Non sono matto a proporvi questo titolo (anzi sì lo sono ma spero quanto basti), né sono un provocatore, anzi sì sono anche questo, ma sono soprattutto indignato per la campagna di criminalizzazione scatenata contro il latte.
intolleranza al latte
Un tempo il latte era un nobile e fondamentale alimento. Nella mitologia greca latte e miele erano cibo divino, ce lo ricorda Ovidio in un passo delle Metamorfosi che adoro per la mia ancestrale natura di magno-greco: (I campi inesausti biondeggiavano di spighe mature; e fiumi di latte, fiumi di nettare scorrevano, mentre dai lecci verdi stillava il miele dorato).
I vecchi, prima dell’avvento del consumismo, erano soliti cenare con la zuppa di latte, che li nutriva e li faceva anche dormire beatamente (per le esorfine, come dire tranquillanti naturali, che si liberano dalla digestione della caseina). Oggi il latte è accusato ingiustamente delle peggiori nefandezze salutistiche.

Va sì criminalizzato il latte industriale per la caterva di pesticidi, antibiotici, e frammenti di materiale transgenico (provenienti da soia e mais GM) che contengono, ma non quello che è prodotto negli allevamenti in cui gli animali sono alimentati come si deve e soddisfatti nelle loro esigenze. Non vado oltre altrimenti rischio di annoiarvi, ma se volete sapere come la penso a riguardo, potete andare a leggere il mio articolo “Latte sì, latte no” apparso su Valore alimentare n.34 di quest’anno.

Per tagliar corto, vi dico che sono una persona latte e mozzarella dipendente, beninteso di altissima qualità; per il latte quello lì über alles a km 1000 di cui vi ho parlato più volte, e per la mozzarella quella della bottega di Liberati che mi arriva fino a casa e, quando posso, quella biologica di Vannulo, che è irreperibile a Roma e la si deve andare a comprare ad Eboli alla casa madre (solo la regina di Inghilterra e forse qualche altro personaggio altolocato hanno il sommo privilegio di riceverla a domicilio). Per questo motivo sarei l’uomo più infelice di questo mondo se fossi intollerante al lattosio e dovessi seguire le spartane indicazioni dietetiche che i medici danno in questo frangente (assolutamente niente latte e derivati!).
Questa è la ragione per cui ho un enorme trasporto empatico verso tutti coloro che soffrono di intolleranza al lattosio. Ma, poiché l’empatia non basta a ricompensare costoro delle privazioni alimentari cui sono condannati, mi sono messo da anni, che dico, da decenni, di buzzo buono ad approfondire la questione, con l’intento primario di chiarire se davvero l’intolleranza al lattosio comporti la proscrizione del candido alimento e dei suoi derivati.
A quali conclusioni sono arrivato?
Che molti di coloro che sono intolleranti al lattosio si stanno sacrificando inutilmente (e potrebbero anche rischiare qualche carenza nutrizionale) privandosi di tutti gli alimenti a base di latte o contenenti lattosio. Proprio così, perché è ormai accertato “scientificamente” che la stragrande maggioranza delle persone di razza bianca che diventano intolleranti al lattosio non lo diventano quasi mai in maniera totale e quindi tollerano il lattosio se lo consumano con moderazione (per i neri dell’Africa e gli orientali le cose stanno diversamente, loro il lattosio non lo tollerano nemmeno se lo assaggiano). Ma pensiamo ai casi nostri.

L’intolleranza al lattosio in sintesi

Se una persona, ogni volta che beve latte o consuma latticini, avverte gonfiori di pancia, coliche e ha impellente bisogno di andare al bagno per un attacco di diarrea, deve sospettare di essere intollerante al lattosio. Per la conferma non c’è altro modo che sottoporsi al test del respiro (breath test) che si esegue nei centri ospedalieri specializzati (di norma sono i reparti di gastroenterologia).
La positività al test è la prova che si soffre di intolleranza al lattosio.
Vi segnalo però che in alcuni casi il test è positivo ma l’intolleranza al lattosio non c’è, mentre circa il 20% degli intolleranti al lattosio risulta negativo al test. Comunque questa è una questione che non riguarda voi ma il medico che esegue e interpreta il test.
Dal punto di vista della frequenza i bianchi dell’Europa del Nord sono i più fortunati perché soltanto il 10-20% di loro soffre di una modesta intolleranza al lattosio. In Italia la percentuale è molto più alta, e arriva fino al 50% in alcune regioni come la Sicilia.
A differenza dei neri dell’Africa e di alcuni popoli orientali che diventano completamente intolleranti al lattosio subito dopo l’allattamento materno, i bianchi di solito diventano intolleranti al lattosio lentamente nel corso della vita e, non essendo l’intolleranza quasi mai totale, possono sopportare moderate quantità di lattosio. Ovviamente la quantità tollerata dipende dai livelli di lattasi che l’intestino ancora possiede; più ne possiede maggiore è la tolleranza.
Essere intollerante al lattosio significa non avere nell’intestino tenue abbastanza lattasi, che è l’enzima che digerisce il lattosio scindendolo in glucosio e galattosio. Se non è digerito, il lattosio passa nel colon e lì manda in solluchero certi microrganismi della flora intestinale perché se ne cibano fermentandolo.
Purtroppo la fermentazione microbica del lattosio non è scevra di inconvenienti per il povero intollerante, perché tra i prodotti della digestione ci sono gas, alcuni anche maleodoranti, che gli gonfiano la pancia come un pallone. Il resto lo fa il lattosio stesso prima di essere divorato dai microbi perché, richiamando acqua dall’interno dell’organismo, causa la diarrea.
Va anche detto che si può soffrire di un’intolleranza *temporanea* al lattosio in caso di gastroenteriti, come quelle causate da batteri, virus e protozoi (nella mia pratica professionale ho visto molte persone che, andando ai tropici, si sono beccate una gastroenterite da giardia e così sono diventate intolleranti al lattosio). Di norma in questi casi l’intolleranza scompare dopo la guarigione della gastroenterite, ma molto lentamente, perché l’intestino ci mette mesi, a volte anni, a riportare la lattasi a regime.
Ed ecco la notizia-bomba che farà la gioia dell’estesa schiera degli intolleranti che sognano la notte di bere fiumi di latte: in base a ricerche sulla popolazione fatte recentemente risulta che la stragrande maggioranza degli intolleranti al lattosio di pelle bianca tollera fino a 12 grammi di lattosio a pasto, e 24 grammi al giorno se divisi tra i pasti. Che non è poco se si pensa che 12 grammi è la quantità presente in un bicchiere e mezzo di latte, in più di 2 confezioni di yogurt, in una mozzarella intera di bufala campana DOP o in 1 chilo di burro. Incredibile!

