto, per tuuutto il mese (mbè? che c’è? manca ancora più di una settimana). Comunque mi sto mettendo in riga, eh. Ieri ho comprato solo zucchero *integrale*, che è diverso da quello grezzo, e addirittura un vasetto di tahin per spalmarlo sul pane sotto la marmellata, così lo alterno al burro.

E incuriosita da questo bellissimo post di Cobrizo ho comprato pure un vasetto di prugne umeboshi. Nononono non sto diventando macrobiotica, eh. Solo che credo fermamente in un sano sincretismo, in tutti i campi, e mi piace provare le cose su me stessa, e mettere insieme tutte quelle che funzionano su di me, e credo che ognuno dovrebbe farlo su se stesso, sarebbe anche un modo divertente per conoscersi meglio :-)

Basta basta smetto e passo alla ricetta, supertradizionale, presa qui, a casa della mitica Croce e delizia (e in perfetta sincronia con lei, che l’ha preparata un 22 di febbraio, anche se di due anni fa) e reinterpretata con la partecipazione straordinaria della farina semintegrale di Sonia (che ve lo dico a fare), senza burro e con più ricotta.

Veloce veloce e ipnotica per i bimbi (la pulcina qualsiasi cosa che abbia forma polpettosa la divora all’istante).

Ingredienti:
200 grammi di ricotta consapevole
200 grammi di farina 1
50 grammi di fecola di patate
mezza bustina di polvere lievitante
1 pizzico di sale marino integrale
un limone
un’arancia
50 grammi di zucchero grezzo
1 uovo
4 cucchiai di rum
latte intero fresco al bisogno

Setacciate la farina con la polvere lievitante, e la fecola di patate in una ciotola grande; aggiungete la ricotta setacciata, lo zucchero, il sale, l’uovo, la buccia grattugiata del limone e dell’arancia e il rum, e impastate tutto insieme (io ho usato il mixer con i ganci).
Se l’impasto è troppo duro (dipenderà molto dalla consistenza della ricotta che userete) aggiungete un pochino di latte a temperatura ambiente, deve essere bello morbido, ma abbastanza consistente da formare dei salsicciotti; tipo l’impasto degli gnocchi. Antonella suggerisce di non impastare troppo, altrimenti il composto diventa molle e si appiccica dappertutto. Lasciate riposare la palla di impasto, coprendo la ciotola con un po’ di pellicola, per una mezz’oretta o poco più.
Infarinate bene il ripiano e formate dei salsicciotti di un centimetro e mezzo di altezza, che taglierete a tocchetti (tipo gnocchi) e poi formerete grossolanamente a pallina, rotolandoli sul ripiano con la mano aperta, delicatamente. Man mano che li formate lasciateli riposare sul ripiano infarinato, in modo che crescano ancora un pochino.
Mettete sul fuoco la solita padella di ferro, con due dita d’olio (abbastanza perché le castagnole possano essere immerse) e quando infilando il retro di un cucchiaio di legno vedrete apparire tante bollicine fuggenti mettete a friggere le castagnole, poche alla volta, abbastanza da riempire tutta la padella ma senza sovrapporsi e darsi fastidio :-)
Appena le palline saranno dorate tiratele fuori con la schiumarola (fate molta attenzione quando le tirate fuori a riempire immediatamente di nuovo la padella, altrimenti l’olio fumerà e dovrete gettarlo – che vuol dire portarlo ai centri di raccolta, eh!) e mettetele ad asciugare su un pezzo di carta gialla (quella spessa del pane). Vi accorgerete che la frittura è fatta bene se non macchieranno molto la carta: il fritto deve essere assolutamente asciutto e non imbevuto d’olio.
Spolverate con un po’ di zucchero e buon… mercoledì grasso (ehm) :-)