Questo mese è particolarmente difficile, da descrivere. Perché sento tutte le limitazioni che derivano dalla mia ignoranza in materia medica. O perché sarei in vacanza, e per me vacanza significa niente televisione, computer, telefono, internet. Ma ho, purtroppo, un forte senso del dovere. E non posso scrivere qualcosa su marzo oltre metà mese, perché dentro di me, poi, mi sento già pronta e curiosa e desiderosa di aprirmi ad aprile.
marzo stagionalità
Quindi, credo che stavolta chi veramente è desideroso di completezza dovrà rompere le scatole ad amici o parenti vari, possibilmente quelli con una laurea in medicina nel cassetto. O, comunque, una conoscenza del funzionamento del nostro corpo maggiore di quella che possiedo io al momento (certe volte penso che sarebbe stato bello e utile, se a scuola ci avessero fornito almeno dei rudimenti di base).
Perché marzo è il mese del sistema linfatico. E questo mi spiazza. Che, poi, essendo appunto via da casa senza libri senza internet e senza il mio amico dottor Kildare preferito… ecco, mi sento come davanti alla commissione della maturità se quell’anno fosse uscita fisica (veramente non ricordo, che potrebbe essere che fosse anche uscita fisica davvero…ops!). Perché fin che si parla di fegato o di reni rimane complesso, ma qualche nozione di base ce l’ho pure io. Ma il sistema linfatico…
Ok. Tagliamo corto e togliamoci il pensiero. Le fonti di questo mese sono uno speciale-energia-di-marzo a cura di Daniela Marafante su Salute Naturale del 2001 e ore e ore di ascolto (e letture varie), tra contadini biodinamici svizzeri trapiantati a Rügen, nutrizionisti con la passione per la medicina cinese, bulgari nostalgici e la vecchia signora del terzo piano.
Come ho scritto il mese scorso, in febbraio iniziano a sciogliersi le nevi invernali, che vanno a formare torrenti già parecchio vivaci. In marzo “le acque si rompono del tutto e liberano così, purificandola, l’energia sottile. Sono acque via via più pure, che si scrollano di dosso il manto invernale (credo una specie di placenta, ormai inutile zavorra). Acque preziosissime, che si preparano a salire verso l’alto per l’esplosione primaverile”. Ed eccoci arrivati: il nostro corpo, ora, deve depurare i suoi liquidi per avere anche lui la sua bella linfa tutta nuova. E questo compito spettacolare tocca al sistema linfatico. Quello che ho capito è che “estrae dal sangue e dai tessuti un’acqua ancora terrosa (per le scorie invernali) e la spinge nei linfonodi. Questi, veri e propri alchimisti dell’acqua, la filtrano e la purificano distillandone la linfa vitale, che torna al sangue”.
A me questo sistema linfatico fa impazzire dalla curiosità. Primo, perché è allo stesso tempo quasi invisibile eppure lunghissimo: se mettessimo in fila tutti ma proprio tutti i vasi linfatici del nostro corpo arriveremo quasi alla metà del diametro della terra (che non so quanto sia, ma fa sempre la sua porca figura, come termine di paragone). Questo è dovuto al fatto che i vasellini hanno uno spessore di 15-20 millesimi di millimetro. E anche meno. Gosh, ne siamo praticamente invasi.
Poi, perché fin dall’antichità se lo sono immaginati tutti proprio come un albero dai tantissimi rami. Un albero che abbiamo dentro, “antichissimo, in cui scorre l’energia lenta e primigenia tipica delle forme vegetali. I vasi linfatici affondano le loro radici nel tessuto connettivo (una sorta di madre terra) e assorbono così il succo della vita vissuta dal corpo (la linfa), con la sua essenza e le sue scorie. E, proprio come le radici di un albero, i vasi (grazie ai linfonodi) separano l’utile dall’inutile e lo spingono verso l’alto, nel tronco (il dotto toracico) che lo distribuirà mediante il sangue ai rami e alle foglie (gli organi del corpo), per un nuovo ciclo vitale” (Pietro Fornari for President, chiunque esso sia). E la medicina cinese riassume tutto, come al solito: drenare la linfa significa spazzare via le incrostazioni che ci ha lasciato il letargo invernale e che bloccano la rinascita primaverile.