Il test di autodiagnosi per stabilire il grado di intolleranza al lattosio

Il test del respiro è utile per fare la diagnosi di intolleranza al lattosio (seppure con i limiti sopra esposti). Ma, in relazione alla notizia appena data, sarebbe importante conoscere anche il grado di intolleranza perché da esso dipende la quantità di lattosio che si può consumare quotidianamente senza rischi di incorrere in disturbi intestinali. Questo è il test di autodiagnosi casalingo che vi propongo. Va fatto tassativamente con latte scremato fresco (quello UHT a lunga conservazione non va bene); si usa il latte scremato per evitare la comparsa di sintomi dovuti *non all’intolleranza al lattosio* ma alla difficoltà di digerire i grassi del latte.
Primo giorno:
Al mattino a digiuno si beve una tazza di acqua (200 grammi) con l’aggiunta di latte (50 grammi). La quantità di lattosio presente nella tazza è circa 2,4 grammi. Non si consuma altro nelle quattro ore successive, durante le quali si osserva se compaiono i classici sintomi dell’intolleranza al lattosio (gonfiori e crampi addominali, diarrea, nausea, flatulenza). Se i sintomi compaiono, la prova è già terminata e ha dato il responso che si soffre di un’elevata intolleranza al lattosio. Se invece non compaiono sintomi, si prosegue il test il giorno successivo.
Secondo giorno:
Si ripete la prova al mattino bevendo una tazza di acqua (150 grammi) con l’aggiunta di latte (100 grammi). La quantità di lattosio presente nella tazza è di circa 4,8 grammi. Se compaiono i sintomi, la prova è terminata e ha dato il responso che si soffre di un’intolleranza più lieve rispetto alla precedente (definiamola arbitrariamente medio-alta). Se invece non compaiono i sintomi, si prosegue il test.
Terzo giorno:
Si ripete la prova al mattino bevendo una tazza di acqua (100 grammi) con l’aggiunta di latte (150 grammi). La quantità di lattosio presente nella tazza è poco più di 7 grammi. Se compaiono i sintomi, si è intolleranti al lattosio ad un grado inferiore al precedente (definiamola intolleranza media).
Se anche questa volta non compaiono sintomi, si continuano le prove nei giorni seguenti aumentando la quantità di latte (quarto giorno: 200 grammi di latte e 50 grammi di acqua; contenuto di lattosio 9,6 grammi), infine al quinto giorno 250 grammi di solo latte (contenuto di lattosio 12 grammi).

Tenete anche presente che le prove non devono necessariamente essere fatte un giorno dopo l’altro, ma possono anche essere intervallate di alcuni giorni (al limite anche una volta alla settimana, o quando avete modo di rimanere in casa per eventuali… inconvenienti!).

Ecco riassunti i risultati del test

1. Positività alla prova del primo giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è inferiore a 2,4 grammi.
Intolleranza elevata.
2. Positività alla prova del secondo giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 2,4 grammi ma inferiore a 4,8 grammi.
Intolleranza medio-alta.
3. Positività alla prova del terzo giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 4,6 grammi ma inferiore a 7 grammi.
Intolleranza media.
4. Positività alla prova del quarto giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 7 grammi ma inferiore a 9,6 grammi.
Intolleranza medio-bassa.
5. Positività alla prova del quinto giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 9,6 grammi ma inferiore ai 12 grammi.
Intolleranza lieve.
6. Negatività alla prova del quinto giorno.
Non esiste intolleranza oppure l’intolleranza è molto lieve e la quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 12 grammi.

Post scriptum

Se la positività si registra al primo giorno, non si può escludere che il test sia falsato dall’emotività della persona.
In tal caso, sarebbe opportuno fare un test cosiddetto in cieco singolo, in cui la persona non sa quello che ingerisce, o meglio ancora quello in doppio cieco in cui nemmeno il medico sa quello che somministra alla persona. Questi test però si possono eseguire soltanto in un centro medico specializzato.

Tra qualche giorno vi darò le diete per i diversi gradi di intolleranza al lattosio, compresi gli alimenti a base di latte permessi. Non disperino coloro che hanno un’intolleranza di grado elevato. Anche loro possono consumare alcuni prodotti a base di latte. Vi prego di pazientare, nel frattempo fatevi il test di autodiagnosi se lo ritenete necessario.