Vi voglio dar conto di una stranezza che ho rilevato in un ovetto che va alla grande in questo periodo pasquale (ma anche per il resto dell’anno) ed è tra i più pubblicizzati. Lo strano è che non si capisce se è fatto di cioccolata oppure no perché l’etichetta non è chiara.
uova pasquali bio
Da novello Monsieur Poirot (ricordate l’investigatore dei romanzi di Agata Christie?) mi sono armato di pazienza e di lente d’ingrandimento, e mi sono messo a leggere meticolosamente gli ingredienti, scritti ovviamente piccolo piccolo, praticamente quasi illeggibili. Il primo ingrediente dell’elenco è: “cioccolato finissimo al latte 47%”, di cui si riporta la composizione tra parentesi (zucchero, latte intero in polvere, burro di cacao, pasta di cacao, emulsionanti: lecitine di soia, vanillina).
Sento puzza di bruciato, perché se l’ovetto contiene soltanto il 47% di cioccolata, ciò significa lapalissianamente: primo, che l’uovo non è tutto di cioccolato; secondo, che il restante 53% è fatto di qualcos’altro.

Continuo a leggere l’etichetta che, dopo la cioccolata al 47%, elenca una sfilza di altri ingredienti che nell’ordine sono: latte scremato in polvere, zucchero, grassi vegetali (di cui non si specifica la natura! ndr), burro anidro, emulsionanti: lecitine di soia (di nuovo! ndr), e finisce con la vanillina (di nuovo! ndr).
Ovviamente, anche se non è indicato, tutti questi ingredienti, messi insieme, vanno a formare il restante 53% dell’ovetto. Sono ingredienti che non brillano per qualità (ad esempio, in quei grassi vegetali si cela di certo l’olio di palma) e naturalmente non hanno niente a che vedere con la cioccolata di cui sopra.

Dopo la lista degli ingredienti c’è scritto: “Sul totale: latte scremato e latte intero in polvere e componenti solidi del latte 32%; cacao 15%”. Da questa scritta capisco altre due cose: primo, che il 32% dell’uovo è fatto di latte in polvere (in gran parte scremato); secondo, che in quest’uovo ci sono soltanto 15 grammi di cacao per 100 grammi di prodotto (di norma anche nelle uova pasquali più scadenti non si va sotto il 30% di cacao). Se so ancora far di conto, l’ovetto, che pesa 20 grammi, contiene soltanto 3 grammi di cacao.
Vado avanti nella mia indagine. Compro uno di questi ovetti, il costo è di circa 1 euro (voi potreste dirmi che in fondo è un prezzo stracciato e io a rispondervi che, a mio modesto avviso, l’ovetto, giudicato in base agli ingredienti, vale meno di quanto costa). Vado a casa e, continuando a imitare Poirot, eseguo l’esame “autoptico” del… cadavere. Apro l’ovetto in due, levo la “sorpresa” la cui presenza è anche dichiarata in etichetta (si tratta di un ignobile omino di plastica) e rilevo quanto segue: l’ovetto è fatto di una parete sottile delimitante una cavità vuota; ha uno spessore di pochi millimetri; la parete è biancastra e ricoperta esternamente da un *sottilissimo* strato color cioccolato. All’esame gustativo lo strato interno biancastro ha un sapore dolcissimo che evoca il gusto del latte, e quello esterno sa di cioccolata.

Referto

Questo ovetto, in effetti, non è tutta cioccolata ma è fatto di un’impalcatura (quella bianca) costituta da quel 53% di latte scremato, zucchero, grassi, ecc.) e “verniciata” esternamente con quel 47% di cioccolata al latte.
ovetto di cioccolata ingredienti
Ancora un’informazione: sapete quanto zucchero c’è in quest’ovetto piccino piccino? 10,4 (dico diecivirgolaquattro!) grammi, cioè *la metà* dell’ovetto è fatta di zucchero, ed equivale a un bel cucchiaio pieno. E poi le autorità si strappano le vesti lamentandosi che i bambini oggi sono obesi, che rischiano malattie metaboliche ecc. ecc.
Mi indigna anche che sull’involucro sia scritto: “+ latte, – cioccolata”, lasciando intendere che sia un titolo di merito nutrizionale dell’ovetto, quando invece è esattamente il contrario. Per prima cosa, si tratta di latte in polvere (in gran parte scremato), cioè di latte che per i trattamenti subìti ha perso molto in qualità (una volta il latte in polvere veniva dispregiativamente chiamato “polvere di latte”) e secondo, è il cacao, quindi la cioccolata, che dovrebbe dare nobiltà a questa categoria di prodotto. Per inciso, la stessa ditta produce, con la stessa ricetta, “uova pasquali” anche di grandi dimensioni.
Riflettete, mamme, quando volete far gustare al pargolo la cioccolata. Ce n’è di buona in giro, anche sotto forma di uova pasquali. Però, bisogna saperla riconoscere e il benemerito pasto nudo fa di tutto per aiutarvi ad avere consapevolezza anche in questo ambito. Io, se ve la devo dire tutta, preferisco all’uovo di Pasqua, un bel pezzo di cioccolato fondente, con cacao alle stelle — dal 70% in su — e perciò con pochissimo zucchero; con burro di cacao e la nobile vaniglia, da non confondere con la vanillina, volgare prodotto di sintesi che non fa onore alla cioccolata. Lo preferisco bio e del commercio equosolidale. Odio la sorpresa delle uova pasquali, perché fa aumentare il prezzo dell’uovo e ti fa ritrovare in mano una nullità. Mi direte, forse, che i bambini amano tanto aprire l’uovo e trovare la sorpresa. Su questo dovremmo aprire un altro capitolo, ma lo faremo in un’altra occasione.
Auguri a tutti voi per una Pasqua serena, una bella pastiera e un pezzetto di ottimo cioccolato fondente.

Post scriptum

Ho dovuto scrivere questo post per guadagnarmi la deliziosa pastiera consapevole di izn anche per questa Pasqua. Che si deve fare per vivere!