E poteva essere che a marzo la natura non fornisse al povero sistema linfatico (che adesso è carico di superlavoro peggio dei nostri vicini raccoglitori di asparagi polacchi) un sacco di disincrostanti molto ma molto più buoni del viakal? Mica saremo arrivati a leggere fino a marzo senza aver imparato niente?
Le parole d’ordine sono due: leggerezza e amaro, il tutto immerse nel verde intenso, smeraldo (anche marrone e bianco, tranquilla, Izn…). A tavola, addosso e anche nella vasca da bagno, con una bella manciata di foglioline primaverili. Niente colori vistosi. Niente caffè e cappuccini e brioches: molto molto meglio una bella spremuta di pompelmo, particolarmente adatto, questo mese (accidenti, ho aspettato questo momento un anno intero, e adesso non lo so… non mi ispirano *veramente*, il cappuccino e la brioches, che ho questa cosa del succo di pompelmo che mi ronza nella testa peggio di una voglia da gravida). E altra frutta acerba (mele, soprattutto, ma anche agrumi): sia la medicina cinese che quella induista ne consigliano uno spicchio o due al giorno, per le sue proprietà astringenti e disintossicanti.

Niente carni rosse e insaccati e cotture e ricotture. Niente brodi di carne o minestrone, niente cibi conservati. Via tutto ciò che provoca meteorismo e gonfiori (il vino frizzante, i legumi, le bibite gassate…). Niente pranzoni e cenoni: meglio più spuntini al giorno, leggeri, appunto. E nemmeno creme grasse sulla faccia, oserei dire (meglio una crema idratante leggera con due gocce di olio essenziale di rosa e/o lavanda).
Ma tanto, tanto, tanto amaro: vorrei scrivere qui l’elogio del carciofo, un’ode modello Parini, che mi immagino declamata da Ernesto Calindri in persona (ma non in mezzo al traffico… che precursore dei tempi: contro il logorio della vita moderna… peccato per l’alcol, ma il carciofo ci stava tutto. Ma temo la scontatezza.

Però vi assicuro che vivere in un posto senza carciofi, in primavera, per un corpo *tarato a latitudine Italia* è tristissimo (e infatti sono qui!! E mangio insalatine di carciofi crudi fini fini col limone e l’olio dalla mattina alla sera!). Anche per aiutare il fegato, che esce stremato dal lungo inverno, poverino. In effetti anche sul Baltico hanno i loro amari: niente carciofo, ma metri e metri di rabarbaro. Ce l’hanno veramente tutti, in giardino, e ne vanno fieri più che dei cespugli di rose e lavanda. Ecco: mi sto perdendo il mese delle torte mela-rabarbaro (da loro chiaramente servite tiepide e accompagnate da una pallina di gelato), in cambio di ciotole giganti di radicchio amaro, cicoria, tarassaco e carciofi. Chiaramente, non c’è paragone.
Potrei anche finire qui, che vorrei seguire il consiglio di mettere al bando la sedentarietà e andare a raccogliere erbette di campo (due piccioni con una fava). Ma fuori c’è la neve e fa più freddo di quando ero al Nord dei Nord (sto disperatamente cercando il lato positivo, di tutta questa faccenda, e cioè di aspettare cinque mesi per vedere un cielo azzurro ed il sole che scalda e godere del tepore primaverile italiano e trovarmi invece qui, sotto zero e senza neppure dei maglioni di lana, maledetta ottimista che sono).
Quindi mi prendo ancora due minuti e scrivo l’ultimo consiglio del mese di marzo: c-a-n-n-e-l-l-a. Pare che mai come ora ci renda felici e ci risvegli dal torpore (parlo per me, chiaramente). Bruciata, annusata, nel tè e nelle tisane, nel latte acido e nel vino. Con la mela (acida) cotta se siete come Izn, nell’acqua del bagno e pure nello shampoo. Mai con latte, creme, gelati, uova e carne.
A sentir loro (i saggi) facilita il recupero fisico dopo bronchiti e influenze, è una panacea contro la stanchezza e la depressione primaverile, porta vigore agli anziani e concentrazione agli scolari svogliati (un pizzico nella loro bevanda preferita). Beh, d’altronde portoghesi e olandesi si sono massacrati per cent’anni, pur di averne il monopolio… (io sostengo sempre e comunque che l’interesse era destato dagli effetti spaziali in caso di calo della libido, altro che storie ;-).
Vi saluto, che vado in soffitta a prender legna per la stufa.